Postelezioni.Ci voleva un colpo di genio per rimettere in discussione l’improvviso amore di Matteo Salvini verso Grillo&Casalegno,

Categoria: Italia

facendo pesare l’insanabile distanza tra la Lega e i 5Stelle sul tema fondamentale del carico fiscale e del prevedibile trasferimento di soldi da un Nord operoso ad un Sud sempre più rassegnato.

i22.3.2018 www.italiaoggi.it

Ci voleva il colpo di genio del vecchio e indomito pirata per rimettere tutto in discussione: l’improvviso amore di Matteo Salvini verso Grillo&Casalegno, che passa sopra all’insanabile distanza tra Lega e 5Stelle sul tema fondamentale del carico fiscale e del biblico trasferimento di soldi dal Nord operoso e in ripresa a ritmi cinesi e il Sud parassitario e rassegnato; i tentennamenti e le tentazioni di parte non indifferente della dirigenza Pd, compresi alcuni presuntamente definiti renziani, di correre in soccorso dei vincitori, dimenticando che, se mai si farà un governo tra 5Stelle e Pd, i primi avranno il merito di ciò che funzionerà (ben poco) e i secondi la colpa di tutto ciò che andrà male (quasi tutto) e che in fondo a questa strada ci sono le elezioni anticipate, di nuovo giocate contro ciò che resterà del Pd colpevole del fallimento grillino; la tessitura del presidente della Repubblica volta a creare le condizioni di un accordo istituzionale che lo leghi a una legislatura viva e vitale e non a una legislatura nata morta; la personale batracomachia (la battaglia delle rane capaci solo di riempirsi d’aria) di Giggi o’ cazzaro, che gonfia il petto, attribuendosi una presidenza del consiglio che mai come ora è lacrime e sangue.

Insomma, dichiarando che sì, ci starà alla costituzione di un governo centro-destra/grillini, Berlusconi rompe le uova nel paniere dei dioscuri (Salvini&Di Maio) e li pone davanti a tutte le contraddizioni politiche espresse in campagna elettorale (e non rilevate, salvo l’eccezione, di cui andiamo fieri, di ItaliaOggi), alle bugie ammannite agli elettori del Sud attirati dal reddito di cittadinanza (uno scambio impossibile), all’archiviazione di una storia nazionale che viene da lontano, dalla Liberazione alla Costituzione (che soprattutto i grillini dovrebbero leggere), nella quale sono indicate, già da tempo, le difficoltà insormontabili che si dovranno affrontare per onorare alcune promesse delle settimane precedenti il 4 marzo. Sia sotto il profilo della distruzione dell’unico patrimonio che possiamo vantare in Europa (una certa stabilità di bilancio) sia sotto quello della credibilità italiana (cioè dei titoli emessi dallo Stato italiano) sui mercati internazionali.

Salvini non può riesumare Enzo Iannacci dicendo a Berlusconi «No, tu no» , dopo un accordo vincolante di centro-destra da lui preteso in funzione anti-Pd. Certo, potrebbe denunciare le precedenti intese e gettarsi nell’avventura mortifera dell’accordo bilaterale con Grillo&Casaleggio. Ma contribuirebbe alla creazione di una formazione fragile, dalla maggioranza inconsistente e, soprattutto, dall’insanabile contrasto tra le esigenze di un Nord che punta sulle detassazioni e di un Sud che punta ai soldi del Nord per garantire il proprio «non lavoro».

Intendiamoci, ci riferiamo al «non lavoro» elettivo di coloro che non vogliono correre dove il lavoro c’è (basti pensare agli ex precari della scuola che non volevano raggiungere le sedi vacanti per rimanere nella propria città, nel proprio villaggio, nella casa –magari abusiva- dei propri genitori), che non vogliono adattarsi a lavori pesanti non compatibili con la pretesa di vantare una laurea valutabile poco più di una carta straccia. Di un Sud di perdenti (perché i vincenti del Sud ci sono e non solo lontano da esso), del quale i legittimi e naturali interpreti sono proprio quei 5stelle che arrivano in Parlamento senza avere alcun passato fiscale (zero reddito).

Che la legislatura possa imbarcarsi verso il proprio naufragio è possibile. Non lo farà solo se Grillo&Casaleggio ordineranno il realismo e daranno il via a un governo non Salvini-Di Maio, ma a un governo Berlusconi-Salvini-Di Maio destinato a essere preso a pomodorate dagli elettori leghisti e grillini. Una bella disfida. Una specie di partita a «ciapa no», nella quale i perdenti sono già indicati: l’Italia e gli italiani.