Chi c’era e chi non c’era al lancio di Dems, la corrente di Andrea Orlando

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Mi si nota di più se vado o se non vado? Sarà questo il dubbio amletico che ha portato Giuliano Pisapia a marcare visita alla presentazione ufficiale di Dems

 Francesco Curridori, 17.9.2017 da www.formiche.net

Mi si nota di più se vado o se non vado? Sarà questo il dubbio amletico che ha portato Giuliano Pisapia a marcare visita alla presentazione ufficiale di Dems (“Democrazia Europa Società”), la corrente della sinistra Pd guidata dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

Un’assenza pesante a un’iniziativa che aveva per titolo lo slogan ‘Un nuovo centrosinistra per unire l’Italia’ e che ha avuto in prima fila anche l’ex ministro Cesare Damiano, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il socialista Marco Di Lello e il leader dei Moderati, Giacomo Portas. Sarebbe dovuto intervenire personalmente anche il ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda che, invece, ha preferito mandare un messaggio video nel quale sembra fugare ogni dubbio sulla sua scelta di campo. “In un paese normale, un centrosinistra che ha governato con questi risultati nell’arco di una legislatura la prima cosa che dovrebbe fare è rivendicarli e dire quale è il prossimo step, non dividersi al suo interno, perché altrimenti avremmo perso una straordinaria occasione”, ha spiegato il ministro che, qualche tempo fa, era stato indicato da Berlusconi come futuro leader del centrodestra.

Pisapia, al contrario, si dimostra essere sempre più un ‘leader riluttante’, per citare Gad Lerner, incapace di scegliere tra il dialogo con il Pd e l’abbraccio dei bersaniani di Articolo 1-Mdp. Farsi vedere di nuovo insieme a un esponente del Pd sarebbe stato troppo, soprattutto dopo le polemiche che ha suscitato l’abbraccio con Maria Elena Boschi. Un tentennamento, quello di Pisapia, che non è piaciuto né ai presenti in sala né a coloro che sono saliti sul palco. Damiano, che prima di iniziare il suo intervento ha espresso la sua solidarietà a Renzi per la vicenda Consip, ha detto chiaramente: “Avrei preferito che Giuliano fosse qui in carne e ossa”. Gli ha fatto eco anche il ministro Orlando che ha chiesto a Pisapia “più coraggio”. “Adesso è il momento di costruire una prospettiva politica. Adesso è il momento di dividere il campo tra chi vuole il centrosinistra e quelli che non lo vogliono, nel Pd e dentro la sinistra radicale. Dividere il campo, per poi unirlo”.

Il teorema orlandiano è: stacchiamoci da Alfano e dalle larghe intese così da ricomporre il “campo largo del centrosinistra”.Un centrosinistra che, come dice il senatore Sergio Lo Giudice, in mezzo non abbia un trattino ma il ramoscello, simbolo dell’Ulivo.

 Eppure la tanto invocata unità è un miraggio già scomparso dato che, all’evento di Orlando, manca sia il centro rappresentato da Calenda sia la sinistra di Pisapia.

Quest’ultimo, secondo quanto risulta dalle nostre fonti, ha voluto opportunamente evitare di partecipare a un’iniziativa cui hanno aderito soltanto gli esponenti politici di quelle forze che, in Sicilia, appoggiano il candidato del Pd, Fabrizio Micari. D’altra parte è innegabile, ribadiscono gli orlandiani, che il leader di Campo progressista cerchi un ponte con il Pd e che non voglia finire nella morsa dei dalemian-bersaniani che pensavano di poterlo manipolare facilmente. Il messaggio scritto che Pisapia invia agli orlandiani ha, infatti, lo scopo di non scontentare nessuno. A loro assicura che sta “lavorando a un nuovo campo largo e inclusivo e tengo a dirvi che le porte di questo progetto politico sono spalancate a tutti coloro che hanno a cuore la ricostruzione del campo democratico e progressista”. La seconda parte del messaggio è un chiaro segnale destinato agli antirenziani di Mdp: un no secco alla lista unica perché “la risposta di cui abbiamo bisogno – scrive Pisapia – è un nuovo centrosinistra di governo, radicalmente innovativo, che faccia riforme sostanziali, che non ceda sui propri valori e non si limiti a criticare ma prenda tutte quelle misure necessarie per dare una svolta profonda a un paese in affanno”.

 

Il tema dell’alleanza con Mdp lascia disorientato anche il fronte della sinistra Pd.Se da un lato Zingaretti è convinto che non basti “rimettere insieme i cocci”, dall’altro attacca i renziani spiegando che: “Siamo passati dal dire che non si può fare l’alleanza, a criticare Mdp perché non ha fatto l’alleanza in Sicilia. Uno che ci guarda, diventa matto…”. L’unico tema in cui c’è stata unanimità d’intenti è la volontà di approvare lo ius soli. Su questo “è fondamentale che la sinistra dimostri di non avere paura”, ha detto a chiare lettere Gianni Cuperlo, mentre qualcuno, in sala, confessava: “In Transatlantico mi hanno detto che lo ius soli non passerà, faranno melina fino alla fine della legislatura…”. A margine dell’incontro una vecchia volpe come Portas cerca di schivare i commenti sulle divisioni a sinistra e sui tentennamenti di Pisapia: “Io vengo da un partito di centro, non sono del Pd. Chiedi ad Andrea (Orlando ndr) …” ma poi si lascia scappare: “Hanno grossi problemi…e bisogno di chiarimenti…”. Come dargli torto?