I nostri eroi nazionali sono di tipo Gomorra

Categoria: Italia

Fra tre giorni si vota. Cerchiamo di dare di noi una percezione migliore della realtà reale.

di Domenico Cacopardo, 1.3.2018 www.italiaoggi.it

Si chiama percezione, ciò che gli altri pensano di noi. Non per parametri specifici (fanno tenerezza coloro che si affannano a pubblicare le statistiche del ministero della giustizia con il, presunto, calo dei crimini), ma per sensazioni che talora derivano da articoli di giornale o da film. O dallo scempio urbano di Roma. In realtà, le differenze sostanziali (che fanno costume) tra di noi e le civiltà protestanti non sono solo gli onori resi agli eroi, ai vincitori, ma l'«epos». Il senso epico della propria storia. Noi vendiamo nel mondo pochi prodotti televisivi o cinematografici. Il maggiore successo è ottenuto da Gomorra, una vicenda di abiezione irredimibile. Negli Usa, si celebra Sniper, il cecchino, e lo si celebra senza esaltare gli aspetti più cruenti e inumani del suo mestiere, ma presentando l'uomo di fronte alla guerra e alla necessità di vincerla. E questo mood epico è diventato costituente della percezione mondiale dell'America.

Noi, che pure di eroi ne abbiamo avuti, da Giovanni dalle Bande nere a Garibaldi e più di recente Carlo Alberto Dalla Chiesa, non abbiamo mai (a parte qualche film propagandistico del periodo fascista, come Luciano Serra pilota) la voglia, il desiderio e la volontà di produrre un'opera epica sulla storia. La grande bellezza è di certo un signor film. Ma fondato sull'antinomia di un ceto borghese e culturale decadente e marcio e una città dallo storico splendore, precipitata anch'essa nell'abbrutimento del non voler essere.

Siamo fatti così. Così tanto che abbiamo messo sotto accusa Sergio Marchionne che non solo ha salvato dal fallimento la più grande industria privata italiana, ma ha anche mantenuto gli impegni di rilancio di fabbriche e dell'occupazione. Così tanto sconfitti, nelle guerre (con scarse eccezioni) e nel quotidiano, da combattere l'Alta velocità o il Ponte sullo Stretto. Col paradosso che i ceti popolari, che da queste opere trarrebbero lavoro e reddito (prima di tutta la comunità nazionale) seguono i pifferai irresponsabili che predicano la guerra al progresso.

Fra tre giorni si vota. Cerchiamo di dare di noi una percezione migliore della realtà reale.

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