Le nostre difficoltà ci sono in altri Paesi

Dobbiamo valutare con cautela taluni commenti stranieri, che a differenza di quanto avviene in Italia giudicano con malizia e astio ciò che succede all'estero e con benevolenza quanto avviene in patria.

di Carlo Valentini 6-2-2018 www.italiaoggi.it

Dobbiamo valutare con cautela taluni commenti stranieri, che a differenza di quanto avviene in Italia giudicano con malizia e astio ciò che succede all'estero e con benevolenza quanto avviene in patria.

Il voto italiano non si è rivelato più problematico di quello della maggior parte dei Paesi europei. In Austria vi è un governo formato da una coalizione in cui il partito centrista coabita con quello di estrema destra e il primo ministro Sebastian Kurz ha pensato, tra l'altro, di riaprire la questione altoatesina; in Polonia al potere vi è il partito nazional-conservatore di Jaroslaw Kaczynski, che ha recentemente fatto approvare una legge (poi sospesa) che punisce chi parla di complicità polacche coi nazisti contro gli ebrei; in Spagna l'esito delle elezioni catalane è una spina nel fianco di Mariano Rajoy; Germania e Francia hanno registrato la preoccupante avanzata del radicalismo di destra che ha spinto, come reazione, a una grande coalizione tedesca non si sa quanto duratura e all'emergere del francese Emmanuel Macron con alle spalle un partito-non partito.

L'Italia post voto si trova quindi in buona compagnia. Perché l'Europa dovrebbe temere riflessi negativi dal risultato del voto? In fondo le urne italiane hanno registrato un'irrequietezza dell'elettorato più o meno comune a tutti i Paesi dell'Unione. Certo, qui i numeri rendono problematico il raggiungimento di una maggioranza parlamentare in grado di esprimere un governo. Ma la Germania ha impiegato cinque mesi per formare un governo e il Belgio quasi due anni. Così come si è lasciata lavorare la politica tedesca e belga allo stesso modo è auspicabile che si lasci lavorare quella italiana, senza inopportune interferenze (come quella a pochi giorni dal voto del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che per altro non ha portato fortuna a Paolo Gentiloni).

Né in ambito europeo va demonizzato un eventuale ritorno alle urne. Il sistema politico italiano è ormai maturo e non ha nulla da temere da una nuova prova elettorale. Del resto laddove, come in Francia, vige il ballottaggio gli elettori non sono forse richiamati al voto? Ed è proprio grazie a questo secondo turno che Macron ha trionfato. Quindi è auspicabile che l'Europa guardi con tranquillità all'evolversi della situazione politica italiana.

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