Lavoro, non pensioni

Categoria: Italia

Intervista a Elsa Fornero contro i politici acchiappa-consensi: “Intervenire sull’adeguamento dell’età pensionabile è segno della pochezza della classe politica”

di Luciano Capone 10 Agosto 2017 alle 06: da www,il foglio.it

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Roma. Perché le pensioni sono di nuovo al centro dell’agenda politica? “Siamo in campagna elettorale e il tema pensioni viene stiracchiato per ottenere voti”, risponde al Foglio Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro nel governo Monti.

La proposta trasversale, di Damiano e Sacconi, all’ordine del giorno è il blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Un provvedimento che costerebbe decine di miliardi negli anni, ma gli unici allarmi per l’aumento della spesa sono arrivati dai tecnici, il presidente dell’Inps Tito Boeri e la Ragioneria dello stato.

“Un sindacalista ha detto che la Ragioneria ‘fa politica’ – dice la professoressa Fornero – E’ un’affermazione che non sta in piedi: la Ragioneria ha il dovere istituzionale di rappresentare i conti ai cittadini”. Perché non c’è nessun politico che lo fa? “Siamo in campagna elettorale, chi è che si prende la responsabilità di dire la verità? Ci vuole coraggio. Meglio non pensare al futuro, conviene occuparsi delle prossime scadenze elettorali promettendo qualcosa. E’ questa la miopia della politica”.

I tecnici non mettono i bastoni tra le ruote alle iniziative politiche? “Mi sembra solo che cerchino di difendere i conti nel lungo termine, che vuol dire tutelare chi non è rappresentato nella contesa elettorale: i giovani, che votano poco, e le generazioni future, che non votano affatto”, dice Elsa Fornero. Il lungo termine però è roba da professori. “Se la politica si riduce a ragionare sul breve termine, il gioco è tra chi le spara più grosse. Ma dura fino a quando non arriva una nuova crisi finanziaria”. E che succede? “A quel punto i politici si ritirano per chiamare i tecnici a fare le riforme, su cui poi tornano a sputare”.

In realtà la riforma Fornero è sempre stata presentata dall’Italia nelle sedi internazionali come un fiore all’occhiello, l’emblema della capacità di fare le famose riforme strutturali. “Sì, in Europa e nel resto del mondo se ne vantano sempre, ma poi tornano in Italia e sparano a zero. Una doppiezza che è espressione di vigliaccheria. Naturalmente non tutti i politici sono così, c’è chi riconosce i risultati di una riforma che comunque poteva essere fatta meglio, ma le persone oneste intellettualmente sono sommerse dal vociare di quelli che onesti non sono”.

Va bene che i pensionati sono tanti ed elettoralmente organizzati, ma il paese sembra avere un’ossessione per le pensioni. Anche quando si pensa ai giovani si fanno proposte pensionistiche, come il riscatto gratuito della laurea. “E’ una misura iniqua – dice al Foglio la Fornero – che avvantaggia chi va all’università rispetto a chi non se la può permettere o chi non ha la prospettiva culturale per farla. In altre epoche sarebbe stata definita classista. Ma la preoccupazione principale oggi dovrebbe essere la creazione di lavoro, non è impossibile, perché abbiamo un settore manifatturiero con una grande reputazione. Bisogna puntare sulla formazione professionale, avvicinare la scuola e il lavoro che per per ragioni di ideologia sono stati tenuti separati, abbassare le tasse sul lavoro, potenziare i centri per l’impiego che spesso sono desolanti”. Un’altra proposta sempre rivolta ai giovani, penalizzati a livello previdenziale dal lavoro discontinuo e mal retribuito, è una pensione minima garantita. E’ una buona idea? “Si prende tutto dalla coda e non dal capo”. Cioè? “La vita lavorativa, che è ciò che dovrebbe garantire stabilità, una retribuzione dignitosa e i contributi per la pensione. E invece si parte dalla promessa pensionistica. E’ una politica di stampo antico: se non siamo in grado di risolvere il problema del lavoro, come possiamo garantire una pensione tra quarant’anni?”.

Insomma, si pensa al lavoro e si risponde con le pensioni. Non è forse un segno dei tempi, o un paradosso, che la proposta di blocco dell’aumento dell’età pensionabile venga da due ex ministri del Lavoro molto diversi come Cesare Damiano e Maurizio Sacconi? “Nel caso di Damiano è la sua mission, la sua professionalità. E’ stato un sindacalista e le pensioni sono l’elemento più importante di una politica sindacale che ha tollerato ingiustizie e privilegi inaccettabili, compresi quelli dei sindacalisti. Per Damiano quindi è una sorta di riflesso condizionato, anche per i giovani non pensa a politiche del lavoro innovative ma a una garanzia pensionistica, perché quello è il suo habitat culturale. Lui lì si ritrova”, risponde la Fornero, anche lei ex ministro del Lavoro. E Sacconi? “L’adeguamento di cui si parla è stato introdotto da Sacconi e Tremonti, anche se con la tecnica surrettizia di posticiparne l’entrata in vigore. Sacconi ha una impostazione diversa, quindi credo che la sua sia una posizione strumentale dal punto di vista elettorale”.

Ma visto il trattamento da lei subìto per la sua riforma, i politici hanno qualche motivo per evitare scelte impopolari.   “Una delle ragioni della pochezza della classe politica, con eccezioni di grande valore, è che per anni la politica è stata l’ambito di costruzione dei privilegi. Ma questo modo di elargire benefici immediati ha prodotto un benessere costruito sul debito che penalizza i giovani. Qualcuno pensa che vendere illusioni a buon mercato paghi ancora, ma i cittadini sono molto più maturi di quanto non li facciano”. Se l’orizzonte deve essere il lungo periodo, cosa si può fare per guardare lontano? “Mi sto battendo per l’educazione economico-finanziaria. L’unica arma non di breve termine contro le forze populiste è avere cittadini consapevoli”.

Commenti

orenzo tocco

10 Agosto 2017 - 16:04

Ricapitolando un po': ho 57 anni e 35 di contributi, con la legge in vigore quando iniziai a lavorare sarei dovuto andare in pensione fra qualche mese. Arrivò Dini e tolse il metodo retributivo per i contributi versati dal 1996 in poi. Alla fine venne la legge Fornero che, proiezione INPS, mi dice che andrò in pensione nel 2028, a 68 anni e 46 di contributi. Non credo di essere il solo in questa condizione. Adesso neanche l'ipotesi di congelare 67 anni l'età pensionabile (che deve ancora scattare) va bene. Peraltro mi cambierebbe poco. Non vi sembra di avere esagerato? La mia generazione lavorativa è forse nata sotto un maligno influsso astrale? Se dovessi, Dio non voglia, perdere il lavoro alla mia età, quante possibilità di trovarne un altro credete che ci sarebbero? Neanche in nero. Ma di togliere gli 80 euro (10 miliardi l'anno) non ci si pensa minimamente (ci sono le elezioni). Questo sanerebbe in positivo il presunto ammanco lamentato da Boeri.

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Rispondicarlo.trinchi

10 Agosto 2017 - 13:01

La mossa di mettere i tecnici fu buona e lodevole solo che dopo la riforma sacrosanta delle pensioni i tecnici si sono messi a fare i politici. I compiti a casa di Monti erano tanti e suo dovere era prepararli e dire che cosa andava fatto. Doveva essere un Cottarelli, uno che faceva le cose da fare e che doveva fare, cioè prepararle e se non venivano votate in Parlamento era la cartina di tornasole del politico dei casi suoi. Questo dovevevate fare e non solo pensioni che furono un baluardo allo sfascio economico del paese. Poi Renzi ci ha messo del suo con gli ottanta euro a vanificare lo sforzo pensionistico. Tornando a voi tecnici Monti mai doveva scivolare nel politico e farsi il partito civico, una disgrazia più che una pena. Se foste rimasti nei ranghi oggi avremmo le cose da fare vostre, invece abbiamo solo il rammarico di un altro mezzo fallimemto. È mancata la decisione del compito più che la giusta posizione del momento ed oggi ne paghiamo le ennesime conseguenze. Peccato.

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Rispondigianni.rapetti

10 Agosto 2017 - 14:02

Sottoscrivo. Nei primi 100 giorni, il governo Monti sembrava un Gabinetto di Guerra. Poi si perse nelle pastoie come tutti gli altri governi degli ultimi 70 anni.

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Rispondiiksamagreb@gmail.comiksamagreb

10 Agosto 2017 - 08:08

Fornero for President! C'è poco da ribattere, questa Donna è sempre stata la più lucida, seria, onesta, responsabile, coraggiosa e impavida amministratrice politica che abbiamo in Italia. Dalla nostra Bassa, la propongo come "Gran Rezdora d'Italia":-