I magistrati sono intoccabili, parola di Pintor. Oggi come nel 1972

Categoria: Italia

Ripubblichiamo un articolo dell'esponente del Pci apparso sul manifesto dell'11 gennaio 1972, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario dell'epoca. E sembra scritto ieri

 di Redazione 26 Gennaio 2017 alle 11:27  Foglio

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Ripubblichiamo un articolo di Luigi Pintor apparso sul manifesto dell'11 gennaio 1972, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario dell'epoca. Pintor descrive un sistema giudiziario che, anche oltre 40 anni fa, appariva irriformabile per via di una casta sempre cristallizzata in un sistema di potere privilegiato. Che sia stato un quotidiano di sinistra, con la penna di uno scrittore ed esponente del Partito comunista, conferma che la critica all'intoccabilità e all'arbitrio dei giudici non ha colore politico. E sembra valere oggi come allora.

Spesso ossuti e avvizziti,più spesso obesi e flaccidi, col viso marcato dalle nefandezze del loro mestiere, ogni anno ci appaiono vestiti da pagliacci, come non osano neppure gli alti prelati. Chi sono? Sono gli alti magistrati che inaugurano l'anno giudiziario, per dirci che bisogna mettere più gente in galera e tenercela, e quale gente e perché. Leggete altrove l'elenco minuto dei morti ammazzati in una industria di stato in una sola città meridionale. Questi sono omicidi di cui è intessuto il progresso nazionale. Sono delitti di classe, dietro cui c'è lo sfruttamento quotidiano di milioni di uomini ma c'è anche la violazione di innumerevoli leggi. Eppure c'è un uomo che si permette, vestito di ermellino, con un grottesco cappuccio in testa, di infischiarsene totalmente. Può chiamarsi Guarnera, se parla a Roma con a fianco il presidente della Repubblica; o in altro modo, se parla altrove col presidente del Consiglio come sacrestano. Esistono i reati contro il patrimonio, per questi supercarabinieri pagati come quindici operai, ed anche quelli contro la persona ma solo se un operaio schiaffeggia un padrone, non se un padrone lo deruba e lo ammazza. Questi personaggi sono l'immagine stessa del privilegio e dell'arbitrio. Dispongono del più illecito dei poteri, quello sulla libertà altrui. Ma sono intoccabili, ancora in un tempo in cui non c'è gerarchia che in qualche modo non debba render conto di sé. Dispongono di armi micidiali, leggi inique e meccanismi incontrollabili. E le maneggiano come e contro chi vogliono. Sono l'incarnazione dell'ipocrisia dell'ordine borghese.

La commissione di giustizia del partito socialista ha ieri espresso in un suo documento una comprensibile indignazione per i toni di questa inaugurazione dell'anno giudiziario, protestando contro la società dei consumi e i suoi effetti, contro i suoi disvalori, contro i delitti di classe impuniti, contro la rapina della speculazione, contro l'ideologia di destra e repressiva del Guarnera, e difendendo quei magistrati che cercano di fare della toga un altro uso.

 Ma non c'è terreno che in questo dopoguerra sia rimasto, proteste o no, più impermeabile all'azione, di governo o di opposizione, delle forze democratiche. Nulla conferma, meglio della giustizia e delle sue oscenità, le invettive di Marx contro l'ordine capitalistico e l'analisi leninista dello stato.

Ma non è bastato, in questi anni, un terzo del parlamento in mano ai partiti di tradizione operaia per applicare al sistema legislativo penale e all'ordine giudiziario neppure le conquiste più elementari della rivoluzione borghese di due secoli fa. Capitalismo e feudalesimo formano un solo impasto. E non basterebbe neppure la metà del parlamento: non ci vuol nulla a capire che senza una organizzazione intransigente della lotta operaia gli omicidi bianchi continueranno ad essere la proiezione estrema dello sfruttamento, e che senza una contestazione permanente delle istituzioni non c'è riforma legislativa che passi. Nell'attesa, l'anno giudiziario se lo inaugurino ai quarti piani, con finestre aperte. Avrà un valore di simbolo, ed eviterà il tanfo.

11 gennaio 1972

Categoria Giustizia

Commenti

pimor

26 Gennaio 2017 - 16:04

Che Pintor se la rifacesse con "l'ordine borghese" e non con l'ordine politico del comunismo URSS, è dovuto al fatto che laggiù era assiomatico "non si muove foglia che il Comitato Centrale non voglia", è logico, quello non lo poteva dire. Questo smonta ogni valenza di credibilità. Che poi i suoi eredi abbiano creduto di poter utilizzare la magistratura contro i loro avversari politici, nell'illusione imbecille, di poterla tenere sotto controllo, è la conseguenza dello spessore microscopico, culturale e politico, dei quadri dirigenti preparati alle Frattocchie. E' stato il "micro spessore" che ha permesso ad una "funzione" di trasformarsi in potere politico e, surreale, pure morale. Che poi si continui a chiamare democrazia, una "magistocrazia", rientra nelle variabili dialettiche del gioco. Non abbiamo piena coscienza di quanto ci prendano per il culo.

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Rispondimaurizio guerrinimaurizio guerrini

26 Gennaio 2017 - 15:03

La magistratura, con i partiti che vi sono entrati, ha distrutto il nostro ordinamento democratico. Non resta che guardare ad est, in attesa del prossimo dittatore che tagli il nodo gordiano.

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Rispondim.dimattia

26 Gennaio 2017 - 14:02

In realtà non sembra affatto scritto ieri. Chi scriverebbe, oggi, una simile invettiva?! Solo ieri la Corte Legislatrice ci ha dato addirittura una legge elettorale, mica cazzi. Esercitando il medesimo di diritto di taglia e cuci che sistematicamente nega al Sovrano (il referendum "manipolativo"). A qualcuno la cosa è sembrata anomala? A nessuno, credo. Business as usual.

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RispondiCaterinaCaterina

26 Gennaio 2017 - 12:12

Non sembra scritto ieri (lirica a parte): di mezzo c'è stato Mani Pulite acclamato da intellighenzia e popolino con il successivo insediamento di magistrati sulle poltrone della politica istituzionale