Fedeli, ministro dell'istruzione, è la vera palla al piede di Renzi

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Scorrere i suoi comunicati è illuminante: omofobia, bullismo, vaccini, femminicidio, don Milani, Gramsci («un pensiero attuale»), abolizione dei voucher («bene»), precariato

 di Goffredo Pistelli, 28.9.2017 da www.italiaoggi.it

In molti si sono esercitati a indicare, ex post, gli errori di Matteo Renzi nella intensa stagione politica che l'ha visto partire dalla Leopolda e arrivare a palazzo Chigi. In questo elenco, sostenitori e critici inseriscono spesso la scelta di alcuni ministri. Fecero molto discutere i nomi di Federica Guidi e di Federica Mogherini, ma anche quelle di Giuliano Poletti e di Marianna Madia. Nessuno di quei personaggi, però, ha nuociuto in termini di consenso all'attuale segretario Pd, come un ministro del governo successivo, Valeria Fedeli che, secondo molti, fu scelta dal dimissionario presidente del consiglio.

Non si tratta di rispolverare la polemica sui titoli di studio, sulla quale l'ex sindacalista di Treviglio (Bg) inciampò, avendo in precedenza forse un po' largheggiato con la biografia. D'altronde Fedeli ha fatto, per una vita, la dirigente sindacale della Cgil, mestiere che ha le sue complessità e richiede qualità umane e professionali che molti manager magari non hanno.

No, a nuocere a Renzi è proprio la gestione politica di Viale Trastevere che, di giorno in giorno, s'è allontanata da un solco che lo stesso segretario aveva tracciato fin dalle prime Leopolde e col libro programmatico Da De Gasperi agli U2 (Giunti), con parole sferzanti sull'istruzione e sul merito, non senza qualche durezza verso i sindacati. Parole che aprivano a Renzi la strada del consenso al di fuori del perimetro solito della sinistra.

Viceversa Fedeli, arrivata alla guida del ministero, per prima cosa ha mandato messaggi rassicuranti ai sindacati, e poi, coerente, s'era data da fare per ridurre la permanenza fuori regione di quei docenti «redistribuiti» sul territorio dalla riforma Buona scuola, «deportati» dissero i Cobas che evidentemente pensavano fosse giusto «deportare» gli alunni. Successivamente, anziché usare i temi forti della conoscenza e del futuro, Fedeli, giorno dopo giorno, ha utilizzato l'istruzione per rinfocolare quelli cari alla sinistra da cui proviene.

Scorrere i suoi comunicati è illuminante: omofobia, bullismo, vaccini, femminicidio, don Milani, Gramsci («un pensiero attuale»), abolizione dei voucher («bene»), precariato. Alcuni, certo, temi importanti, che devono stare nell'agenda di un ministro, il problema è quando la occupano tutta. L'innovazione renziana che fu, è stata ridotta a una maldestra battuta sugli smartphone a scuola, formidabile argomento per gli avversari.

Di qui al voto del 2018, Fedeli potrebbe contribuire ad alienare a Renzi e al Pd quella parte di consenso, centrista e moderato, che era stato conquistato alla Leopolda.

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