Arturo Artom, un riciclato alla corte dei 5 stelle

Categoria: Italia

Vicino a Casaleggio senior. Collezionista di rovesci aziendali. Zelig della politica: prima con Monti, ora in quota M5s. Chi è Artom, star del party a Porto Cervo.

Arturo Artom, Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo.

di Occhio di lince | 18 Agosto 2016 lettera43

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Ma secondo voi, la vera notizia è che Beppe Grillo fosse a Porto Cervo? No, ci è sempre andato. Anche ostentatamente.

Allora era che fosse a bordo dell’Aldebaran, lo yacht dell’imprenditore della simil-pelle Enrico De Marco? Ma neanche per sogno.

Lui, Beppe, i ricconi li ha sempre frequentati, non è certo la prima volta, e per di più in questo caso era su un misero 42 metri. Suvvia.

Allora la notizia è che il leader del M5s ha bisbocciato con il renziano Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, e con Ernesto Mauri, numero uno della berlusconiana Mondadori? Ma fatemi ridere: Gori è stato sedotto e abbandonato da Renzi, e fa partita a sé ormai da anni, mentre Mauri non è affatto amico di Silvio Berlusconi, come viene descritto, bensì è titolato presso Marina (ma non si parla di amicizia, lei lo tratta da vera padrona) e comunque non è mai stato a suo agio con le elucubrazioni della politica.

Che sia questa allora  la notizia, ovvero la presenza al convivio del finanziere svizzero Sergio Mantegazza (lui sì vero ricco, con lo yacht Lady Marina da 64 metri con elicottero a bordo e ospiti abituali del calibro di Tina Turner)? Ma no, il palazzinaro ticinese, fratello di Geo, non ama mettere becco in politica. Lui non è mica come l’altro straricco di Lugano, Tito Tettamanti, che invece ha sempre avuto ambizioni politiche: è stato membro del Gran consiglio del Canton Ticino e poi del Consiglio di Stato per il Partito popolare democratico, si dichiara liberale di destra («molto più di quel pirla del Berlusca», amava dire ai suoi amici Orazio Bagnasco ed Edgar de Picciotto) e ha persino scritto dei libri di cui si vanta del suo patrimonio billionario.

Ma no, probabilmente il povero Grillo non sapeva neanche chi fosse quel Mantegazza, di cui invece sa tutto l’avvocato ticinese Lucio Velo.

LA VERA GUEST STAR? ARTURO ARTOM.Vi arrendete? Vabbè, ve lo rivela il vostro Occhio di Lince chi era la vera guest star di quel convivio che le solite malelingue dal riflesso condizionato hanno definito da «Prima Repubblica»: Arturo Artom.

Sì, proprio lui, l’imprenditore con così tanti rovesci aziendali da poter stare nel guiness dei primati. Ma sì, dai, quello che ha fatto piangere la scrittrice Antonella Boralevi (sua ex, lasciata e, lei dice, spennata) e che l’ottimo Malcom Pagani in un articolo del giugno 2012 sul Fatto Quotidiano definiva «il nuovo conte Max».

Sì, quello che si è inventato Rinascimento italiano, pomposo nome di un presunto partito, e poi non contento in un momento di modestia ha partorito il Forum della meritocrazia che a sua volta ha generato la 'Giornata del merito' e la 'Notte dei talenti'. E che, infine, ha soffiato all’imprenditore trevigiano Massimo Colomban la paternità di Confapri, il cui sottotitolo recita modestamente (sic) e sinteticamente (arisic) «conferenza permanente di esperti delle attività produttive italiane per un rinascimento italiano».

Ebbene, quel personaggioche la bella e simpatica Januaria Piromallo (una che, dalla sua magione di Gstaad, ha la vista lunga e se ne intende) ha iscritto nella speciale classifica degli “scrocco-chic”, quelli a cui magicamente non manca mai l’invito giusto, e che il ruvido Giorgio Meletti (sempre per il Fatto) ha definito «un maestro, abile a far credere chissà che cosa giocando su pause e malintesi», proprio quell’Arturo lì, è culo e camicia con i grillini ed è dunque lui, instancabile nel fare cose inutili, ad aver messo insieme tutta quella bella compagnia di svacanzieri in Costa Smeralda. E ad aver dato la notizia a quel raccoglitore di spifferi e soffiate per conto di Roberto D’Agostino che si chiama Alberto Dandolo, che subito l’ha lanciata su Dagospia.

GRANDE AMICO DI CASALEGGIO SENIOR.E già, perché Artom era diventato amico nientemeno che di Gianroberto Casaleggio, il vero padrone della baracca pentastellata. Vi ricordate quando il cappelluto guru degli ortotteri faceva incontri con dei non meglio precisati imprenditori? Ebbene, era Artom a combinarli.

E quella lenza di Casaleggio (pace all’anima sua) ci era cascato con le mani e con i piedi – nonostante fosse notorio che nel 2012 Arturo 'Zelig' si dichiarasse montiano e sparasse a zero su Grillo – fino al punto che una mattina eccoti spuntare su La7, a Omnibus, l’Artom Arturo indicato in quota 5 stelle. Sì, proprio loro, quelli che si spacciano per paladini del rinnovamento totale.

Anche l’austera agenzia Reuters, un bel giorno, si beve che Artom, come riporta Meletti, sia «senior advisor» del colosso della consulenza Accenture, che invece lo ha messo alla porta dopo aver fatto la sesquipedale cavolata di avergliele aperte, le porte.

Ma ora il Casaleggio che comanda si chiama Davide, il figlio di Gianroberto, direte voi. Già, ma intanto lui, l’ineffabile Arturo, a Grillo era arrivato, e non ha più mollato la presa. E poco importa se nel frattempo si era inventato di lanciare la candidatura al Quirinale di Giorgio Armani e Santo Versace nella loro qualità di ambasciatori del made in Italy («la mia è una provocazione», chiosava).

A Grillo, che alla fine è un provincialone di bocca buona, sta bene così.

In fondo sull’Aldebaran, chez De Marco, si è mangiato bene. E pazienza (per gli altri) se dopo la Raggi i pentastellati ci regalano anche l’Artom.

(*) Con questo “nome de plume” scrive su Lettera43.it un protagonista e osservatore delle più importanti partite del potere politico ed economico-finanziario italiano

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Fiorfiore. Ma anche Colomban a Treviso ha cercato di salire sulla barca grillina con convegni vari. Poi è sparito. Capace  sul piano industriale scarso se non negativo su quello politico.