La sola cosa importante è che non si parli mai di islamismo

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Certa fetta di opinione pubblica italiana, generalmente a sinistra, ha  la necessità di escludere dalle stragi il movente del radicalismo islamico

 di Goffredo Pistelli Italia Oggi 16.6.2016

Orlando come San Bernardino. Ben oltre e ben al di là la normale cautela e la dovuta misura, scatta in una certa fetta di opinione pubblica italiana, generalmente a sinistra, la necessità di escludere dalle stragi il movente del radicalismo islamico. Per Omar Mateen, americano d'origine afghana, s'è ripetuto lo stesso copione di Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik, giovani coniugi statunitensi d'origine pachistana. In entrambi i casi, cioè, è immediatamente scattata la corsa alla minimizzazione. Se per lo sparatore di Orlando s'era ritenuto risibile il riferimento alla storia familiare, con un padre notorio supporter dei Talebani, o l'attenzione dell'Fbi come possibile sostenitore dell'Isis, né si era dato peso alla rivendicazione pro Califfato della strage, fatta in diretta, per la coppia che colpì in dicembre in California si è immediatamente accantonata la pista del fanatismo religioso, malgrado l'inneggiare di lui al Califfo su Facebook.

Appena, cioè, la matrice musulmana si è profilata sulle due carneficine, ecco scattare il riflesso condizionato: l'esclusione ferma del movente islamista. Si corre a minimizzare le appartenenze radicali e i percorsi ideologici degli attentatori e si introduce il tema della mitomania, dell'emulazione e dell'isolamento, sottolineando che killer e vittime hanno la medesima nazionalità. Non solo, scatta la corsa a individuare possibili moventi «altri»: l'omofobia per Orlando e, per entrambe le stragi, la facilità di procurarsi armi da guerra.

In questo, i minimizzatori italiani sono autorevolmente accompagnati da Barack Obama che, come gli ha rinfacciato l'ormai certo candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, «rifiuta persino di pronunciare le parole “radicalismo islamico”». Obama vede nella crescente recrudescenza del terrorismo islamista la sconfitta della sua politica di disinvolto sostegno alle primavere arabe, nell'illusione del loro carattere democratico, e di disimpegno nella lotta al Califfato. Meglio allora far risalire stragi efferate appunto alla libera circolazione di pistole e fucili, anche con la benedizione di Papa Bergoglio per il quale il terrorismo esiste «per colpa dei mercanti d'armi».

I minimizzatori nostrani, almeno, sono mossi dalla visione ottimistica: l'Islam religioso moderato, specialmente in Occidente, avrebbe gli anticorpi per neutralizzare quello politico ed estremista, dunque meglio depurare da riferimenti confessionali almeno quegli episodi, come quelli americani o il recente omicidio parigino di una coppia di poliziotti, non militarmente riconducibili a Isis. Basterà?

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