Le verità violate nella sentenza Abu Omar

Categoria: Giustizia

Non è la magistratura a dover decidere come si difende un paese

di Redazione | 23 Febbraio 2016 ore 16:04 Foglio

Sul più importante scontro italiano tra magistratura, esecutivo e servizi segreti della “war on terror” arriva la decisione della Corte europea dei diritti umani (Cedu). L’Italia è stata condannata per il rapimento e la detenzione dell’ex imam di Milano Abu Omar, che si era rivolto alla Corte di Strasburgo sostenendo che le autorità italiane, coinvolte nella sua “rendition” da parte della Cia, ne avessero violato i diritti. Quello a non essere sottoposto a tortura e maltrattamenti, che invece l’imam avrebbe subìto durante la detenzione in Egitto, e quello al “rispetto della vita familiare”. La Cedu ha stabilito anche che l’Italia ha applicato il segreto di Stato in modo improprio e tale da assicurare che i responsabili per l’operazione “non dovessero rispondere delle loro azioni”. Quante verità calpestate in una sola sentenza. Quanto appare come un sequestro di persona in spregio alla legge è stata una legittima operazione di intelligence e di polizia internazionale fuori dagli schemi legali consueti, ma trasformata in un crimine da punire in forma delegittimante e con particolare accanimento. Il limite, sottile e grigio, fra legale e illegale è affidato unicamente alla responsabilità dell’esecutivo e non a magistrati, che fra l’altro in passato hanno scarcerato numerosi altri imam in quanto “resistenti”.

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Per questo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha graziato Robert Seldon Lady, il capo della cellula della Cia che rapì Abu Omar. Inoltre, se in Italia la stampa mainstream sul caso Abu Omar ha fatto e fa campagne ossessive contro i servizi e il segreto di stato, in America e in Inghilterra e in Israele la stessa stampa negozia con la Casa Bianca, Downing Street e l’esecutivo israeliano la libertà di pubblicare (a volte pubblicano, a volte no). La verità è che, prima l’Italia, e adesso la Ue, non sono riuscite a proteggere una speciale operazione antiterrorismo compiuta insieme agli alleati americani. E’ facile oggi dimenticare, anzi non dovrebbe esserlo dopo il 13 novembre parigino, che la minaccia terroristica è reale e concreta. Non possiamo lasciare alla magistratura, italiana o europea, il compito di decidere che cosa si debba fare per evitare che il paese e i suoi cittadini saltino per aria

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