Alfano voterà sì allo ius soli: voltafaccia per salvare il posto

Categoria: Italia

1-Altro che rinvio, il ministro si piega al Pd e promette l'ok di Ap al Senato. Quando 3 anni fa era contraro-2-Tajani boccia la legge: "È un rischio per l'Europa"

Francesca Angeli - Mar, 20/06/2017 - 07:57 da www.ilgiornalequotidiano.it

1-Sì allo ius soli da Area Popolare. Lo annuncia Angelino Alfano, ovvero l'uomo dai mille volti.

Forse neppure il grande Luigi Pirandello sarebbe riuscito a descrivere le personalità multiple dell'attuale ministro degli Esteri che sa essere Uno, nessuno e centomila. Alfano infatti ha un superpotere: quello di cambiare idea alla velocità della luce a seconda dell'opportunità del momento e anche a seconda del suo ruolo.

Soltanto due giorni fa aveva espresso tutte le sue perplessità riguardo a un eventuale via libera allo ius soli, la cittadinanza conseguente alla nascita sul nostro territorio. «Per me la priorità è la legittima difesa», aveva detto auspicando in più occasioni che il cammino della legge fosse ritardato per arrivare ad una conclusione dopo l'estate, periodo di sbarchi e di polemiche.

«Chiediamo al Partito Democratico di valutare se è una buona idea procedere in questo momento, e se il loro senso di opportunità chiede di procedere in questo momento e con questa urgenza», osservava il titolare della Farnesina cercando di porre un freno alle pressioni del premier, Paolo Gentiloni, che invece ha in più occasioni ribadito che lo ius soli va approvato perché «è una questione di civiltà».

Certo il voto favorevole di Ap non è una sorpresa visto che gli alfaniani avevano già detto sì a questo testo alla Camera. Nella speranza però che il ddl fosse rimandato e corretto come appunto aveva auspicato Alfano criticando il Pd per aver offerto «ai populisti l'occasione di fare al Senato ciò che hanno fatto durante la campagna per i ballottaggi» ovvero servire alle opposizioni un argomento di forte presa popolare proprio in piena campagna elettorale.

«Proponendo di affrontare questa questione all'inizio dell'estate e con la ripresa degli sbarchi è stato il modo perfetto per non permettere che si affrontasse con la dovuta serenità», aveva detto Alfano che però invece ieri ha avuto un'illuminazione. Interpellato dai giornalisti Alfano ha riconosciuto che «il tema dello ius soli risponde a una domanda esistente», anche se ha precisato che personalmente sarebbe più a favore di uno ius culturae per poi ricordare lui stesso che anni fa in effetti, sì, era contrario a trasformare «l'Italia in una immensa sala parto» e l'aveva pubblicamente ribadito. Ora però anche con il sì allo ius soli assicura che sta lavorando «perché questo non succeda». In che modo non è stato chiarito.

Una cosa è certa quando «questo provvedimento arriverà all'esame finale del Senato chiederò al mio partito che si voti per il Sì, proponendo comunque dei correttivi», garantisce Alfano. Eppure quando era ministro dell'Interno, ovvero giusto 3 anni fa, tuonava contro la sinistra «che crede che la priorità siano lo ius soli o altre amenità» e assicurava che il suo partito non era disposto a scherzare «sulla sicurezza degli italiani perché i cittadini devono sentirsi sicuri nelle loro case, per le strade delle loro città» Insomma il suo era un bel no allo ius soli e pure alla revisione della legge sull'immigrazione.

Ma anche più di recente quando nel febbraio scorso Matteo Orfini aveva chiesto di tirare fuori dal pantano del Senato il ddl invocando la fiducia se necessario, c'era stata una vera e propria levata di scudi da parte dei centristi di Alfano che anzi avevano accusato il presidente del Pd di voler fare una provocazione per creare problemi a Gentiloni.

2-Tajani boccia la legge: "È un rischio per l'Europa"

Il presidente del Parlamento Ue avverte: "Non è questo il momento, è un incentivo agli arrivi"

Paolo Bracalini - Mar, 20/06/2017 - 07:57 da www.ilgiornalequotidiano.it

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Milano - «La legge sullo ius soli? Non mi sembra un granché. Soprattutto non mi sembra il momento di affrontare un tema così delicato, in piena campagna elettorale, a colpi di fiducia.

Si rischia di strumentalizzare una vicenda molto seria che riguarda molte persone» avverte Antonio Tajani, che con tutta la diplomazia richiesta dal ruolo di presidente del Parlamento Europeo, manda però un messaggio chiaro al governo italiano, deciso ad andare avanti sulla cittadinanza facile agli stranieri in Italia.

«Bisogna stare attenti a propagandarlo perché altrimenti diventa un incentivo a far arrivare ancora più gente in Europa - continua l'azzurro -. Non basta affermare un principio, il problema va affrontato in maniera seria, con una valutazione di impatto a livello europeo, come per il diritto di asilo, perché se uno straniero diventa cittadino italiano poi diventa anche cittadino europeo. E attenzione, non si può dare la cittadinanza in modo automatico, servono dei criteri precisi, per vedere, ad esempio se una persona vive in un ambiente radicalizzato, islamizzato. Insomma bisogna procedere con più serietà e più prudenza». Tajani - intervenuto all'assemblea di Federchimica insieme al neopresidente Paolo Lamberti e al numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia - sta provando a convincere Bruxelles che l'immigrazione deve diventare la priorità politica della Ue, e la prima voce su cui investire risorse del bilancio europeo. Non a caso, il presidente dell'Europarlamento ha lanciato, proprio alla vigilia del prossimo Consiglio europeo del 22 giugno, un «Immigration Day», a cui parteciperanno dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker al primo ministro libico Sarraj (la Libia è un paese chiave per i flussi migratori verso le coste italiane), oltre a ministri europei, commissari Ue, rappresentanti di Onu e Bei (Banca europea per gli investimenti).

«Il messaggio che arriverà ai capi di Stato e di governo europei è che l'immigrazione è un problema che va risolto, non più rinviato, e che non riguarda solo l'Italia. Il Parlamento Europeo ha votato per l'apertura della procedura di infrazione verso quei paesi che non rispettano gli accordi sul ricollocamento dei migranti (Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, ndr). Solo i paesi dell'Est pensano che alzando un muro si fermi l'immigrazione, ma non è così. Bisogna stabilizzare la Libia, rafforzare i controlli alle frontiere, e poi avere un politica in Africa, investire lì, sennò arriveranno non migliaia ma milioni di persone, a quel punto non li fermi più» spiega Tajani, che vede un segnale nelle ultime elezioni in Europa: «Dal voto in Francia emerge la sconfitta dei populismi e una richiesta di cambiamento. I francesi come gli austriaci, gli spagnoli gli olandesi e i tedeschi chiedono all'Europa di proteggerli di fronte al terrorismo, alla immigrazione clandestina e alla disoccupazione giovanile. È la conferma che l'Europa è la soluzione dei problemi ma che deve cambiare e faremo di tutto per cambiarla perché possa essere più vicina ai cittadini».

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