Sovranisti xenofobi e neopapisti e post comunisti

Categoria: Italia

le due anime del disastro italiano si affrontano adesso a colpi di scomuniche

 di Diego Gabutti, 12.8.2017 da www.italiaoggi.it

Come Donald Trump, che promette «fuoco e furia» al regime nordcoreano se insisterà con la sue provocazioni missilistiche, anche Roberto Saviano è in preda al furore e stronfia fiamme dalle narici, tipo i draghi dei videogame. Con chi ce l'ha? Con Matteo Salvini: l'infame «norditaliano», il Gengis Khan delle valli brembane.

Salvini, ulula Saviano alla luna, è un nemico dell'umanità, del buon Gesù e (come vedremo) di Tomaso Montanari. Con le sue intollerabili provocazioni verbali, il leader vikingo augura alle donne e ai bambini africani di morire annegati, niente meno. Salvini risponde a strettissimo giro: aspetta solo che vada al governo, e poi te la do io la scorta, o icona ribollita della sinistra radical chic.

Saviano, che è una brava persona e non augurerebbe mai a nessuno d'affogare, un'eccezione forse la farebbe per il nazistone padano, se mai lo vedesse annaspare nel Po senza salvagente; e Salvini, persona tra le più virtuose, probabilmente non muoverebbe a sua volta un dito vedendo Saviano affogare nel golfo di Posillipo tra gli urrà dei camorristi e dei giornalisti citati (senza virgolette) nei suoi libri. E tutte queste fiamme, tutto questo furore nel nome di due opinioni diverse, e per di più entrambe sballate, l'una perché ingigantisce il problema, l'altra perché lo minimizza. Due smisurate sciocchezze – l'accoglienza caviar e il «föra di ball» bergamasco – sono state trasformate in dogmi teologici.

Sovranisti xenofobi da una parte, neopapisti e post comunisti dall'altra, le due anime del disastro italiano si confrontano a colpi di scomuniche, augurandosi a vicenda diluvi universali e piaghe bibliche. Ma dietro i dogmi, come capita spesso negli affari religiosi, ci sono delle strategie, naturalmente. Salvini, che non intende riconoscere la sovranità sul centrodestra all'ex Cavaliere, mira a raccogliere più voti di quanti ne raccoglierà il suo arcirivale (dovesse raccoglierne di meno, tutto lascia pensare che il leader padano, piuttosto che essere secondo all'ex Cavaliere in un governo moderato, preferisca essere secondo a Belin Laden in un eventuale governo vaffista).

Saviano, più che una strategia politica, persegue una strategia personale (lui direbbe «culturale»): vuole tornare a essere, come ai bei tempi dei monologhi televisivi, il più bello del reame. Mentre Salvini, lavorando di tweet tracotanti e di smorfie schifate, esagera come sempre la portata del fenomeno migratorio, l'autore di Gomorra e di Zero Zero Zero (benché, viste tutte quelle citazioni senza virgolette, «autore» sia nel suo caso una parola grossa) come al solito lo riduce a barzelletta ricorrendo alla sua classica espressione da ex star della tivù di stato: 'a faccia feroce.

Salvini vuole aiutare «negher e baluba» a casa loro; Saviano è invece dell'idea che tutti abbiano il diritto di sbarcare a Lampedusa e di stabilirsi in Europa, dove possono vivere a spese di quel che resta del nostro welfare (non s'illudano, però, d'aver fatto un affare: presto, infatti, gli toccherà pagarci le pensioni, come garantisce Tito Boeri, l'allegro presidente dell'Inps). Ma c'è di peggio: Tomaso Montanari. Almeno Salvini e Saviano se la prendono l'uno con l'altro, al massimo col ministro Marco Minniti, sceso in guerra contro gli scafisti e le navi corsare delle ong, oppure col ministro Graziano Delrio, che invece tifa apertamente per la filibusta. Ma Tomaso Montanari, storico dell'arte e Savonarola de sinistra, se la prende con l'universo mondo. Segue una lunga citazione, che non commento. Ognuno la commenti da sé.

«Tutto, in questa terribile estate 2017, ci pare disumano», scrive Montinari sull'Huffington Post. «Il caldo mostruoso e il fuoco che divorano l'Italia. E disumano appare un discorso politico che di fronte alla più grande questione del nostro tempo, la migrazione di una parte crescente dell'umanità, reagisce invocando la polizia. Eppure no: è tutto terribilmente umano. È stato l'uomo a cambiare il clima. È stato l'uomo a innescare la grande migrazione: sono state la diseguaglianza, l'ingiustizia, la desertificazione, lo sfruttamento selvaggio dell'Africa, la stolta politica internazionale, le guerre umanitarie. “Ascoltate, e intendetemi bene: è dal cuore dell'uomo che escono i propositi di male”, dice Gesù nel Vangelo di Marco. Parliamo di tutto questo quando parliamo della vittoria della destra: peggio, di una egemonia culturale della destra che si estende sul discorso pubblico». (No, non ce l'ha con Hitler, ma con Renzi).