Contrastato solo da ItaliaOggi il convincimento, falso, che si ha così la maggioranza dei seggi

Col 40% non c'è la maggioranza. È una fake news che falsa tutti i ragionamenti politici

di Cesare Maffi, 13.2.2018 www.italiaoggi.it

Chiamatela bufala, frottola, menzogna, oppure ricorrete all'anglismo in voga fake news, o esprimetevi brutalmente con «minchiata»: nulla cambia, quanto alla falsità. È falso che una coalizione o una lista col 40% si garantirebbe la maggioranza assoluta fra gli eletti. È recentissima la riflessione apparsa sul Corriere della Sera: Silvio Berlusconi «dice di puntare a quota 40 ed ottenere così la maggioranza dei seggi in parlamento».

Si è più volte accertato che all'origine di quello che continua ad apparire come una diffusa credenza stia la mai applicata legge elettorale definita Italicum, dopo che la Corte costituzionale l'aveva scarnificata.

Effettivamente, se quella riforma fosse rimasta in vigore, alla lista (non alla coalizione) che spuntasse il 40% dei voti sarebbero assegnati 340 deputati; ma tale previsione è stata cancellata dalla legge vigente. In compenso, il Cav, suoi accoliti, ma anche esponenti di altri partiti, hanno ritenuto proficuo propagandisticamente indicare in 40% la soglia oltre la quale si conquista il parlamento.

Nonostante ogni smentita, la balla circola ancora, alimentata, è palese, dalla volontà pubblicitaria di Berlusconi: siamo a un passo dalla vittoria; i sondaggi ci danno appena appena sotto il 40% (non è vero, perché spesso stanno al 37, al 36 e anche meno); basta poco per spuntarla. Nemmeno si fa cenno al fatto che le camera sono due e che, indipendentemente dalla percentuale raggiunta, un partito o una coalizione può ottenere risultati diversi alla camera rispetto al senato, e anche con la stessa percentuale la traduzione in seggi potrebbe risultare difforme. Quanto al possibile ruolo dei senatori a vita, ai risultati esteri (12 deputati e 6 senatori), ai dati peculiari di alcune regioni (Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Molise), non si dice alcunché: conta solo divulgare che si andrebbe al governo spuntando il 40%.

Guardando al lato più semplice e immediato, invece, ci si rende conto che la faccenda è ben altra. La quota proporzionale prevede di assegnare 386 deputati, da ripartirsi fra tutte le liste che abbiano ottenuto almeno il 3% e le coalizioni che abbiano superato il 10% (più casi particolari di liste per le minoranze linguistiche). Il conto è semplice: all'1% corrisponde la conquista di 3,86 seggi, pari a un centesimo di 386. Siccome non tutte le liste concorrenti partecipano alla ripartizione (superare il 3%, fuori di una coalizione, non sarà facile, per le formazioni di destra, di centro e di sinistra), si può ritenere che all'1% equivarrebbero 4 deputati. Di qui un facile calcolo: se al centro-destra assegnassimo una percentuale del 35, otterrebbe 140 deputati; se toccasse il 40%, sarebbe a 160 seggi. Oggi il M5s è giudicato sopra il 25 e sotto il 30%: nel primo caso, otterrebbe 100 mandati, nel secondo 120. Questa forbice potrebbe valere anche per la coalizione di centro-sinistra, mentre il 6-7% accreditato a Leu si tradurrebbe in 24-28 deputati.

Dopo di che, bisognerebbe capire quanti deputati nei 231 collegi uninominali potrebbero conquistare i concorrenti: previsioni ardue. Tutto dipenderà dal seguito locale di ciascun partito. Al Senato i calcoli sulla quota proporzionale non permettono nemmeno di trovare un'assegnazione di seggi percentuale come si è visto per la Camera, perché si procederà regione per regione.

© Riproduzione riservata

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata