Governo. Tornare al voto subito. Contro la truffa del governo Pd-M5s

Categoria: Italia

L’unico governo possibile tra Pd e grillozzi è un governo impossibile: sì al Jobs Act, alla legge Fornero, al garantismo, alla democrazia rappresentativa. Se i partiti sono distanti sui doveri, meglio cambiare canale. Meglio il voto. Perché si può fare

di Claudio Cerasa 26 .4 2018  www.ilfoglio.it (in abbonamento e oggi in edicola)

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Il punto centrale da cui partire non è solo se sia giusto o se sia sbagliato farlo. Se ci pensate, è tutto più semplice: scusate, ma per fare che? Il dibattito sulla possibilità che il Partito democratico possa accettare di far partire un governo con il Movimento 5 stelle è viziato da un problema che riguarda l’oggetto del confronto tra chi sostiene che sia giusto mettere il Pd al servizio del grillismo e chi sostiene che invece farlo sia un errore clamoroso.

Il problema di fondo è che far nascere questo governo, per un partito fieramente europeista, fieramente antisovranista, fieramente antiprotezionista, fieramente alternativo al maoismo digitale, potrebbe avere un senso solo a condizione che il M5s accetti l’impossibile, ovvero accetti di dire alcune cose che un partito nato sull’onda eversiva di un vaffanculo alla democrazia rappresentativa purtroppo – purtroppo per l’Italia, non per il Pd – non può permettersi di dire. Un governo con il M5s, per un partito come il Pd, potrebbe avere un senso nel caso in cui il M5s avesse il coraggio di sbianchettare ancora un po’ il suo programma elettorale.

Di Maio, lo abbiamo visto, è arrivato a dire che governare con il Pd non sarebbe un tabù e che ricevere il sostegno esterno di Forza Italia non sarebbe uno scandalo (fino a qualche settimana fa, Roberto Fico affermava che “il Partito democratico è il pericolo numero uno per il nostro paese”) e dunque ci si può aspettare tutto. Ma ci si può aspettare che un movimento nato per mandare a quel paese la riforma del lavoro, smantellare la riforma delle pensioni, mettere mano alla riforma sui vaccini, considerare innocente fino a prova contraria solo gli imputati graditi alla Casaleggio Associati, incoraggiare la fogna del processo mediatico, considerare l’Europa non un alleato da difendere ma un nemico da combattere, possa rimangiarsi tutto per far nascere un governo del cambiamento? Come è evidente, l’unico governo possibile con il M5s, per il Pd, sarebbe un governo non-possibile, e una volta scoperte le carte dei grillozzi un partito fieramente europeista, garantista, mercatista, democratico avrebbe il dovere e forse persino la responsabilità di spiegare al presidente della Repubblica che se l’unica alternativa al governo truffa sono le elezioni allora nessun dubbio: ben vengano le elezioni.

Nel dibattito quotidiano l’idea del voto anticipato viene utilizzata spesso come se fosse solo una forma di spin utile a terrorizzare i nuovi parlamentari – accettare qualsiasi cosa per non rischiare il posto con elezioni anticipate. Ma se ci si pensa bene non c’è una sola ragione convincente che possa dimostrare che in mancanza di un governo naturale, quello tra i vincitori, sia necessario far nascere a tutti i costi un governo. Far avvicinare il Pd al 5 stelle alle condizioni del 5 stelle sarebbe una follia che incentiverebbe un bipolarismo pazzotico e suicida formato da un populista di governo e un populista di opposizione. Ma allo stesso tempo anche l’alternativa finale, il famoso governo del presidente, sarebbe, con tutto il rispetto, un’alternativa farlocca. Primo: un governo d’emergenza si fa quando si è in emergenza, ma dato che l’emergenza italiana è una fake news alla quale non credono nemmeno i grillozzi (siamo così in emergenza che Salvini e Di Maio hanno accettato senza battere ciglio che fosse l’esecutivo uscente a preparare il Def) un esecutivo di emergenza sarebbe una clamorosa fake story.

Secondo: un governo d’emergenza che nasce per il fallimento dei vincenti, Lega e M5s, diventerebbe un governo sostenuto prevalentemente dai perdenti, Pd e FI, ma mettere il paese nelle mani di un patto del “Nazarino” sarebbe un po’ troppo considerando il voto del 4 marzo. Dunque – a meno di un ritorno di fiamma tra Salvini e Di Maio dopo le regionali – resta solo una scelta. Pura. Genuina. Andare al voto subito per sfidare i populisti, dimostrare la loro incapacità, la loro ipocrisia, la loro pericolosità e capire se dopo lo spettacolo indecoroso delle consultazioni gli elettori utilizzeranno ancora una volta le elezioni come un surrogato di X-Factor. Ha ragione chi dice che non si può rinunciare a discutere anche con chi la pensa in modo diverso da te. In un sistema proporzionale, le formule creative hanno un senso se mettono insieme partiti distanti sui diritti ma vicini sui doveri. Quando i partiti sono vicini sui diritti ma distanti sui doveri è meglio cambiare canale. Meglio pensare a un’alternativa. E l’alternativa giusta oggi ha solo un nome possibile: elezioni.

Commenti

lorenzo toccolorenzo tocco 26 Aprile 2018 - 10:10

Si continua a fare di ogni erba un fascio dicendo, in pratica, che Lega e 5S sono la stessa cosa. Ma non è vero, e lo dimostrano i risultati raggiunti dalle amministrazioni locali. Basta vedere Roma e Torino e paragonarli con Lombardia e Veneto. Poi, per quanto riguarda il possibile governo giallo-rosso, ho sentito ieri sera dire a fra' Martina campanaro una considerazione che toglie lo spazio ad ogni dubbio: non bisogna lasciare niente di intentato nel dialogo con i grillini perché se no si rischia di avere la Lega al governo. Una dichiarazione che me ne ricorda una analoga fatta da Cossutta nei riguardi del Cav. molti anni fa. Ebbene, di fronte a queste alte motivazioni il PD non potrà certamente sottrarsi all'onere del governo pizza e Fico, magari rafforzate un tantinello dalla prospettiva di avere Franceschini presidente della Camera e Renzino agli esteri. Si compirà così anche il passo del Vangelo che dice "Beati gli ultimi".

Rispondigiantrombetta 26 Aprile 2018 - 09:09

Sono pienamente d’accordo. Quando ascolto una parlamentare grillina affermare che i 5 stelle non propongono ne’ perseguono un’alleanza o una coalizione politica, ma un contratto e poi spiegare la differenza lessicale tra alleanza e contratto, penso che governare per contratto significa semplicemente gettare la politica nella spazzatura. Se la posizione grillina mi appare coerente visto il contratto che i loro parlamentari hanno sottoscritto con la Casaleggio e Associati, mi auguro che almeno chi ancora si definisce partito politico sia altrettanto coerente nel difendere i principi costituzionali che legittimano la sua esistenza. Lega o Pd sono scelte politiche indifferenti, secondo Di Maio e soci, purché governiamo se si può con gli uni, altrimenti con gli altri. Per contratto, s’intende. Una volta si diceva Francia o Spagna purche’ se magna. Ha ragione da vendere Ferrara quando scrive di sbornia collettiva è stato etilico.

RispondiDBartalesi 26 Aprile 2018 - 08:08

Colpisce questo allineamento dei due Direttori, l'attuale e l'ex, nel lanciare il "vade retro" all'accordo PD-M5S. Meglio un morto in casa (vabbé le elezioni) che un populista all'uscio? Forse. Eppure penso che liberarsi da questa "malattia"non sarà facile, anche con nuove elezioni, la prova? Per contenere il contagio di questa nuova"peste", Berlusconi ha allontanato dai suoi talk show tre riconosciuti "untorelli"...Belpietro, Giordano, Del Debbio. Basterà, se le televisioni per fare audience e fare pubblicità hanno bisogno che il popolo si scaldi? E Giletti, Travaglio, etc. dove li si manda? Al popolo, libero dalle briglie dei partiti e della chiesa, piace amare e odiare, avere quasi tutto e subito. Una promessa politica deve arrivare a casa come se la portasse Amazon. E'un populismo diverso da quello che ci portò Mussolini. E dunque, Voi parlate più al cervello e fate bene, ma forse con questo nuovo modo di intendere e di volere, e di votare, occorre fare i conti. Trattare.

Rispondiandrea.maccarini 26 Aprile 2018 - 08:08

Pd-M5S governo farlocco, d'accordo. Fallimento dei vincitori, d'accordo. Ma che le elezioni andrebbero in modo sostanzialmnte diverso (per non dire migliore) si fa moltissima fatica a crederlo. Fare altre elezioni con questa legge elettorale significa, con elevata probabilità, avere poi un'altra fase post-elettorale come quella che stiamo vivendo. O magari peggiore, se gli elettori si convincono che i voti garantiti ai vincitori non sono stati sufficienti a garantirli dai giochi di palazzo e che il messaggio dev'essere gridato ancora più forte. Cambiare la legge elettorale prima di nuove elezioni non è un lusso, è una necesstà. Ma non ci si può aspettare che lo facciano i vincitori di queste elezioni. Può farlo un governo del presidente che sia solo governo di scopo, poche cose e via.