A chi spetta l’ultima parola

Categoria: Italia

Il Parlamento inglese può ribaltare la decisione sulla Brexit approvata incautamente da un referendum popolare. In Italia un referendum può (e dovrebbe) confermare una riforma fatta dal Parlamento dopo 35 anni

Una riunione dell'House of Commons di Londra

di Giuliano Ferrara | 04 Novembre 2016

COMMENTA 9 |   | 

Un banchiere di Londra, come qui riferito a settembre, non era così convinto che si sarebbe arrivati all’uscita del Regno Unito dalla Ue ex articolo 50 senza il vaglio della Camera dei Comuni.

La stravaganza britannica ha prodotto un referendum consultivo in cui hanno votato per uscire tutte le contee dove non ci sono immigrati e per restare quelle piene di immigrati fino all’orlo, poi ci ha dato il grande spettacolo del dileguarsi dei leader della Brexit o del Leave in uno scenario di dimissioni, pugni e scontri vari anche con non-duellabili (neduelesposobniy: i notoriamente disonesti non sfidabili secondo il codice d’onore russo raccontato da Vladimir Nabokov), infine l’arrivo a Downing Street di una premier tiepida ma del Remain che però è tentata dall’uscita secca, ma all’undicesima ora questa decisione della High Court che rinvia tutto a un Parlamento poco brexiteer. Ci sarà un ricorso, e magari seguiranno altre evoluzioni. La sterlina risale un poco, l’economia per ora va benone. Si è scoperto che l’immenso Boris Johnson era favorevole a restare in Europa subito prima di essere contrario, un po’ come Peter Louis Bersani. Stravaganza.

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Da noi però non è che la stravaganza difetti. Intanto i Boris Johnson, favorevoli all’abolizione del bicameralismo paritario, erano legioni autorevoli subito prima di essere contro (nel fronte del No). Anche la maggioranza del fronte del Sì aveva appena votato No in un referendum sulla suddetta abolizione, perché l’aveva proposta Berlusconi, che voleva un uomo solo al comando in grado di sciogliere le Camere, e ora vuole la proporzionale. Grillo come sempre raccontava e racconta barzellette, ora molto gradite e votate, ma pur sempre barzellette. Il referendum è sub iudice anche a Milano, non solo a Londra. La nostra ordalia è confermativa o abrogativa, ed è obbligante, non consultiva. Ma è anch’essa avvolta da un alone di vaghezza, da un ruolo mistificatorio di molti media che incentivano la paura (la deriva autoritaria, peggio dell’invasione degli immigrati e dei profughi, e con quest’ultima combinata nella propaganda salviniana del No). Stravaganza e cazzeggio, per di più, senza strumenti di misurazione finanziaria perché la lira non c’è da alcuni anni. Convergenze parallele, si direbbe.

Sembra comunque sensato (High Court) che nelle democrazie rappresentative tutti possano dire la loro, all’occorrenza, ma siano poi gli eletti del popolo a prendersi l’ultima parola, in particolare su complessi trattati internazionali o riforme istituzionali che, come la riforma italiana, scritta meglio del Trattato di Lisbona (immagino), non è alla portata di tutte le pazienze. Chi ha una vecchia impostazione razionalistica e realista pensa tutto il male possibile delle moltitudini in movimento, salvo quando delegano ad altri la decisione politica. L’essenza di una democrazia moderna non è nella volontà generale che esce dal guscio del popolo, ma nella delega e nelle istituzioni che, tra pesi e contrappesi, la esercitano. No giacobinismo, no Reich (Dem Deutschen Volke era scritto sul Reichstag, ora Bundestag). Quindi bene se per caso il Regno Unito riesca a uscire dall’impiccio in cui le Midland l’hanno messo e, non si dica a rovesciare, ma a condizionare per il bene della causa, attraverso quella vecchia carcassa di Westminster, la decisione di uscire dalla Ue di cui una solida maggioranza di referendari si è già pentita. Bene se il 4 dicembre, tra il lusco e il brusco, sarà confermata una decisione del Parlamento italiano, Senato della Repubblica encomiabilmente compreso, che si attendeva da trentacinque anni e, in caso di diniego, si dovrà attendere per altri trentacinque anni. Tutto il potere alle Camere quando fanno il contrario di quel che dice il popolo, tutto il potere al popolo se fa quello che suggeriscono le Camere. Non è perfetto?

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Commenti

Maria Pia Banchelli • 4 ore fa

Se il parlamento inglese deve approvare il referendum mi sembra cosa giusta e logica. Qui da noi, come lei dice, è il popolo che deve votare SI o NO ad una proposta di legge già approvata dal parlamento. Però. in questa Italia spaesata ed incauta, la lotta si svolge non sul referendum ma per eliminare Renzi. Ed i suoi più acerrimi nemici sono, naturalmente, i vecchi (mentalmente e non solo) provenienti dal PCI. Dimentichi che per decenni hanno votato qualsiasi cosa voluta dal segretario del partito. Ma questo Bersani non lo sa....E D'Alema si unisce al coro dirigendo da par suo tutti quei morti dentro che, non avendo più futuro, cercano di far morire definitivamente questo paese.

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franco bolsi • 7 ore fa

Che in Inghilterra succedano cose italiche dovrebbe preoccuparla. Noi siamo abituati a referendum disattesi e a ribaltoni. Perfino siamo abituati a presidenti della repubblica custodi della costituzione, smentiti anni dopo dalla corte costituzionale (veda porcellum). L’Italia confonde la democrazia con l’oligarchia, ma lo sappiamo. Pericoloso

che “l’incauta” alta corte britannica s’intrometta. Se il parlamento è eletto

dagli inglesi, a maggioranza, e secondo il loro sistema elettorale, diventa

ridicolo, meglio pericoloso, che si richieda al parlamento non di ratificare ma

di poter ribaltare la decisione degli inglesi. Confido nel buon senso (almeno

quello) del parlamento inglese che voti come la maggioranza degli inglesi ha

decretato. Curioso infine che si plauda alla giustizia inglese se interviene in

un campo minato e ci si stracci le vesti se lo fa, come fa, la magistratura

italiana. Quanto al referendum italiano le cose sono diverse. Il parlamento è obbligato a indire un referendum (pur eletto dal popolo) se la riforma non ha avuto il voto dei due terzi dei deputati e senatori. Non c’è, in questo caso, conflitto fra poteri dello stato come nella vicenda del porcellum. E’ norma. Io che riscriverei la costituzione da capo a piedi manterrei (della serie se fossi un oligarca), questa norma poiché se il parlamento esprime le fazioni in campo, almeno le regole costituzionali siano modificate a maggioranza qualificata. Altrimenti una minoranza anche del quaranta per cento, dipende dalla legge elettorale in uso, potrebbe modificare regole per la maggioranza.

Giusto quindi il referendum.

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Raffaella Conti • 7 ore fa

Mi domando per quale motivo si mantenga il referendum, se ogni risultato è soggetto a ribaltamento. Eliminiamolo e risparmiamo tempo e denaro.

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Malossi Alberto • 7 ore fa

Caro Ferrara con stima mi permetta di dirle che sono questi articoli a far nascere il populismo nel cuore della gente, perchè non se ne può più di avere dei governanti ( pure non eletti ) che decidono la tua vita in peggio.

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Lorenzo Lodigiani • 8 ore fa

Caro Ferrara, ferma restando la mia preferenza per la democrazia rappresentativa, soprattutto quando sono in gioco temi complessi (parlare di oligarchia non ha senso), il referendum inglese era consultivo. Non tocca, quindi, ai partigiani nostrani della Brexit indicare alle istituzioni anglosassoni la strada da seguire. Purtroppo per noi il referendum del 4 dicembre sara' confermativo o abrogativo, un esercizio senza rete.

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Bob 184 • 9 ore fa

Caro Ferrara, il suo peso é chiaramente superiore al mio (e non mi riferisco alla bilancia) e quindi se Lei ritiene che i votanti NO al referendum italiano prossimo venturo sono stravaganti e cazzeggiatori, allora nel mio piccolo mi permetto di asserire che quelli del si sono, nella migliore ipotesi ciechi ed illusi, nella peggiore fautori di una svolta autoritaria patrocinata dai sedicenti "democratici". Certo mi fa specie essere associato ad al-ema, monti di guai, grillo parlante, magari anche berluskhan, ma ragion vuole che una Costituzione sia di tutti, non di quelli di un solo gruppo.

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Mario Mauro • 11 ore fa

Non che Lei non abbia ragione, caro Ferrara, ma considerata l'immensa mole di danni irreparabili che le decisioni di masse sprovvedute o malindottrinate hanno arrecato e arrecano all'Occidente, vogliamo proprio infierire sugli sciagurati che votarono la brexit?

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Alessandra Padrono Martini • 12 ore fa

"decisione sulla Brexit approvata incautamente da un referendum popolare": caro Ferrara, ho capito combattere i populismi, ma questa frase denota una visione oligarchica bella e buona! Chi ha stabilito che la decisione è "incauta"?? L'avvocato italiano che ha gestito il ricorso?? I Severgnini dei club di bond Street?? I burocrati di Brussells??? Ma saranno liberi gli inglesi di decidere oppure , al solito, il voto del popolo vale solo quando risponde ai desiderata degli illuminati??

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Giancarlo Pasini  Alessandra Padrono Martini • 9 ore fa

pigidi

non hai capito: "approvata incautamente" dai liberi inglesi.....