Di Maio è numericamente più forte ma Salvini lo supera politicamente

Categoria: Italia

Di Maio non ha alternative, o forma il governo o scompare.  esito sarà deciso nelle segrete stanze della piattaforma Rousseau

di Sergio Soave 16.5.2018 www.italiaoggi

Matteo Salvini e Luigi Di Maio non riescono a trovare un'intesa, almeno per ora, per divergenze di merito, rilevanti, che separano la visione sostanzialmente produttivista del leader nordista da quella assistenzialistica del leader grillino. Sono differenze note, che potrebbero essere mediate se esistesse un collante politico abbastanza tenace: ma è proprio questo che manca. Non a caso Di Maio parla di «contratto» e non di alleanza e Salvini condiziona ogni mossa alla tenuta del quadro di alleanze del centrodestra.

Nessuno dei due vede nel futuro, nella prossima legislatura, una coalizione con l'altro. C'è poi un'altra differenza rilevante: Salvini ha un partito, un'alleanza, un insediamento sociale che si sta diffondendo dal Nord al Centro e comincia a farsi valere anche in qualche situazione meridionale. Ha deciso di tentare la carta del governo con i 5stelle a condizione di uscire rafforzato da quell'esperimento, altrimenti può abbandonarlo restando un leader forte e competitivo.

 

Di Maio non ha alternative, o forma il governo o scompare. I veri padroni del movimento, Beppe Grillo e la Casaleggio e associati, gli hanno imposto una verifica preventiva del «contratto», il cui esito sarà deciso nelle segrete stanze della piattaforma Rousseau. Anche per questo non può siglare e comunicare un accordo sulla figura del presidente del consiglio, perché se lo facesse la delusione della base, già diffusa, sarebbe incontenibile.

Quindi, se numericamente Di Maio appare il più forte dei due, in realtà è Salvini a godere di una situazione più vantaggiosa. Salvini non può accettare di chiudere l'Ilva, di bloccare la Tav, di dare un segnale di deindustrializzazione, e Di Maio dovrà cedere su questo come su altri terreni. Altrimenti Salvini può affrontare senza problemi nuove elezioni (e ora anche Silvio Berlusconi è convinto di poterlo fare con meno preoccupazioni) mentre Di Maio, con ogni probabilità, sarebbe sostituito da un altro «capo politico» designato dal duo Grillo-Casaleggio. Si arriverà all'accordo di governo solo a queste condizioni, cioè un cedimento sostanziale dei 5stelle, mascherato soltanto da qualche frase retorica sul reddito di cittadinanza, comunque rinviato al 2020 e sottoposto a qualche vincolo sulla disponibilità ad accettare proposte di impiego. Grillo e Casaleggio accetteranno questa deriva? Il rischio di galleggiare per un paio d'anni logorandosi in battaglie parlamentari sempre rischiose soprattutto al senato, perdendo le sfide amministrative una dopo l'altra, è forte e può sfibrare un movimento la cui base elettorale non è consolidata. Queste sono le ragioni che hanno messo in stallo l'intesa e sono politicamente piuttosto robuste.

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