Il doppio piano del governo sui migranti

Categoria: Italia

Il ministro Orlando propone di abolire la possibilità di ricorso per le richieste di asilo e snellire le procedure dei rimpatri. II capo del dipartimento Immigrazione, Morcone, rilancia l'idea di impiegare i migranti nei lavori socialmente utili ( mai d’accordo noi italiani e complicati ndr Opact)

Migranti soccorsi nelle acque internazionali tra Malta e Libia (foto LaPresse)

di Redazione | 18 Agosto 2016 ore 11:06 Foglio

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Coinvolgere "nel lavoro i migranti che sono legittimamente sul nostro suolo: i rifugiati o chi ha già presentato la richiesta d'asilo". A lanciare la proposta, in un'intervista al Corriere della Sera, è il capo del dipartimento Immigrazione del ministero dell'Interno, Mario Morcone. Dopo le polemiche suscitate dall’arrivo di cinquanta rifugiati a Capalbio e il successivo ricorso presentato al Tar da due associazioni di cittadini, arriva la controproposta del governo: “Ci sono settori che hanno bisogno: l'agricoltura, le costruzioni, l'assistenza agli anziani. Alcuni sindaci hanno già attivato progetti di volontariato che vedono i migranti protagonisti. È ora di fare un passo in avanti".

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“Nessun obbligo", precisa Morcone, ma piuttosto un meccanismo a premi: "Chi mostra buona volontà e capacità di inserirsi nel nostro contesto sociale potrebbe ottenere un'attenzione diversa nell'accoglienza". "C'è il permesso umanitario che attualmente viene dato per motivi di vulnerabilità ai bambini e ai malati. Potremmo usarlo in questo senso. Dopo un anno la verifica servirebbe da incentivo a comportamenti virtuosi". E sullo stipendio aggiunge: "Non penso a una paga con tariffe nazionali ma a una retribuzione che potrebbe essere ridotta: la decurtazione servirebbe per recuperare i costi dell'accoglienza". Ma la "precedenza è da dare agli italiani", precisa il ministro dell'interno Angelino Alfano - intervistato da Rtl – nell’appoggiare la proposta di Morcone.

Sulla questione dell'immigrazione il governo ha al vaglio anche un decreto legge per riformare le procedure giudiziarie sul diritto di asilo. A spiegare il piano, nei giorni scorsi davanti al Comitato parlamentare che si occupa delle procedure in materia di protezione internazionale, è stato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

Attualmente una richiesta d’asilo attende non meno di 24 mesi: la prima metà solo per istruire la pratica e ottenere risposta dalla commissione territoriale competente. Passa poi almeno un anno tra il primo e il secondo grado di giudizio, visto che quasi sempre i migranti presentano ricorso contro una decisione sfavorevole. Gli ultimi dati del ministero dicono che nel 2016 a essere rigettate sono state circa il 60 per cento delle domande di protezione presentate. “Durante i primi cinque mesi del 2016 nei tribunali sono stati iscritti 15 mila ricorsi in materia, con circa 3.500 nuovi ricorsi al mese”. In questi primi mesi dell’anno soltanto 985 casi sono andati a sentenza e "con una bassissima percentuale di accoglimenti totali". La proposta dell’esecutivo quindi di “sospendere l'appello contro la decisione del tribunale": dopo il rifiuto, il giudice si esprimerà una volta sola e in caso di diniego il migrante sarà espulso più velocemente. Inoltre l'interrogatorio del richiedente asilo sarà sostituito "con un procedimento camerale, di regola senza udienza”, tranne in casi speciali. D'accordo con il Csm è poi stato già aumentato il numero di magistrati ad hoc nelle sedi più gravate, Napoli e Milano in testa, seguite da Roma e Venezia.

Categoria Italia

venzan • un'ora fa

Farli lavorare, che non c'è lavoro nemmeno per noi, vuol dire tenerli, mantenerli e subirli per tutta la loro vita, e anche la loro prole.

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silvano de lazzari • 3 ore fa

Un interessante, come sempre del resto, servizio di Report di pochi mesi fa mostrava ciò che avviene in paesi civili della nostra Europa: gli immigrati vengono tutti fotoidentificati, con procedure più veloci delle nostre vengono separati i migranti economici dai richiedenti l'asilo; questi ultimi sono presi in carico dalle strutture dello stato dove vengono istruiti sulla civiltà e cultura del paese che li ospita, facendo loro studiare la lingua, facendo loro frequentare corsi professionali, impiegandoli in lavori socialmente utili, come la preparazione dei pasti per la loro comunità, la pulizia degli ambienti che li ospitano ecc. ecc.

Insomma, queste persone sono occupate per l'intera giornata, dunque non c'è tempo per bighellonare senza scopo.

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massimo costantini • 4 ore fa

Migranti: lavori socialmente utili? A qualcuno non bastano "lavoratori socialusefull e

disoccupati organizzati" di Napoli e dintorni dovunque. Ma è così difficile fare un (1 solo) programma di inserimento: dalla lingua-principi di socializzazione italiana-valutazione

scolarità/inserimento; analogo per tutto il territorio nazionale? Ma come facciamo a gestire l'integrazione se non riusciamo neanche a farne 1 (1 solo) di gestione/valutazione/necessità? Siamo pieni di: mediatori sociali, enti di Carità, Ong, Omg, gente ONU navi in mare, medici senza frontiere, prefetti, inprovvisatori, preti, preti di strada,salvagente, radical sciccosi, yes

but not in my garden, giornalisti da talk, e chi più ne ha più ne metta molto bene: e alla fine

"lavori socialmente utili? Magari a Capalbio? Così tanto per evitare il bighellonaggio.

Ancora non si è capito che l'emergenza non si gestisce con l'emergenza o le cure palliative.

Poi, continuando così, i nodi vengono tutti al pettine e in forme imprevedibili.

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