Sul voto moderato, Bossi contro Salvini

Categoria: Italia

Non si può sostenere che giovi al centro-destra la polemica fieramente avviata da Matteo Salvini contro la ricerca del voto moderato e per una collocazione rigorosamente a destra

 di Marco Bertoncini ItaliaOggi 22.6.2016

Non si può sostenere che giovi al centro-destra la polemica fieramente avviata da Matteo Salvini contro la ricerca del voto moderato e per una collocazione rigorosamente a destra. Non giova nemmeno alla Lega: come ha sempre saputo e ricordato Umberto Bossi, il Carroccio ha potuto realizzare qualche punto del suo programma soltanto in coalizione con Silvio Berlusconi. Quando si presentava da sola, la Lega otteneva voti magari abbondanti, ma improduttivi, perché non inseriti in un discorso di alleanze politiche: alleanze che potevano perdere ma che, in ogni modo, ambivano a governare.

Salvini ritiene, o fa mostra di ritenere, che un centro-destra alla Le Pen possa vincere. Per carità: in politica, come nella vita, tutto può succedere, e le previsioni degli analisti, come i suggerimenti dei commentatori, possono rivelarsi fallimentari nel volgere di pochi mesi se non di pochi giorni. Tuttavia, riesce difficile prevedere che una chiusura al centro riesca a portare la vittoria. È vero che milioni di ex votanti per il centro-destra non si recano alle urne oppure, in minori percentuali, fanno una croce sul contrassegno pentastellato. È altrettanto vero che può apparire difficile vincere la concorrenza, insieme, dei cinque stelle e del non voto, stando su posizioni moderate.

Tuttavia la soluzione del problema sta nel realizzare quanto riuscì a Berlusconi: tenere insieme destra e centro, predicare una rivoluzione liberale mai attuata, federare partiti distanti. Questo, fin dal primo e traballante governo, nel '94. Non si tratta, quindi, né di mettere la museruola a Salvini, né di prendere a calci i centristi. Il problema è come tenerli uniti. Altrimenti, i numeri sono impietosi: o vincerebbe il Pd o vincerebbe il M5s.