Guardare i cartelli del nuovo Tg4 di Cecchi Paone e capire qualcosa di più sull’elettorato di Forza Italia

Categoria: Italia

Non ci si vergogna mai a dire di non seguire il Tg4, ché il target è troppo pop, invece si dovrebbe, perché il target è più vicino al vero di quel che si creda. Non solo la trovata dei cartelli in sovraimpressione: perché è l’esperimento di informazione televisiva più didascalico mai provato

di Maurizio Crippa | 27 Aprile 2016 ore 06:15 Foglio

La cosa è andata così, non mi vergogno a dirlo. Un pomeriggio ero da mia mamma e lei stava vedendo un giallo vecchia maniera su Rete4. Poi alle 19 è partito il tg, il nuovo Tg4 di Alessandro Cecchi Paone, e io sono stato catturato come dagli occhi del basilisco, e non volevo crederci ma non potevo smettere di guardare. Così, con qualche settimana di ritardo (ha debuttato il 4 aprile), l’ho scoperto.

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Non ci si vergogna mai a dire di non seguire il Tg4, ché il target è troppo pop, invece si dovrebbe, perché il target è più vicino al vero di quel che si creda. Poi c’è l’alibi che sappiamo già tutto: l’idea è personalizzare l’informazione, insomma un restyling di Emilio Fede o di Mentana, e Cecchi Paone stesso s’è premurato di spiegare che “sarà una Macchina del tempo dell’informazione… posso garantire che sono ritenuto affidabile e credibile”. Cordiale come uno zio: “Intanto buon 25 aprile a tutti, la Festa della liberazione”. Non volevo crederci perché è una cosa che non s’è mai vista, è l’esperimento di informazione televisiva più didascalico mai provato. Molto s’è commentato perché alla prima puntata c’era un mappamondo sulla scrivania, poi è sparito. E’ un balzo in avanti rispetto al fedismo, o un salto all’indietro verso il maestro Manzi del telegiornale.

Per spiegarlo ci vorrebbe un cartello: COME FUNZIONA IL TG4 Di CECCHI PAONE. Perché il fatto è che ci sono i cartelli. E sono la chiave ideologica e comunicativa. Cartelli neri a tutto schermo, a tutto maiuscolo. Tipo: CHI E’ PIERCAMILLO DAVIGO? Segue voce fuori campo con la risposta: “E’ un magistrato, ex del pool di Mani pulite, ecc”. E’ già entrato nella storia della tv quest’altro cartello: “OFFSHORE. Letteralmente: lontano dalla costa”. Le elezioni in Austria spiegate dai cartelli le capirebbe anche uno scafista del Mali: “COME SONO FINITE LE ELEZIONI IN AUSTRIA?” (risposta). “CHI E’ IL CANDIDATO DELL’ESTREMA DESTRA?” (risposta). “CHE COSA SUCCEDE ORA?” (risposta). Ma fatti bene, con i vidiwall, come su Sky. Insomma l’invenzione del tg a prova di cretino. Geniale. Ma ci si dovrebbe vergognare anche di pensare che sia tutto qui. C’è molto di più. Ma serve un secondo cartello: “PERCHE’ IL PUBBLICO DEL TG4 è L’ELETTORATO DEL CAV.”. Questo pubblico pettinato per vent’anni nel culto personalistico di Fede (uh, se l’ha presa male: “Sono molto preoccupato per il pubblico delle famiglie, le mie vecchiette, quelli che credono alla famiglia tradizionale”) e per traslato di Berlusconi sappiamo già com’è: è il più vecchio di tutte le reti generaliste, è femminile non metropolitano (non dite “di Voghera” o mi ammazzo, mia mamma è di Monza). E allora? Vuoi buttarlo via? Del resto, rispecchia l’Italia demografica e sociale più dei tuìt di Filippo Sensi. E, soprattutto, è una parte importante dell’elettorato di Forza Italia.

Per capirlo non c’è nemmeno bisogno di aver visto i cartelli con cui Cecchi Paone ha squadernato la lettera del Cav. al Giornale: “UN MOVIMENTO LIBERALE CATTOLICO RIFORMATORE. NOI NON SIAMO LA DESTRA MA UN PARTITO MODERATO”. Ora, si potrà dire che è un elettorato residuale, che il popolino di provincia va verso Grillo, che l’erede è Renzi e persino che Bertolaso sarebbe un sindaco affidabile. Ma se volete capire a cosa assomiglia oggi uno zoccolo duro di Forza Italia, beh, c’è il Tg4 delle 19.

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