Bersani e D'Alema sono adesso in un cul de sac

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Per tenere fede ai loro proclami debbono difendere Gentiloni e un governo che si regge anche sui loro voti ma che si basa su una mediazione tra Pd e i centristi di Angelino Alfano e Pierferdinando Casini

 di Carlo Valentini da ItaliaOggi.it 21.4.2017

Tra gli argomenti sbandierati dagli scissionisti Pd per giustificare la loro decisione ci fu quello di salvare il governo Gentiloni dalle brame di rivincita di Matteo Renzi. Essi puntarono il dito contro la voglia di elezioni anticipate dell'ex presidente del consiglio sulla scia del risultato referendario: il governo, sentenziarono in coro gli scissionisti capeggiati da Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani, deve durare fino alla fine della legislatura e ce ne faremo carico. Le mire elettorali di Renzi si sono poi infrante di fronte al diniego del presidente della repubblica, alla ferma opposizione di Forza Italia, alla trasversale riluttanza di molti parlamentari ad abbandonare anzitempo gli scranni, insicuri sulla loro rielezione.

A questo punto, Renzi ha dirottato sulle primarie e sul congresso Pd, dando ossigeno al governo oltre il panettone 2017. E che succede? Gli scissionisti incominciano ora a diventare intemperanti: o Gentiloni ci ascolta o gli stacchiamo la spina. Hanno già dato un segnale votando al Senato per la bocciatura del candidato Pd alla presidenza della commissione Affari costituzionali e creando un incidente che per qualche minuto ha fatto temere per le sorti del governo. Un altro incidente di percorso e saranno proprio gli scisssionisti che avevano giurato di volere difendere Gentiloni da Renzi a offrire al futuro segretario Pd lo scalpo del governo su un piatto d'argento.

Bersani e gli altri si ritrovano in un cul de sac. Per tenere fede ai loro proclami debbono difendere Gentiloni e un governo che si regge anche sui loro voti ma che si basa su una mediazione tra Pd e i centristi di Angelino Alfano e Pierferdinando Casini. Se attaccano il governo, smentendo una delle ragioni della loro scissione, rischiano di ripetere quanto fece Fausto Bertinotti che frantumò il governo di Romano Prodi aprendo per altro la strada alla vittoria del centrodestra. Con Renzi che potrà dire: avevo ragione io a volere andare subito al voto.

C'è poi il fatto che se essi continueranno ad appoggiare il governo faticheranno a spiegare agli elettori in che cosa si differenziano dal Pd.

Non è un caso che il partito degli scissionisti sia accreditato dai sondaggi di una percentuale miserrima. Non si costruisce un partito solo per ripicca contro un segretario scomodo. Alla fine se mancano una strategia e un lucido disegno politico i voti non arrivano.