Il celodurismo di Salvini e Di Maio e il rischio di finire nel baratro

Categoria: Italia

Pervasi dal sacro fuoco del “nuovo” sembrano ignari delle unintended consequences, degli effetti non previsti dovuti a ciò che ormai già hanno messo in moto.

MARIO MARGIOCCO, 20.5.2018 www.lettera43.it

POLVERE DI STELLE

Così il M5s divenne il punto di riferimento dei leghisti delusi

Il “celodurismo” è termine di grande chiarezza e scarsa finezza lanciato ai tempi da Umberto Bossi . L’etimologia è chiara. Fra i neologismi della Treccani viene definito come «tendenza ad assumere, nelle decisioni della politica, atteggiamenti di brutale radicalità e intransigenza». Altrove, nel Wikizionario, si trova anche questa definizione: «Tendenza a un approccio decisionista, presuntuoso e arrogante alla politica».

SALVINI E GRILLO CELODURISTI. Matteo Salvini è rimasto celodurista, il suo «meglio barbari che servi» lo iscrive di diritto, frase baldanzosa e piena di “attributi” ma senza senso perché se i servi si umiliano i barbari sconquassano e fanno terra bruciata e alla fine sono ugualmente dannosi. E così pure è celodurista l’attacco «…a questi salottini che hanno massacrato il nostro futuro» e che se «sono preoccupati allora vuol dire che stiamo facendo qualcosa che è giusto», con riferimento allo spread, strumento dell’infingardo potere che ci vuole tenere servi . Insomma, complotti e giusta, ferma risposta del celodurista. Beppe Grillo lo è, celodurista, anche se non viene affatto dalle file leghiste. Basterebbe a qualificarlo il «ci avete rotto il cazzo» del suo ultimo intervento sul blog, all’indirizzo di tutti quelli che ostacolano l’ascesa del Movimento al governo. Luigi Di Maio lo è meno, questione d’età forse, ma anche lui sulla fiducia nella supremazia intellettuale e morale (gli onesti) dei 5 Stelle non scherza.

Ne abbiamo visti, di governi in fieri. Ma questi, oltre ad avere una squadra che ha già deciso il gioco prima di scegliere un mister (il presidente del Consiglio) sono di una categoria speciale, perché posseduti dal demone del nazionalismo e del populismo, cioè da due fedi incrollabili: che l’Italia e solo l’Italia è l’ orizzonte e solo il bene dell’Italia interessa, cosa ovvia se si valuta però anche dove e con chi geografia e storia ci pongono, e che il popolo non sbaglia. Le scelte semplici e chiare che il popolo capisce a approva sono quelle giuste. Si sta costruendo l’Italia “nuova”. Matteo Salvini è il più nazionalista. I 5 Stelle - e quindi Luigi Di Maio - i più populisti.

M5S E LEGA CI DANNEGGIANO IN EUROPA. I danni in pochi giorni sono già notevoli. Pervasi dal sacro fuoco del “nuovo” sembrano ignari delle unintended consequences, degli effetti non previsti dovuti a ciò che ormai già hanno messo in moto. Il primo e più grave passo falso è stato sul fronte europeo. A parte la richiesta totalmente bizzarra e irrealistica di una riduzione del debito italiano di 250 miliardi a carico del sistema di banche centrali europeo (non della sola Bce quindi), richiesta subito definita «ormai superata» e depennata, hanno insistito anche nell’ultima versione del programma su una Europa pre-Maastricht, prima dell’euro quindi e delle sue regole.

LEI LLUSIONI SUL DEFICIT. Il nocciolo della questione, per Salvini e di Maio, è avere mano libera sui deficit e poter spendere, per questo le regole dell’euro non vanno bene. Il loro Contratto prevede un extra deficit di almeno 100 miliardi. Sono due illusi di gigantesche proporzioni che non capiscono come, anche fuori dall’euro, sarebbero i creditori e i partner economici a imporci dei chiari limiti di spesa. Che potremmo ignorare, con tutte le conseguenze del caso. Per prima, la perdita di credito internazionale.

Si sta costruendo l’Italia “nuova”. Matteo Salvini è il più nazionalista. I 5 Stelle - e quindi Luigi Di Maio - i più populisti

Non è certo un mistero che cosa pensa poi la manina che inserì in una versione precedente la questione dei 250 miliardi, la manina di Claudio Borghi Aquilini, ormai onnipresente, e convinto assertore che il debito si abbatte creando moneta. Entra così di diritto fra gli apprendisti stregoni della storia monetaria, maestri di sciagure. Per un completo Bignami del Borghi-pensiero vedere l’intervista entusiasta che gli ha fatto a dicembre Claudio Messora e disponibile su youtube, Come vi porterò fuori dall’euro. Dopo questi messaggi, e Borghi è da tempo responsabile economico della Lega e probabile ministro o viceministro, i mercati e i partner hanno bisogno solo del primo passo concreto, la musica già la conoscono.

Salvini e i pentastellati sono dei neonazionalisti di tipo populista ed è inutile cercare altre definizioni più specifiche perché queste due categorie ben note e sperimentate dicono già tutto , e senza bisogno di neologismi come “sovranisti” e “democraticisti” che da nazionalismo e populismo già sono ampiamente contemplati. Il nazionalista è ovviamente anche sovranista e il populista fa ovviamente sfoggio anche di “democraticismo”, anche se non è il metodo democratico e le sue regole che lo affascinano ma il suono travolgente della vox populi e dell’interpretazione che lui riesce a darne e delle soluzioni semplici e indolori a problemi gravi che lui riesce a far loro beatamente ingollare. Finché ci credono.

ERRORI ANCHE SULLE SANZIONI ALLA RUSSIA. Roma apre le porte ai moderni barbari ha titolato il Financial Times ed è questo titolo che hanno letto da Londra a San Francisco a Sydney e Singapore mentre noi, e solo noi, ascoltavamo il sciocco elogio salviniano dei barbari così superiori ai servi. E servi di chi? Ma dello spread! A parere di chi scrive (è lecito avere un parere o è lesa maestà al nuovo che avanza?) il nascituro governo Di Maio-Salvini ha già fatto una serie di passi falsi, sull’Europa soprattutto e poi sull’abolizione delle sanzioni alla Russia, peraltro impossibile unilateralmente. Ci sono già costati e ci costeranno parecchio, in termini di credibilità e fiducia. E sono esempi di celodurismo puro.

Ill nascituro governo M5s-Lega ha già fatto una serie di passi falsi, sull’Europa soprattutto e poi sull’abolizione delle sanzioni alla Russia,. Ci costeranno parecchio, in termini di credibilità e fiducia

Non si può voler ottenere cambiamenti in Europa, in parte magari giusti e augurabili, e fare i celoduristi anche con Bruxelles. Occorrono alleanze e strategie. E occorre conoscere ciò di cui si parla. Grillo ad esempio è innamorato dell’euro a due velocità, oltre che del referendum sull’euro, così, per renderlo più democratico. Chissà se è al corrente che l’idea di una doppia moneta fu nel 2013 di Bernd Lucke, economista di Amburgo, fondatore ed ex leader dell’AfD, il partito della destra populista e nazionalista che ora ha 92 deputati su 709 al Bundestag. Portogallo, Spagna, Grecia e Italia dovevano tornare alle valute nazionali, con un cambio fisso con l’euro ma la possibilità di svalutare, modificando quindi questo cambio. Una via morbida di uscita.

LA STRADA PER USCIRE DALL'EURO. Per Lucke infatti una moneta comune con i mediterranei era ed è ingestibile. La Grecia non è uscita neppure nel 2015. Gli iberici si attaccheranno ai Pirenei con le unghie. Il nostro nuovo governo vuole invece uscire. Visto che un partito ormai forte in Germania, e altri, ci vogliono cacciare, perché non fare una bella uscita consensuale secondo i canoni di Borghi e del suo collega, neo senatore Alberto Bagnai, uomini così cruciali e per Salvini così indispensabili? Poi dopo un po’ ci ritroveremo a raccontarci come è bella la vita fuori dall’euro. E a portare in trionfo Giggino e Matteo. Salvini quattro anni fa dichiarava con perfetto celodurismo che l’euro era moribondo e che «chi difende ancora l’euro è un cretino». Se c’è anche lui, non saremo mai soli.