Sanità, risparmi e immigrati: così le coop speculano su di noi

Categoria: Italia

In un libro l'intreccio perverso tra partito (Pd), impresa (coop), Stato e magistratura. Un sistema (marcio) che frutta miliardi e che non è soggetto alle leggi

Sergio Rame - Gio, 28/04/2016 - 08:45 Il Giornale

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Un mucchio di soldi. Davvero un mucchio di soldi. È quello dell'impero economico delle cooperative.

Un fatturato da 151 miliardi, circa l'8% del pil del Paese. Un impero che si muove al di fuori delle regole della concorrenza grazie alle leggi che permettono loro di pagare le tasse su una percentuale ridotta dei ricavi. E così i gangli delle coop si estendono ovunque. Dall'intermediazione della manodopera alla sanità, fino al risparmio. Per non parlare del business dell'immigrazione. Perché, per dirla con le parole del fondatore della coop 29 giugno, Salvatore Buzzi, "il traffico di droga rende di meno" degli immigrati.

Coop Connection, il libro inchiesta di Antonio Amorosi (Chiare Lettere, 16,90 euro), ha il merito di scoperchiare il sistema (marcio) delle cooperative. Un sistema che, come dimostrano le inchieste su Expo, Mose, Tav e Mafia Capitale, si basa sulla commistione tra un partito (il Pd), un impresa (la cooperativa in questione), lo Stato che garantisce posti nei consigli comunali e regionali e nelle partecipate e la magistratura. "Quello che non si è mai capito è come sono cambiate le cose oggi - spiega un ex dirigente della Gdo e delle assicurazioni - prima i partiti erano dentro le imprese, loro nominavano i capi delle coop. Ma dopo la caduta dei regimi comunisti i miei diretti superiori sono diventati intoccabili. Oggi siamo noi delle coop che meniamo le danze e decidiamo chi fa carriera nel partito". E precisa: "Diamo un tozzo di pane a chi si candida, sono un po' di disperati, gli bastano quattro briciole. Però siamo noi che muoviamo le pedine... Ho scelto tanti anni fa la coop perché permette di fare tutto quello che vuoi, essendo un santo agli occhi degli altri".

Il sistema è semplice e passa attraverso i finanziamenti delle campagne elettorale. Ovviamente i partiti che ne beneficiano sono stati sempre gli stessi: Pci, Ds e ora Pd. Dal 2000 al 2015, secondo l'inchiesta di Amorosi, sarebbero stati versati 3,2 milioni di euro. Ma questo è solo l'importo dichiarato alla Camera. Dietro c'è molto di più. Basti pensare a quanto emerso dall'inchiesta Mafia Capitale. La Cpl Concordia, che in campagna elettorale ha finanziato anche politici come Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, avrebbe donato appena 100mila euro in quindici anni. Peccato che, secondo gli inquirenti, avrebbe versato una maxi tangente da 330mila euro nel marzo del 2015 e che nelk libro nero di Buzzi siano annotate mazzette che variano dai 2.000 ai 2.500 euro. Accanto alle somme versate ai partiti, poi, ci sono quelli dati alle fondazioni. "Il politico - spiega Amorosi - 'beve' dalla sua fondazione. Io che ricevo i soldi per realizzare un'opera gonfio il preventivo più che posso, visto che mi pagherai a 'babbo morto'. Lavoro con i soldi delle banche che, sposto a te che sposti a un altro che sposta a un altro che non sa neanche come mi chiamo. È tutto irrintracciabile. Il magistrato cosa può fare?". Nulla. E molto spesso chiude pure un occhio.

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