Libia, l'ammiraglio De Giorgi e i rischi della missione contro gli scafisti: "Sì al blocco navale, no intervento a terra"

Categoria: Italia

La parola chiave, infatti, è proprio questa: discrezione. L'Italia non deve mettere in difficoltà il premier libico Al Sarraj, alle prese con un paese diviso

30 Luglio 2017da www.liberoquotidiano.it

C'è solo un errore che il governo italiano non deve commettere in Libia: inviare truppe miliari sul suolo africano. Ne è convinto Giuseppe De Giorgi, ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, che traccia le linee dell'intervento nel Mediterraneo.

Il blocco navale contro gli scafisti che portano migranti sulle coste italiane, spiega De Giorgi al Giornale, è opzione percorribile. "La soluzione migliore sarebbe quella di espandere l'area di operazione di Mare Sicuro e di estendere la protezione delle nostre navi alle unità della Marina/Guardia costiera libica. È la soluzione più efficace e rapida". Il rischio, spiega l'ammiraglio, "è di non mettere in campo le forze necessarie sotto il profilo quantitativo e qualitativo sin dalle prime fasi dell'operazione, unitamente a regole d'ingaggio inadeguate".

In campo, anzi in acqua, per avere successo la flotta italiana dovrebbe schierare "una nave anfibia a sostegno della Marina libica, una Fregata Fremm come nave comando, una unità per il controllo dello spazio aereo (Horizon o classe De La Penne), un classe Comandanti". In sintesi, prosegue De Giorgi, "4 unità mediamente presenti in zona e due sommergibili. Potrebbero avvicinarsi quando necessario, mantenendo una presenza discreta".

La parola chiave, infatti, è proprio questa: discrezione. L'Italia non deve mettere in difficoltà il premier libico Al Sarraj, alle prese con un paese diviso che esploderebbe se si trovasse di fronte a una "occupazione" militare straniera. Inoltre, è il timore di De Giorgi, "la presenza stabile di nostre truppe sul terreno offrirebbe dei facili bersagli ad attacchi terroristici (ricordiamoci di Nassiriya), oltre a dare il destro ad Haftar di minare la credibilità interna di Serraj agli occhi delle milizie che ancora lo sostengono. La presenza di soldati italiani sul suolo libico sarebbe un regalo ad Haftar. Le navi, al contrario, possono essere una presenza immanente, visibili e minacciose quando serve e altrettanto rapidamente operare oltre in modo discreto e non invasivo".