BORDIN LINE. La polemica velenosa scatenata dal Nyt sul caso Regeni

Categoria: Italia

“Le prove schiaccianti”, di cui molto si parla negli articoli italiani, nell’articolo del Nyt si limitano alla certezza che Al Sisi sapesse come erano andati i fatti, al di là di una eventuale responsabilità sua personale o del governo

di Massimo Bordin 16 Agosto 2017 alle 19:23 da www.ilfoglio.it

Capita di sbagliare anche ai migliori, figuriamoci a chi scrive questa rubrica. Complice il caldo e la fretta della vigilia di Ferragosto, l’altro ieri qui si è caduti sulle date. Prodi ebbe 10 mila voti nelle “quirinarie” grilline del 2015 e non del 2013. L’errore commesso inficia una considerazione che seguiva ma non, per fortuna, il senso generale del corsivo. Mi scuso e posso solo promettere che “i prossimi errori saranno diversi”.

 

Intanto le polemiche di Ferragosto impazzano e una, innescata dal New York Times, è particolarmente velenosa. Due aspetti però possono far riflettere, al di là della inevitabile smentita di Palazzo Chigi. Se è vero il racconto del duro confronto fra il capo del dipartimento di stato John Kerry e il suo omologo egiziano a proposito dell’uccisione di Giulio Regeni, se ne può dedurre che, sulla vicenda, quell’Amministrazione Usa fu molto più solidale col nostro paese della totalità dei nostri partner europei, singolarmente o unitariamente considerati. D’altro canto però “le prove schiaccianti”, di cui molto si parla negli articoli italiani, nell’articolo originale si limitano alla certezza che Al Sisi sapesse come erano andati i fatti, al di là di una eventuale responsabilità sua personale o del governo. Non sarebbe comunque poco ma avrebbe bisogno di un qualche riscontro per essere utile. Altrimenti di quelli che sanno ma non hanno le prove o dei teorici del «non poteva non sapere» già abbondiamo senza bisogno di andarli a cercare oltreoceano.

Commento

Giovanni

16 Agosto 2017 - 20:08

Che dietro ci sia il clan Obama-Clinton? Mi sembra alquanto probabile vista la freddezza con cui fu accolta dall'ex presidente USA la vittoria di Al Sisi alle elezioni di quel paese. Al Sisi non è un dittatore ma un presidente eletto regolarmente anche se piuttosto autoritario che deve barcamenarsi in una situazione assai difficile. D'altronde le precedenti elezioni le avevano vinte i Fratelli Mussulmani di Morsi che in pochi mesi spinsero l'Egitto verso un islamismo fondamentalista con forti accenti anticristiani e filopalestinesi. Io capisco i genitori di Giulio Regeni ( al loro posto sarei forse ancora più intransigente) ma questo ragazzo si andò a ficcare in un vero e proprio ginepraio di poteri oscuri e contrapposti di cui probabilmente era inconsapevole, alcuni dei quali presenti persino nell'università inglese che frequentava e dalla quale ebbe l'incarico di fare quella maledetta indagine in Egitto