Le province abolite sono più vive che mai

Categoria: Italia

con l'eliminazione completa verrà rispedita a casa un'intera fetta di classe dirigente che gli italiani conoscono bene

 di Franco Adriano, ItaliaOggi 27.8.2016

Vero è che ne è stata celebrata pomposamente l'eliminazione nel 2014, quando invece saranno cancellate dalla Costituzione soltanto con il referendum sulle riforme che si svolgerà in autunno. Atto necessario per abrogarle definitivamente sempre posto che vinca il «Sì». Ma perché accanirsi tanto sui media contro ciò che rimane delle povere Province italiane, nonché le sostitutive (in alcuni casi) Città metropolitane, nel momento in cui sono impegnate a eleggere i propri rappresentanti di organi di secondo livello, senza peraltro scomodare nelle urne i comuni cittadini elettori?

Appare chiaro che si tratta del tentativo di dimostrare che le Province sono state abolite - per finta - proprio come avverrà per il Senato della repubblica con la riforma Boschi. Tuttavia, se la tempistica favorisce questa polemica, perché le elezioni fra i sindaci durerà per tutta la campagna elettorale del referendum: proprio in prossimità dell'appuntamento si voterà per esempio a Roma e Torino, questo argomento, che sembra essere fatto apposta per il «No», dimostra di avere il fiato corto.

Non c'è dubbio, infatti, che con il ridimensionamento delle Province e un domani con l'eliminazione completa verrà rispedita a casa un'intera fetta di classe dirigente che gli italiani conoscono bene. Fatta per tanti anni di onestissimi servitori dello Stato, che sì svolgevano funzioni pleonastiche che potevano benissimo essere affrontate in un'azione di coordinamento fra i sindaci di un territorio, ma che, in fondo, non infastidivano con le loro innocue azioni di propaganda e gli immancabili tagli dei nastri alle fiere di paese.

Piuttosto, è con l'avvento della crisi dei grandi partiti che, attraverso le partecipazioni societarie provinciali, era giunta una pletora di personaggi capaci di percorrere a grandi balzi i gradini del potere in porti, aeroporti, banche, società di ogni tipo; su su fino a raggiungere in alcuni casi i massimi vertici. Ormai sganciati da qualsiasi logica di mediazione partitica, valsa per decenni anche come controllo, e forti soltanto di una impreparazione abissale, quando non di loschi interessi che avrebbero portato a frutti velenosi. Già soltanto questo basterebbe per affermare che le riforme, per quanto incompiute, non sono mai un bluff, ma semmai devono essere incoraggiate.

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