La difficile ricostruzione della destra italiana

Categoria: Italia

A Milano il clan di Paternò è in declino. E a Roma le nuove leve scarseggiano. Spunta l'idea di un congresso targato Fdi a ottobre. Ma il futuro è complicato.

24 Luglio 2016, Lettera43

Destra in movimento dopo la débâcle alle Amministrative di Fratelli d'Italia, non solo a Milano (per la prima volta nella storia non c'è un consigliere a palazzo Marino), ma pure a Roma, dove la leader Giorgia Meloni sta cercando di riorganizzare la truppe.

In questi giorni si parla di un congresso aperto a tutta l'area di destra, anche a Francesco Storace e Gianni Alemanno, da organizzare a ottobre nella Capitale con l'intellettuale e giornalista Marcello Veneziani a fare da garante.

L'obiettivo? Mandare in pensione i vecchi colonnelli e puntare sui giovani.

UNA FEDERAZIONE CON SALVINI. Poi, a gennaio, c'è l'idea di proporre una federazione o un coordinamento stabile con la Lega Nord di Matteo Salvini.

Molto dipenderà dall'esito del referendum e, soprattutto, se ci saranno o meno modifiche alla legge elettorale.

E se nel frattempo finirà in arresto per un'inchiesta di Reggio Calabria l'ex senatore di Alleanza Nazionale Domenico Kappler, che aveva fatto campagna elettorale per la Meloni.

Ma è Milano, dove ha vinto il candidato di centrosinistra Giuseppe Sala, a riservare maggiori problemi agli eredi di An e Msi.

IL CROLLO DEL CLAN DI PATERNÒ. Sotto la Madonnina, si sta assistendo al crollo del trentennale dominio politico del gruppo di potere che ruotava intorno ai parenti e compaesani siciliani di Ignazio La Russa (il cosiddetto clan di Paternò, un tempo affiancato dall'immobiliarista Salvatore Ligresti, ndr) e all'alleanza con Riccardo De Corato.

I due colonnelli sono i soli eletti di Fdi in Lombardia, uno alla Camera e l’altro in consiglio regionale, ma è ormai chiaro che concluderanno la loro lunga carriera politica, entrambi, a fine mandato, nel 2018. Volenti o nolenti, come dimostra il mal di pancia della base del partito, a partire dai consiglieri di zona: «Se si ricandidassero, Fdi scenderebbe sotto il 2%, per scomparire definitivamente», afferma sconsolato un esponente dell'area destrorsa.

«OSNATO? COME BRUTO». Nella difficile impresa di riassemblare i cocci, con gli iscritti in subbuglio e i consiglieri comunali della provincia allo sbando, si sono messi insieme, superando antiche e anche recenti polemiche personali e dispute elettorali quelli che, fino a qualche tempo fa, erano considerati i due rampanti della destra milanese: Marco Osnato (genero di Romano La Russa, anche se lui tenta si smarcarsi da questo marchio) e Carlo Fidanza (che alle Comunali ha sostenuto la coppia De Corato-Frassinetti), entrambi ex Fdi, uno capogruppo a Palazzo Marino, l’altro europarlamentare.

«Osnato contro La Russa è come Bruto con Giulio Cesare», dice sarcastico un vecchio dirigente di partito, ormai fuori dai giochi. «La Russa e De Corato non molleranno mai i loro posti, a costo di distruggere tutto, o meglio, quel poco che resta».

TUTTI CONTRO TUTTI. Non usa mezzi termini Roberto Jonghi Lavarini, del circolo Destra per Milano: «Basta indigeribili minestre riscaldate. Bisogna cambiare tutto, serve un grande fronte nazionale, identitario e sovranista, guidato da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Tutto il resto è noia».

Altro giovane destroide milanese è Niccolò Mardegan, cattolico liberale, che vuole invece trasformare la sua lista civica Noi per Milano nel nuovo movimento nazionale Noi per l’Italia, ma non chiude affatto a nuove aggregazioni.

Per Roberto Sforni di Destra Sociale il futuro è in «giovani come Stefano Pavesi», il molto contestato (e altrettanto votato) consigliere di zona della Lega che, allo stesso tempo, è anche militante del gruppo di ultradestra Lealtà e Azione, evoluzione politica di quello che fu il movimento naziskin.

A Roma la novità giovanile è invece rappresentata dai fratelli Zappacosta, un tempo vicini a Silvio Berlusconi, tramite Daniela Santanchè. Insomma, un po' poco.

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