La democrazia non si fa con Twitter

Categoria: Italia

E’ una follia pensare che il problema della stampa sia la stampa. Il punto non è se i giornali ci azzecchino o no. Il punto è l’assetto delle democrazie moderne e il rapporto con la tirannia univoca delle masse che va ben oltre il caso Trump

Giuliano Ferrara 17 Novembre 2016 Foglio

Trump.fake continua a ripetere che Twitter è fantastico, lui personalmente ha 28 milioni di seguaci, followers, e anche dalla Casa Bianca, se del caso e con prudenza, continuerà a servirsene, a cinguettare, oltretutto è un giornale di cui non bisogna pagare i deficit di gestione e consente di esistere al Trump.bully. E va bene. Tutti sappiamo che Twitter (o Facebook) non è un foglio scritto, al massimo (per esprimersi con il nostro caro linguaggio delle élite, un metagiornale) una cosa nuova, diversa, che sta al di là e anche al di qua della stampa scritta tradizionale, la usa, la copia, la diffonde, ci caga sopra mettendola alla pari di scemenze e scie chimiche, dando la parola a tutti senza filtro, la supera dunque e un po’, un po’ tanto, la soffoca abituandoci alla lettura digitale e a uno swing fino a ieri sconosciuto. Ma non si può continuare a pensare, nemmeno per pigrizia, che il problema della stampa è la stampa, l’editoria, il mezzo che è il messaggio. Ricordo sempre Duccio Trombadori, trent’anni fa, che mi diceva irriverente: “Ma chi è questo McLuhan, quello che ha scoperto l’importanza della radio?”. E Paolo Mieli, sciagurato con tendenza ludico-intelligente, che definiva il web all’apparire una pacchianeria alla moda, il “borsello del Ventunesimo secolo”.

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