I ministri M5s in giacca scura vanno al funerale del Vaffanculo

Assenteismo e desiderio di vendetta, un atto certo importante che forse non servirà molto.

di Gianfranco Morra 3.3.2018 www.italiaoggi.it

Domani l'atteso Election Day. Anche: non senza menefreghismi e incertezze, assenteismo e desiderio di vendetta, un atto certo importante che forse non servirà molto. Ma per fortuna domani celebreremo un evento molto più importante: il funerale del Vaffanculo. Tutto il Movimento Cinque Stelle è mobilitato. E tutto è pronto per il rito.

L'apostolo di questa avvincente e concreta parola, in sostituzione della troppo usata e abusata «democrazia», il grande creatore Grillo, consapevole che col 4 marzo si chiude un'epoca storica e se ne apre un'altra, ha scritto il necrologio: «L'epoca del Vaffa è finita». Se lo dice lui, che l'ha inventata l'8 settembre 2007

Luigino I, il figlio primogenito del Vaffanculo, da tempo aveva assunto il look adatto: il cappottino da perbenista, la cartelletta di apparato sempre in mano, il look presidenziale, i movimenti moderati e lenti. Dal Vaffa a san Gennaro. E al rito parteciperanno tutte le autorità del M5S, in testa i futuri (forse) ministri tutti vestiti con giacca scura e cravatta, una vera foto da funerale. Era inevitabile, insieme col Vaffa anche il look trasgressivo non serve più, finirà nella tomba.

Saranno esequie solenni ma sobrie, accompagnate dalla musica di Marco Masini. Più che un funerale sarà una apoteosi di quel Vaffanculo che tanto è servito negli anni passati, ma che ora, nell'epoca del potere e del governo, creerebbe difficoltà e anche conflitti: caro Vaffa, «hai combattuto la tua battaglia, hai compiuto la corsa, hai conservato la fede, riposa in pace» (2 Tim. 4,7). Vaffanculo, presente!

Il politologo non se ne stupisce, era un esito inevitabile e atteso: allo stato nascente ogni movimento carismatico (perentorio, entusiasta, intollerante) ha un carattere straordinario e personale. Il Vaffa rivoluzionario di Grillo era, sul piano politico, l'equivalente dell'avversativo religioso che regge il Discorso della montagna di Gesù: «Vi è stato detto, ma io vi dico».

Un annuncio rivoluzionario, ma anche effimero. Per durare esso doveva trasformarsi in istituzione (regolata, moderata, codificata). Proprio come, nei rapporti di coppia, l'innamoramento (unico, esaltante, insostituibile) diventa necessariamente matrimonio (abitudine, normalità, routine). Cioè famiglia come istituzione.

Nel passaggio dal fondatore carismatico del movimento, lo stellare Grillo, al gestore della istituzione, il burocratico Di Maio erano inevitabili le solenni esequie del Vaffa e il battesimo di un movimento diverso, meno di protesta che di governo, più di testa che di culo.

Si è verificato quanto Max Weber chiamava «banalizzazione del carisma» (Veralltäglichung, cioè pratica quotidiana). Un passaggio necessario, ma pericoloso in quanto il movimento perde quella fede che lo ha tenuto unito (il suo «Vaffa») e la istituzione richiede funzionari politici preparati e accorti, di cui sinora ne abbiamo visti pochi. Un passaggio, dunque, che potrebbe preludere a una crisi. Vedremo.

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