Petruccioli: "C'è una sinistra che ha paura di governare"

Categoria: Italia

Per l'ex presidente della Rai, un tempo componente della segretria del Pci, Renzi deve affrontare questo problema e stringere un patto con i suoi elettori

di Alessandro Franzi 26 Gennaio 2017 - 11:13linkiesta

Non è la sinistra."C'è una crisi di tutto, è un periodo in cui in tutto il mondo vengono avanti cose nuove", dice Claudio Petruccioli, storico esponente del Pci-Pds-Ds, ex direttore dell'Unita' ed ex presidente della Rai. Ma se c'è un problema che la sinistra in particolare ha, sostiene Petruccioli in questa intervista con Linkiesta.it, e' la paura di una sua parte di andare a governare. Un tabù, che azzoppa il Pd. Ora che si avvicinano le elezioni Politiche, dice, Matteo Renzi ha dunque bisogno di "lanciare una grande sfida esplicita a quello che viene chiamato populismo, ma anche a quella parte di sinistra che non ritiene decisivo l'impegno per il governo". Senza rinunciare al riformismo. E senza cadere nell'errore di questi tre anni di governo: non aver avuto il coraggio di aggredire il parassitismo.

Petruccioli, la Corte Costituzionale si è espressa sulla legge elettorale e le elezioni sembrano avvicinarsi. Ma la sinistra fatica a emergere con un messaggio chiaro.

Con tutti i difetti che se ne vogliono elencare, nel Pd la leadership di Matteo Renzi è stata avvertita come fortemente riformista. Ma dentro il Pd c'è anche altro. C'è chi non condivide questa lettura e chi addirittura pensa che Renzi sia un corpo estraneo. Non è una novità che questo accada e non è nemmeno solo una questione italiana".

Che cosa significa?

Che quelli che hanno fatto parte in passato della sinistra devono fare i conti, oggi, con una scelta che viene prima di tutto: se si dimentica che la politica è finalizzata ad andare al governo, non c'è maggioritario che basti. Renzi è orientato a una proposta di governo, non lo sono invece i Bersani, gli Speranza e compagnia, che gli sono ostili".

E' questo che può azzoppare il Pd nell'avvicinarsi del voto?

Se guardiamo i sondaggi, ci sono in campo fondamentalmente due forze, il Pd e il M5S, perché la terza, il centrodestra, è tutt'altro che unita. Ma c'è una linea di divisione della sinistra in tutta Europa, che molti vogliono replicare anche in Italia. Abbiamo visto che cosa è successo alle primarie francesi. In Gran Bretagna c'è Corbyn, che rappresenta una sinistra che considera il governo una cosa secondaria. Non parliamo poi della Spd tedesca, che da quando c'è stata la scissione della Linke ha potuto aspirare al massimo a fare la grande coalizione con la Merkel. Per essere se stessa, invece, la sinistra deve misurare la sua proposta sul consenso popolare, con l'obiettivo di andare al governo.

Se resta l'impianto della legge elettorale uscito dalla Consulta, per vincere davvero occorre il 40%. Come arriva il Pd a quota 40?

Al 40 è difficile arrivare. Diciamo che cosa si può fare per andare bene.

Il senso è quello.

Bisogna lanciare una grande sfida esplicita a quello che viene chiamato populismo, ma anche a quella parte di sinistra che non ritiene decisivo l'impegno per il governo.

A partire da cosa?

Renzi ha perso il referendum costituzionale per una serie di motivi molto seri, ma la necessità di una riforma resta. Sarebbe quindi un errore pensare che la sinistra riformista vada messa in archivio per mascherarla con un po' di arrabbiatura sociale. Così si fa la fine di Corbyn, di una sinistra che protesta e basta".

Quindi a Renzi che cosa spetta di fare?

Quindi Renzi, o chi per lui, deve cercare di indirizzare la sua proposta politica, senza scimmiottare Grillo. Ma nemmeno Bersani e Speranza, che vorrebbero un Pd che si allea ai 5 Stelle.

Forse sono stati sottovalutati gli argomenti della minoranza Pd...

Può darsi. Ma non è che Renzi avrebbe dovuto lisciarle il pelo. Avrebbe dovuto parlare di più, certo, ma per convincere Bersani e compagnia che stavano sbagliando. Io ero nella segretaria del Pci quando cadde il Muro di Berlino: con la svolta, la sinistra non perse i suoi valori ma è stata troppo timida.

E oggi Renzi con chi deve ricostruire una proposta meno timida?

Con chi? Con gli elettori che gli daranno i voti. Deve costruire una proposta di governo su cui chiedere il consenso degli elettori. Se non raggiungerà il 40%, si vedrà poi in Parlamento che fare. Ma il patto con gli elettori deve essere la base per qualsiasi decisione.

Allargando a sinistra, dove si muove una proposta ispirata dall'ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia?

Con questa domanda, mi fa tornare al discorso di prima. Il povero Pisapia ha detto che vuole impegnarsi proprio per una proposta di governo. E quegli altri che cosa gli hanno risposto? Che si è venduto a Renzi. Per loro, se uno pensa di andare al governo non è di sinistra. È sempre stato così. Solo che una volta vagheggiavano la rivoluzione, adesso lo fanno per difendere il proprio corporativismo.

E da chi Renzi si deve guardare?

Come tutti noi, Renzi deve guardasi da se stesso. Non deve fare soprattuto l'errore di pensare che lui sia stato troppo audace e troppo riformista. Al contrario: è stato troppo poco audace, troppo poco riformista, troppo poco convincente. Se farà questo errore, dovrà continuare a cercare chi lo appoggia, assecondando la frammentazione proporzionalista.

Petruccioli, ma dove si è perso il messaggio della sinistra?

Discorso sbagliato: della sinistra vecchia si è smarrito poco, il problema è che cosa la sinistra non ha ancora trovato.

E che cosa non ha ancora trovato?

Ah, potrei farle diversi esempi. Servono alcuni punti fondamentali di un approccio programmatico innovativo. Le parlo dei giovani. Se facessi il politico, ai giovani direi che stanno nelle condizioni in cui stanno perché ci sono troppi feudi e chiusure. Non solo la famosa 'casta', ma anche gli ordini professionali, le barriere corporative. Quindi serve maggiore apertura, se vogliono avere un futuro. Perché oggi i giovani in Italia sono condannati al parassitismo. Pensiamo al Sud, dove c'è quella grande disoccupazione giovanile ma anche un gran numero di pensioni di invalidità, dei nonni e dei genitori, che permettono ai giovani di campare. Sempre al Sud, il 70% delle famiglie di città sono composte da dipendenti pubblici.

Analisi cruda.

Giustamente bisogna battere la precarietà e lo sfruttamento del lavoro, ma il problema in Italia è che l'idea del lavoro si collega all'idea del posto sicuro, magari nel pubblico impiego. Bisogna diminuire il debito pubblico, sennò sono tutte chiacchiere. E questo è stato uno dei limiti seri dei tre anni di governo Renzi.

@ilbrontolo

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