Follie giustizialiste. Il caso De Luca e le liste di proscrizione.

Categoria: Giustizia

Ennesimo cortocircuito. Com’era previsto e prevedibile la magistratura e il suo seguito giustizialista intervengono alla vigilia delle elezioni con puntualità cronometrica

di Redazione | 27 Maggio 2015 ore 13:45 Foglio

Com’era previsto e prevedibile la magistratura e il suo seguito giustizialista intervengono alla vigilia delle elezioni con puntualità cronometrica. La Cassazione rende nota una sentenza, adottata in tempi eccezionalmente rapidi, che rende ineleggibile il candidato democratico in Campania Vincenzo De Luca. Nel merito, la decisione di evitare che i Tribunali amministrativi possano interpretare le leggi e le sentenze appare abbastanza ragionevole, ma la tempistica resta sospetta. De Luca può essere criticato per varie ragioni, dall’arco eccessivamente ampio e contraddittorio delle liste che lo sostengono, alla contrapposizione di una generica volontà di “fare”, all’esperienza tutto sommato positiva dell’amministrazione uscente. Ma il verdetto spetta alla sovranità popolare, e azioni giudiziarie che tendenzialmente la possono influenzare appaiono inopportune, specialmente se adottate in tutta fretta alla vigilia del voto.

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Anche peggio fa la commissione parlamentare Antimafia, presieduta dell’ineffabile Rosy Bindi, che pretende di pubblicare liste di proscrizione dei candidati in base a principi più che discutibili. Nel codice penale è prevista la pena che esclude dal poter concorrere a cariche pubbliche e la legge Severino ha ulteriormente inseverito questi vincoli. Quindi chi ha potuto candidarsi non rientra nel novero degli “impresentabili” secondo la legge, che dovrebbe regolare uno Stato di diritto. Mettere alla gogna persone che non hanno subito condanne definitive, persino chi è stato già assolto anche se le procure hanno contestato il verdetto appellandosi, è un atto di arbitrio, che esprime la volontà di limitare e condizionale le libertà politiche a vantaggio di oligarchie giudiziarie o giustizialistiche, e questo è proprio insopportabile.

 

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