Pd, l'opposizione si era sistemata sotto le telecamere per far casino

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La platea che ha fischiato Roberto Giachetti, che gli ha strillato contro fino a farlo smettere di parlare, aspettava lui, Matteo Renzi.

di Goffredo Pistelli, 24.5.2018 www.italiaoggi.it

La platea che ha fischiato Roberto Giachetti, che gli ha strillato contro fino a farlo smettere di parlare, aspettava lui, Matteo Renzi. All'Ergife di Roma, gigantesco hotel sull'Aurelia, storica sede di congressi radicali e di mega concorsi, sabato scorso è stato il teatro di una resa dei conti mancata, quella dell'assemblea del Pd. Il redde rationem l'aveva organizzato la minoranza interna, i sostenitori di Andrea Orlando e di Michele Emiliano, gli sconfitti all'ultimo congresso, le cui fila sono ora ingrossate da un bel po' di franceschiniani e veltroniani, tutti aggrappati al reggente Maurizio Martina. Come ha raccontato la brava Claudia Fusani per Tiscali, gli oppositori di Renzi «s'erano messi compatti sulla destra della sala, in favore di telecamere».

Se l'ex segretario avesse osato parlare, sarebbe partita la sarabanda perfetta per i telegiornali della sera. Alla fine, Renzi non ha insistito, forse per timore, o per responsabilità o, più verosimilmente, per evitare lo spettacolo di un Pd dilacerato, proprio mentre M5s e Lega erano in difficoltà per il contratto di governo, criticato anche dagli osservatori e gli editorialisti più possibilisti. La prova muscolare è stata offerta con Giachetti, renziano storico ma fuori dall'inner circle.

L'ex radicale era un bersaglio simbolico perché, a dicembre 2016, subito dopo il referendum perso, era sbottato in un «facce di c.» all'indirizzo della allora sinistra interna che, dopo aver militato per il No, lamentava la sconfitta in direzione. Giachetti, insomma, per i nostalgici ultras anti Renzi, era correo nell'aver propiziato la scissione dalemian-bersaniana. L'azzittimento per vendetta è una vicenda unica nella storia dem, figurarsi in quella Pci-Pds-Ds. Alle radici Pd, per trovarne uno analogo, si deve risalire al congresso Dc dell'Eur del 1989, dove le truppe sbardelliane e demitiane s'affrontarono con fischiate e urla da curva sud.

 

Ma al di là del colore, il Pd non c'è più e non è «diventato di nuovo contendibile», come ha detto lieto Orlando: lo era già, bastava vincere le primarie. Restano solo i contorcimenti di un ceto politico che ha anelato fino all'ultimo l'intesa col M5s, con l'idea che qualche strapuntino di governo gli potesse dare continuità. L'immagine della fine l'ha data proprio l'investitura pretesa da Martina: su oltre 900 membri della direzione presenti l'han votato in 300. Gli altri se ne sono andati. Come ora sarà legittimato a fare Renzi, il grande colpevole per costoro. Darà vita a un altro partito, come gli chiedono già centinaia di militanti su Twitter. Lui fa smentite, ma la Leopolda di ottobre dirà la verità.

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