Socialisti ed ex dc non sono compatibili

Categoria: Italia

E’ un caso la leadership sempre più forte nel Pd di un ex democristiano come Dario Franceschini?

 di Carlo Valentini,17.11.2017 da www.italiaoggi.it

Vuoi vedere che ha ragione un grande vecchio della politica, democristiano che per molto tempo ha avuto le mani in pasta, Cirino Pomicino? La sua tesi è drastica: «In tutta Europa i partiti popolari e socialisti sono divisi, autonomi. Magari collaborano al governo ma i partiti mantengono le loro identità, autonomia, programmi. Solo in Italia si è voluto forzare un matrimonio assurdo che infatti sta dimostrando di non riuscire a reggere perché questo partito unico finisce per non convincere né gli elettori popolari né quelli socialisti. Al Parlamento europeo i gruppi sono non a caso ben distinti e allora che ci fanno i popolari italiani nel gruppo socialista a cui ha aderito il Pd? Popolari e socialisti, soprattutto in Italia, hanno cultura, tradizione, modalità operative diverse e, come vediamo, inconciliabili».

Pomicino, ex gran manovratore della politica e oggi al di fuori di essa, pone apertamente un problema che molti (dinanzi alle vicende piddine) affrontano a bassa voce. Ma si tratta di un ragionamento che alla luce dei risultati delle ultime tornate elettorali e delle difficoltà del Pd in vista delle politiche sarebbe sbagliato liquidare con presunzione.

È vero che l'iniziativa di Romano Prodi con l'Ulivo è scaturita per arginare la deriva sia dei cattolici che degli ex comunisti, i primi senza più il faro della Dc, i secondi colpiti dalle macerie del muro di Berlino. Di fronte all'avanzare di un partito-non-partito come Forza Italia, l'Ulivo sembrò un argine di salvezza, radunando sia quei cattolici popolari che aborrivano la spregiudicatezza di Silvio Berlusconi sia quei comunisti all'emiliana, più di governo che di lotta.

L'operazione ha funzionato, per un po', sul piano elettorale ma non su quello operativo, coi governi Prodi impegnati in incessanti mediazioni e a zigzagare in mezzo ai trabocchetti. Il «padre nobile» aveva un bel da fare a tacitare le liti interne al partito e quelle con gli alleati, che si chiamavano Clemente Mastella e Fausto Bertinotti. E quando lui s'è fatto da parte ci si è accorti che la saldatura non era in realtà avvenuta e si trattava di un partito con due anime distinte. Non ha forse sancito tutto questo la scissione di Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani? Ed è un caso la leadership sempre più forte nel Pd di un ex democristiano come Dario Franceschini? Sarà difficile rimettere insieme i cocci, ma per provarci bisogna innanzi tutto analizzare e discutere la tesi di Pomicino.