Legge elettorale, si converge sul Legalicum del M5s. Berlusconi: no a correttivi maggioritari

Categoria: Italia

Nel lungo dibattito sulla legge elettorale, si fa strada l'ipotesi di una grandissima intesa tra Forza Italia,

ItaliaOggi, 11.5.2017

Nel lungo dibattito sulla legge elettorale, si fa strada l'ipotesi di una grandissima intesa tra Forza Italia, bersaniani, Fdi e Ap sul Legalicum, il sistema elettorale sostenuto dal M5S. Lo scrive La Stampa spiegando che l'idea grillina è quella di estendere al Senato la legge elettorale della Camera, emendata dalla Consulta, in modo da rendere i due sistemi omogenei come esige il capo dello Stato. All'appello manca solo il Pd e dentro Forza Italia si è subito scatenato un dibattito tra chi pensa che puntare sul Legalicum sia la cosa giusta e chi invece preferirebbe una strada diversa, quella suggerita dietro le quinte proprio dai renziani, che prevede un mix di maggioritario e proporzionale, cinquanta a cinquanta. Il bivio che si para dinanzi a Forza Italia è se andare per proprio conto o legarsi alla Lega. Berlusconi non ha dubbi. I rapporti con Salvini non sono dei migliori perché il leader della Lega pretende di comandare dove finora di padrone ce n'era stato solo uno. Ragion per cui il cavaliere ha voluto imboccare un'altra strada, quella appunto del Legalicum. "Occorre una legge elettorale che consenta un'effettiva corrispondenza fra il voto espresso dagli italiani e la rappresentanza in Parlamento, evitando correttivi maggioritari", ha detto Berlusconi, che ha partecipato oggi al "tavolo di lavoro" di Forza Italia sulla legge elettorale. Nel corso della riunione si sono ribaditi i criteri che Forza Italia considera necessari per andare al voto: gli stessi dichiarati nel nostro comunicato del 1° febbraio scorso e approvati dai nostri Gruppi Parlamentari. "Forza Italia ribadisce anche la necessità di leggi elettorali organiche, omogenee e fra loro coerenti, fra Camera e Senato, come piu' volte raccomandato dal Capo dello Stato. Forza Italia considera infine necessario che il rapporto fra elettori ed eletti sia garantito attraverso strumenti chiari e realmente efficaci, evitando in ogni caso il ricorso al voto di preferenza", ha concluso. Renzi aspetta, senza fretta, di vedere come finira'. Se Berlusconi cede, FI diventerà una costola della Lega e molti elettori moderati troveranno rifugio nel Pd, specie al Sud. Altrimenti si getteranno le basi per trasferire l'Italicum pure al Senato, con qualche modifica ancora da discutere. L'ultima strada sarà quella di non giungere a nessun accordo dimostrando a Mattarella che perdere altro tempo per dare omogeneità al sistema sarebbe inutile. Meglio votare subito.

Tuttavia, il Pd non ostacolerà lo sviluppo di una larga intesa. Ad assicurarlo è il ministro delle Politiche Agricole e vicesegretario del Pd, Maurizio Martina. Sulla legge elettorale è "in corso una discussione da sviluppare ancora. Non sarà il Pd a impedire che si trovi un'intesa", ha detto Martina aggiungendo che "siamo consapevoli che da soli non bastiamo, ma ci sono due principi ai quali non possiamo rinunciare: la governabilità e la rappresentanza". Secondo il vicesegretario "non dobbiamo rinunciare ad un impianto maggioritario", e "tutti facciano uno sforzo nell'interesse del Paese. Fin qui gli unici a cercare una soluzione siamo stati noi". Anche il capogruppo di Ap alla Camera Maurizio Lupi è convinto che per la riforma della legge elettorale "e' ovvio che si deve cercare il più possibile un minimo comune denominatore, ma è altrettanto ovvio che non si può prescindere dal consenso di una forza che ha retto maggioranza e governo come la nostra". "Siamo d'accordo tutti che serva un premio di maggioranza, o di governabilità, che come dice la Consulta scatti oltre il 40%?. Bene, e' un punto fermo - osserva Lupi -. Vogliamo che le forze che si presentano siano rappresentative della volonta' degli elettori? E allora pensiamo a un sistema che sia come quello dell'Italicum, a base proporzionale, o alla tedesca, con uno sbarramento che deve permettere a forze che vogliano rappresentare una posizione autonoma non necessariamente di vincere ma di poter aspirare a farlo". "Quindi - conclude Lupi -, bene trasferire il 3% previsto per la Camera al Senato, sia a chi si coalizza sia a chi non lo fa".

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