Napolitano, D'Alema e l'asse per liquidare Renzi

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Entrambi appoggiano Orlando. E hanno un punto di raccondo nel commercialista Mazzei, che ha inguaiato Tiziano Renzi nel caso Consip. Così l'ex capo dello Stato e l'ex segretario Ds si allineano contro Matteo.

ALESSANDRO DA ROLD, LETTERA43.it, 4.3.2017

Nelle ore in cui si sta consumando «l'assassinio politico di Matteo Renzi» (copyright Il Foglio), serpeggia tra gli stessi esponenti del Partito democratico il sospetto di un asse tra Massimo D'Alema e Giorgio Napolitano. L'ex presidente del Consiglio e l'ex presidente della Repubblica, secondo alcuni dem, sarebbero allineati contro l'ex segretario del Pd, che la prossima settimana rilancerà il suo progetto politico al Lingotto di Torino in vista delle primarie di fine aprile. Del resto, basta mettere insieme i pezzi del puzzle che a poco a poco inizia a prendere forma sia fuori sia all'interno delle aule di giustizia per capire che intorno a Renzi non volteggiano solo le procure che indagano sull'appalto Consip da 2,7 miliardi di euro.

 

UN PARTITO COLMO DI SOSPETTI E TRAME.I veleni sono molti: ci sono i sospetti sulla candidatura di Andrea Orlando alla segreteria dopo la scissione di Pier Luigi Bersani e dello stesso D'Alema. A questo si aggiungono le polemiche su Gianni Cuperlo di Sinistra dem, che ha chiesto un passo di lato al ministro allo Sport (indagato) Luca Lotti. Fa rumore il silenzio di Dario Franceschini, ago della bilancia nel partito, corso a smentire indiscrezioni giornalistiche secondo cui avrebbe chiesto il rinvio delle primarie. Di mezzo ci sono le preoccupazioni dell'Unione europea sulla manovra economica e, soprattutto, la tenuta del governo di Paolo Gentiloni fino a scadenza naturale del mandato nel 2018, come chiesto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. C'è persino chi sostiene che il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan sia pronto a sostenere la candidatura di Orlando, dopo aver minacciato le dimissioni.

 

IL RUOLO AMBIGUO DI MAZZEI. D'altra parte, nell'inchiesta Consip che ha portato in carcere l'imprenditore Alfredo Romeo e ha travolto Tiziano Renzi con il sodale Carlo Russo, ha fatto capolino da alcuni giorni un esponente importante del Partito democratico napoletano, un pezzo grosso che nelle interviste sui quotidiani e in televisione continua a mettere sulla graticola il padre dell'ex premier per i suoi rapporti poco chiari proprio con Romeo. Stiamo parlando di Alfredo Mazzei, commercialista napoletano, classe 1960, incarichi in decine di aziende partecipate anche toscane, pezzo grosso della sinistra partenopea, sia perché tesoriere del Pd campano sia perché punto di raccordo proprio tra D'Alema e Napolitano. Mazzei è testimone chiave nell'inchiesta Consip, è stato lui a dire a Repubblica prima e a La7 dopo, presentandosi come un ex renziano e migliorista, degli incontri tra Romeo e il padre di Renzi in una "bettola". L'episodio è stato poi smentito durante l'interrogatorio di Renzi senior di fronte ai magistrati, ma ha aggravato la posizione di babbo Tiziano indagato per traffico di influenze.

Mazzei, infatti, come ricordato qualche giorno fa da La Voce delle Voci, è stato il fondatore della Fondazione Italiani Europei, avamposto del potere dalemiano, nata nel 2008. Ora il suo nome è scomparso dal board, ma il giornale online ha conservato un pdf del 2010 e ha insinuato appunto che «a mandare Mazzei è Massimo D'Alema». Non solo. Il commercialista napoletano che ha molta voglia di parlare è pure vicepresidente della Fondazione Mezzogiorno Europa, fondata da Napolitano nel 2000. Nascono in questo contesto di veleni e sospetti le preoccupazioni espresse dal presidente dem Matteo Orfini in un'intervista all'Huffington Post di venerdì 3 marzo, dove il giovane turco lancia un allarme: «Vogliono liquidare il Pd».

I SOSPETTI DI ORFINI. Ma Orfini aggiunge altri dettagli interessanti. Interrogato sul rapporto di amicizia che lega Mazzei a Napolitano, spiega: «Ci sono molti elementi curiosi in questa storia. Ascoltando le numerose interviste di Mazzei sono rimasto colpito». Ovvero? «Dal fatto che avesse una tale consuetudine e familiarità con un uomo come Romeo una personalità, come Mazzei, che ha avuto un ruolo così importante nel partito e l’onore di rivestire ruoli importanti in una delle più autorevoli fondazioni della sinistra italiana, Mezzogiorno Europa. Detto questo, basta. C’è un indagine, facciamola fare ai magistrati». Sono frasi che gettano un alone sinistro su quello che sta succedendo dentro il Partito democratico. Come raccontato da Lettera43.it due settimane fa Napolitano ha interrotto da tempo i rapporti con i renziani e nelle ultime brevi telefonate con l'ex premier glielo ha fatto capire.

In questi giorni di veleni, poi, al centro di tutto c'è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, tirato per la giacchetta da più parti e già corso a smentire chi sostiene che la sua sia una candidatura sponsorizzata da Napolitano e dallo stesso D'Alema. Eppure a tornare sempre in mente in queste ore è la cena del 27 gennaio scorso per festeggiare il compleanno dello storico tesoriere Ugo Sposetti, il padrone della Fondazione Enrico Berlinguer che gestisce il patrimonio da mezzo miliardo di euro, dove ci sarebbe stata l'investitura del giovane politico di La Spezia. E nel frattempo ad aggiungere sospetti ci si mette pure l'indiziato principale Romeo, che dal carcere fa sapere di essere vittima di una strumentalizzazione legata a un'aspra contesa tutta di natura politica.

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