1-La censura del cartellone contro l’aborto ci ha resi simili all'Iran

Categoria: Italia

2-Manco i telebani manifesto pro vita rimosso in meno di due giorni

7.4.2018 da il Foglioe La Verità

1-A Roma hanno rimosso una gigantografia ProVita come nella teodemocrazia iraniana che cancella le mammelle della Lupa

di Giuliano Ferrara 6 Aprile 2018 alle 21:www.ilfoglio.it

Commenti 6

Il lupo e l’agnello, no, la lupa e il feto. Che poi io feto lo dico quasi mai, bambino si deve dire.

Allora. A Teheran hanno rimosso le mammelle della Lupa di Romolo e ovviamente ormai Remolo, nella città dei gemelli gruppazzi di dementi che interpretano probabilmente la volontà di una maggioranza di indementiti hanno fatto rimuovere un cartellone bello grande con su un bambino-feto nella pancia della madre, non una lupa: #rimozioni, così ho tuìttato. E che dovevo fare? Di rimozioni si tratta. Di sesso, di maternità, di nascite e allattamenti, reali o mancati.

Un collega Twitter ha postato un vecchio Guzzanti che dieci anni fa, in campagna contro l’aborto, non avevo avuto il tempo di vedere. Corrado dice che sono confuso, che non so cosa voglio, che la moratoria contro la pena di morte è una cosa, l’aborto un’altra, e che vabbè, non voglio la galera per le donne, ma non voglio nemmeno l’aborto, ma che cosa voglio? La questione sembra complicata, a me sembrava semplice, a me e altri centotrentamila che votarono nel 2008 contro l’aborto, e alle donne e agli uomini con cui feci compagnia nella lista presentata in quasi tutte le circoscrizioni della Camera alle elezioni, tra uova, bombe carta e linciaggi vari, con un insuccesso finale che definirei assolutamente perfetto.

Non so come la pensino i promotori del cartellone, o forse posso intuirlo, non ho mai usato i feti cosiddetti, preferivo le parole, ma in effetti quel cartellone è occasione di parola almeno quanto è occasione di censura l’infilata di mammelle della Lupa a Teheran, allattare bambini a Teheran. Parola semplice. In galera per un atto di autolesionismo e di autodifesa e di libertà a danno di sé stessi e degli altri né la donna né il medico né alcun altro ci deve andare. In paradiso per avvenuta tragedia & sofferenza nemmeno. Tra quella galera mancata e quel paradiso mancato c’è il nostro inferno, fiammeggiante ed evidente per chi voglia ragionare.

L’aborto è un omicidio, il più perfetto dei delitti che toglie tutta la vita, dal concepimento, a un essere umano nascente. Lo si pratica in forme varie da sempre, come un tormento e una liberazione. L’aborto non è femminile, non esprime la libertà femminile, tanto è vero che in Asia si sono abortite, e adesso mancano secondo Amartya Sen a centinaia di milioni, proprio le femmine, improduttive a confronto dei maschi. L’aborto è maschio, almeno quanto femmina, perché il concepimento arriva da un’unione di coppia eterosessuale, e deresponsabilizza quello che ci mette del suo seme. L’aborto non è personale, ecco perché la galera per infrazione penale personale è fuori discussione, è culturale, è sociale, è il linguaggio decisivo della contemporaneità, sotto legislazioni permissive per norma o per sentenza che hanno fatto da spartiacque: prima era un dramma privato fuori della socialità diffusa, poi è diventato inevitabilmente e dico inevitabilmente una licenza pubblica di comportarsi a quel modo. Infine è diventato un diritto, una retorica del diritto e della libertà, che alle radici del mondo moderno era sempre stata opposta come diritto alla vita a ogni immagine e pratica di morte. Ma non è che così è scomparso nel suo senso e criterio, appunto, di vita e di morte. Si è normalizzato, è diventato un’abitudine davanti alla quale siamo moralmente sordi. E alla fine con la Ru486 e altri ritrovati si è anche riclandestinizzato, realizzandosi insieme come licenza pubblica e veleno privato. Un capolavoro.

Ci sono stati nel frattempo i progressi della civiltà e della scienza genetica, sappiamo tutto, fotografiamo tutto, registriamo il dolore della creatura aspirata o raschiata o avvelenata, possiamo definirla sulla scala delle nostre conoscenze della struttura cromosomica, ascoltarla. Forse non in nome della chiesa, che non c’entrava e spesso mi ha chiuso le porte in faccia, nonostante una solidarietà papale e ruiniana andata fin che era possibile al limite del possibile, forse in nome della laicità, della conoscenza appunto, dei Lumi, o quello che volete voi, ci fu in quell’occasione della campagna laica contro l’aborto una consapevolezza, un’ispirazione, diciamo così. I poteri pubblici e il potere culturale devono organizzare la deterrenza contro l’aborto, impedire che i bambini uccisi siano chiamati feti e scartati come “rifiuti ospedalieri”, la dizione di prammatica stampigliata sulle borse che contengono il grumo di materia inerte di cui parlava la Bonino, quella contro la pena di morte, e ciascuno faccia quello che può ma tutti facciano quello che devono, nel pubblico e nel privato, e i Comuni invece di rimuovere i cartelloni pro life organizzino dei cimiteri decenti per le vittime dei raschiamenti e delle aspirazioni, su, forza, si muovano. Si chiamò moratoria. Ieri c’era quel cartellone, averlo rimosso ci ha fatti simili alla capitale della teodemocrazia iraniana. Non mi sembra così complicato, sono sicuro che anche Corrado Guzzanti condividerebbe la spiegazione.

Commenti

Sse 07 Aprile 2018 - 08:08

eh sì, cartellone da censurare, offensivo...non si sbatte in faccia così la cruda realtà...aspirato, raschiato, avvelenato... poi, "sti subdoli censori, ti fanno la campagna fotografica sui pacchetti di sigarette per i danni del fumo

RispondiSilvius 07 Aprile 2018 - 08:08

D’accordo con Lei ma anche con Guzzanti, che pur non amo. Solo due domande, poi La lascio in buona compagnia dei Pro Life: 1) e quindi? 2) cosa c’entrano i cimiteri?

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 07 Aprile 2018 - 03:03

Quando, in nome della libertà, si concede la licenza legale di uccidere un bambino nel ventre della madre, non servono tanti distinguo, significa solo che l'uomo s'è avviato sulla strada del suicidio collettivo. l'inevitabile conseguenza della libertà senza responsabilità, versata dai coppieri nelle bramose fauci di esseri edonistici che hanno rinnegato la ragione. Ci vorrà tanto tempo, ma accadrà.

Rispondijoepelikan 07 Aprile 2018 - 00:12

Ferrara, questo non basta. Diciamocela tutta: non sono liberal, sono dei nazistelli. Questi sposano a fondo il principio nazista della fungibilità della vita umana se giudicata superflua e sono allineati all'idea schmittiana dello stato d'eccezione. Come il Führer secondo Schmitt, si sentono investiti da una legittimità superiore ad agire contro la legalità costituzionale della libertà d'espressione.

Rispondialbertoxmura 06 Aprile 2018 - 23:11

Quel manifesto conteneva solo verità e non ledeva alcun diritto né alcuna libertà. Piuttosto la sua rimozione lede il diritto di manifestare liberamente le proprie idee. D'altro canto è comprensibile che un simile manifesto disturbi chi l'aborto lo ha praticato, perché fa irrompere nella coscienza il sentimento incancellabile della colpa commessa, che si tenta invano di rimuovere, con le armi di un linguaggio distorsivo avallato da una legge che altro non fa se non concedere la licenza di uccidere chi non è in condizione di difendersi.

Rispondirobyv73 06 Aprile 2018 - 22:10

La nazione che, per omaggiare chi in patria condanna a morte i gay e le lesbiche, copre le statue nude non è molto diversa dalla teocrazia Iraniana, è solo più relativista e scansafatiche rispetto all'originale persiana, d'altronde loro sono disposti a morire in nome della loro religione, noi siamo disposti a permettere imbelli che loro facciano ciò che voglio alla nostra. La nazione che impedisce in tutti i modi a chi vive di porre fine alle proprie sofferenze e contemporaneamente si prodiga per impedire la nascita di un essere umano ha evidentemente qualche problema ma lo ha anche la società civile che si prodiga in tutti i modi per permettere il suicidio e non fa nulla per impedire l'omicidio del più indifeso degli esseri umani, colui che non è ancora nato ma che è indiscutibilmente vivo e destinato ad essere un uomo o una donna.

2-La Raggi si piega aglle proteste degli acortisti, che predicano libertà ma tolgono dalla circolazione le idee fiverse dalle loro.

Carlo Piano, La verità 7.4.2018

Non è discutere se l’aborto è giusto o no: Ma se la rimozione del cartellone è nei confini della libertà di opinione…non dove sia l’offesa e il pericolo nelle parole “ “Il tuo cuore batteva già alla terza settimana dopo il concepimento.. già ti succhiavi il pollice..”

Perché rimuoverlo così in fretta ? ..Perchè zittire con la forza della censura ?