Governo. Luigi Di Maio, consultazioni: "Governo con Lega o Pd. Il no a Silvio Berlusconi solo dopo esserci confrontati"

Categoria: Italia

Dunque, la prima menzogna. Di Maio ha affermato che quello per cercare una maggioranza è "un percorso iniziato il 5 marzo

5 Aprile 2018 www.libero.it

Fine del primo giro di consultazioni. L'ultimo ad essere ricevuto al Quirinale da Sergio Mattarella è stato Luigi Di Maio, leader del M5s. E nel breve intervento successivo al faccia a faccia, il grillino ha spiegato che "sentiamo la responsabilità di essere la prima forza politica del Paese" e "lavoreremo per assicurare una maggioranza il prima possibile all'Italia per un governo di cambiamento".

Dunque, la prima menzogna. Di Maio ha affermato che quello per cercare una maggioranza è "un percorso iniziato il 5 marzo. Interloquiamo con tutti i gruppi parlamentari, incontrati dalla Grillo e Toninelli. Non abbiamo posto veti a nessuno: abbiamo discusso di temi e poi ci siamo fatti un'idea di quali potessero essere gli interlocutori per un governo del cambiamento che guardi al futuro". Insomma, secondo il grillino non ci sarebbero stati veti a priori contro Silvio Berlusconi, anche se dal 5 marzo in poi il M5s ha detto chiaro e tondo che col Cav e Forza Italia non ci avrebbero mai governato.

Per il governo, Di Maio propone un "contratto sul modello tedesco", ossia un impegno programmatico, nero su bianco, assunto dalle forze politiche che sosterranno un esecutivo di larghe intese. Un accordo da raggiungere prima del via libera al futuro governo. "Il contratto sul modello tedesco - ha spiegato - ci permette di individuare temi da affrontare insieme ma anche i tempi e le procedure". Quindi, il passaggio decisivo: "Dopo aver parlato con tutti i gruppi, il M5s ritiene che il contratto lo possa sottoscrivere o con la Lega o con il Pd".

Parole, quelle di Di Maio, che fanno sospettare che la prima opzione dei grillini sia proprio il Pd. Già, perché dalla Lega sono arrivate diverse aperture (anche se Matteo Salvini non ha ancora ceduto sul tagliare fuori Berlusconi), mentre dal Pd - almeno ufficialmente - di aperture ancora non ce ne sono state. "Voglio dire qui che le mie aperture sono sincere - ha ripreso Di Maio - e voglio precisare che rispetto a quanto detto in questi giorni io non ho mai voluto spaccare il Pd, non ho mai chiesto una scissione interna: se mi rivolgo al Pd mi rivolgo al Pd nella sua interezza", ha sottolineato. E quando afferma "nella sua interezza", il sospetto è che ora, Di Maio, possa anche accettare la presenza di Matteo Renzi, per quanto formalmente ridotto a ruoli marginali nel partito. Se Di Maio ha esplicitamente ribadito la sua chiusura a Forza Italia e a Berlusconi, non ha fatto altrettanto parlando di Renzi.

"Non immaginiamo alcun tipo di interferenza con le dinamiche interne del Pd - ha affermato il grillino -. Lo stesso vale per il centrodestra: non vogliamo spaccare la coalizione. Ma io - ha sottolineato - non riconosco una coalizione di centrodestra. Le forze politiche si sono presentate con tre programmi differenti e con tre candidati premier differenti, inoltre si sono presentati alle consultazioni con leader differenti e non insieme, come avevano detto. E questi leader hanno idee completamente opposte sul M5s: per questo ci rivolgiamo soltanto alla Lega", ha tagliato corto.

Dunque, Di Maio propone "un incontro con Salvini e Martina per iniziare a lavorare a un contratto sul modello tedesco. Non voglio lanciare temi: interlocuzione significa che insieme creiamo il percorso per arrivare al cambiamento del Paese". Dopo aver escluso governissimi o governi di scopo, e dopo aver ribadito che deve governare "chi è stato legittimato dal popolo", Di Maio ha sottolineato che devono essere messi al centro "gli interessi degli italiani e non i giochi di palazzo".

Dunque, un'altra frenata sul tema dell'antieuropeismo. Di Maio ha infatti ribadito che il M5s "ha una posizione ben precisa in politica estera: con noi al governo l'Italia resterà alleata all'Occidente, al patto Atlantico, all'Unione europea e monetaria". Un messaggio in netta contraddizione con la storia dei grillini, un messaggio lanciato ai mercati e alle cancellerie internazionali: una richiesta di fiducia, anche a costo di andare contro tutto ciò che il M5s è sempre stato.