Mattarella ha ripreso quota in questi mesi

Categoria: Italia

Nel gioco dei tanti cantoni politici, in cui si stanno esercitando tutti, sembra prevalere, per peso e attenzione, la collocazione di Angelino Alfano.

 di Domenico Cacopardo, 17.8.2017 da www.italiaoggi.it

Questo che stiamo vivendo è un agosto insolitamente caldo per la politica. A parte la questione migranti (con le «estemporanee» esternazioni di Delrio), il tema di fondo è la collocazione di partiti, partitini e minuscole entità varie in vista delle elezioni di primavera. Esse si svolgeranno nei tempi giusti, giacché non ritengo che Sergio Mattarella si pieghi alle estemporanee pretese di Matteo Renzi, fra le quali spicca la voglia di votare a ridosso delle elezioni siciliane, in modo che un loro esito dirompente non possa esercitare i suoi effetti sulla sua segreteria e, soprattutto, sulla composizione delle liste.

Dovrà rassegnarsi, Renzi, a rispettare il codice istituzionale, rinunciando a piegarlo alle proprie esigenze e alle proprie aspirazioni.

Il presidente della Repubblica Mattarella ha ripreso quota negli ultimi mesi. Da silente, troppo silente, spettatore della scena, s'è trasformato nel felpato regista dei passi difficili e delicati, a sostegno della stabilità del governo Gentiloni, del lavoro a tappeto svolto da Marco Minniti e, infine, della necessità di un aggiustamento, anche modesto, della legge elettorale, volto a omogeneizzare i sistemi di Camera e Senato.

Nel gioco dei tanti cantoni politici, in cui si stanno esercitando tutti, sembra prevalere, per peso e attenzione, la collocazione di Angelino Alfano. Cui manca, forse, l'accortezza amministrativa e l'autorevolezza (elemento fondamentale per ottenere lo «standing» internazionale), ma abbonda il senso tattico che l'ha guidato nel momento di rimanere l'unica stampella politica del governo Renzi e che lo sta guidando ora, nel doppio gioco dei due forni (specialista Amintore Fanfani, segretario della Dc) della contestuale trattativa con Berlusconi e con Renzi. Posta: l'alleanza in Sicilia e l'accordo blindato sulle candidature alle elezioni del 2018.

Viste le ostilità diffuse nel centrodestra, oggi sembra vincente l'accordo con Renzi, che, così, in Sicilia ha discrete possibilità di attenuare i danni: nel senso che tra i più (i 600 mila voti di Alfano) e i meno (i voti persi nell'elettorato tradizionale) sembrano prevalere i più.

E Renzi, se gli conviene, è pronto ad allearsi col diavolo.

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