Destra e sinistra sono morte sulle barricate contro i profughi

Categoria: Italia

Col caso delle proteste contro i migranti a Gorio siamo al paradosso: la sinistra ha dimenticato il concetto di solidarietà e ha finito per giustificare le barricate, la destra ha perso qualsiasi senso istituzionale

di Flavia Perina 27 Ottobre 2016 - 08:10Linkiesta

Lo hanno raccontato come un paesino stremato dalla crisi, simbolo di un’Italia piccola, spaventata e depressa, che teme lo straniero perché ha paura di tutto e si tiene stretta anche le briciole – le briciole concesse a 12 donne africane e ai loro 8 bambini – perché non sa se domani avrà ancora pane a tavola.

Ne ha parlato con comprensione Matteo Renzi, raccontando le barricate di Goro e di Gorino contro un manipolo di rifugiati come “una vicenda molto difficile da giudicare” perché “parte della popolazione è molto stanca e preoccupata”. Ne ha scritto Ezio Mauro, su Repubblica, in un bel pezzo che invita al rispetto “dell’indigeno italiano” e della sua “solitudine”. Ne ha scritto il Corriere, raccontandoci di quel bar e di quella farmacia sperduti nella nebbia, delle facce dei pescatori, la paura, la rabbia, e per una volta la politica di destra e di sinistra, così come il giornalismo di destra e di sinistra, si sono trovati d’accordo: quelli di Goro e Gorino vanno capiti, rispettati, e bene ha fatto lo Stato a cedere ai rivoltosi e revocare ogni decisione anziché mandare i carabinieri a imporre l’osservanza delle decisioni del prefetto.

Dietro le cartoline da libro Cuore stampate per giustificare la resa, però, forse la realtà non è esattamente quella. Poiché il manipolo di pescatori di Goro non è l’ultimo folkloristico residuo di un’Italia in via d’estinzione, ma una macchina da guerra della pesca e del commercio di mitili, terza flotta peschereccia italiana dopo Venezia e Civitavecchia, con oltre duemila addetti suddivisi in tre consorzi: il più grande, il Copego, lo scorso anno ha fatturato 42 milioni di euro, ha 600 soci e oltre cento tra impiegati e addetti impegnati in produzione. Le sue vongole e cozze e capesante hanno di recente conquistato il mercato spagnolo dove riforniscono il gruppo Mercadona, 1356 punti vendita in tutto il Paese. Goro gestisce quasi duemila ettari di parco del delta del Po e ne tira fuori mitili a tonnellate e reddito sicuro per tutti, giacché i soldi dei consorzi di pesca (tre, tutti molto floridi) pagano non solo fiere ma anche ristrutturazione di scuole e nidi, tornei sportivi, squadre di arti marziali e persino di racchettoni. Un ecosistema tutt’altro che allo stremo. Insomma: quelli di Goro e Gorino potevano ben permettersi di lasciar cadere qualche briciola in grembo alle povere criste arrivate coi loro bambini in cerca di un po’ di paceIn altri tempi, un’altra sinistra, o forse persino questa di Renzi, ma senza l’incubo referendario, avrebbe agito diversamente e il pullman delle profughe sarebbe arrivato a Gorino comunque, fosse solo per difendere l’idea che le decisioni pubbliche vanno contestate nelle sedi opportune anzichè facendo barricate. In altri tempi, i messaggi di comprensione e accorato invito al rispetto sarebbero stati per quelle dodici disgraziate in autobus e per i loro figli sballottati nella notte senza un perché, mentre la benestante Goro alzava muri per respingerli come un’Ungheria in miniatura.

Ma oggi no. Oggi non si può più. Oggi difendere le prerogative dello Stato e il principio di umanità in vicende di questo tipo è diventato un tabù. Ed è più comodo ribaltare lo storytelling del delta del Po, trasformando un miracolo di zootecnia avanzata in un racconto di palude, piuttosto che dire quel che si dovrebbe dire: cari pescatori, tornatevene a lavorare e vergognatevi, state sputando su donne e bambini, non ve lo lasceremo fare. Queste stupidaggini sul “paesino pulito che rischia di sporcarsi” andatele a raccontare altrove, mica vi abbiamo mandato maiali a fare il bagno tra le vongole.

Così, dopo Capalbio, anche Goro e Gorino diventano simboli di un progressismo in veloce cambio di rotta sui “fondamentali” della solidarietà e dell’accoglienza, metafore di una sinistra senza fraternità e quindi senza sinistra, in modo esattamente simmetrico a quel che avviene a destra, dove da un pezzo si è ripudiato l’antico amore per lo Stato in nome di forconi, ronde et similia. Ed è questa la vera nebbia che ci avvolge, questa la palude, la fanghiglia che dobbiamo guadare, perche in un mondo normale dovrebbe accadere il contrario, e cioè l’incontro fra il solidarismo della sinistra e il senso delle istituzioni della destra per gestire i tempi nuovi senza esserne sopraffatti per insipienza e paura.

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