Zagrebelsky, stavolta non lancia allarmi

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È stato tra i più forsennati sostenitori della bocciatura del referendum sulla riforma della Costituzione

di Carlo Valentini, 25.5.2018 www-italiaoggi.it

È stato tra i più forsennati sostenitori della bocciatura del referendum sulla riforma della Costituzione, del tutto insensibile ai richiami di chi sottolineava che quel cambiamento sarebbe stato decisivo per le sorti dell'Italia e talune manchevolezze della riforma si sarebbero potute aggiustare in seguito. Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale, non si è certo risparmiato nel capeggiare il fronte del No, arrivando a toni di antirenzismo quasi paradossali. Poi si è gustato la vittoria referendaria.

Quel voto ha aperto la strada all'attuale, confusa fase politica? Giammai. Per il nostro maître à penser l'importante è stato imbalsamare la Costituzione. Con le due camere-fotocopia che continuano a fare le stesse cose, ma sono elette in maniera diversa, le regioni che rifiutano ogni dirigismo centrale, finanche il Cnel risorto, rivitalizzato e ricapitalizzato, anche se nessuno se ne accorge.

Certo, chi ha promosso e sostenuto il referendum di errori ne ha fatti. Ma da qui a lavorare per buttare via il bambino con l'acqua sporca ce ne corre.

Il bello è che adesso, a patatrac avvenuto e con attorno le rovine fumanti, Zagrebelsky viene intervistato da Repubblica e si accorge che «sembra si stia configurando un governo a composizione e contenuti predeterminati, totalmente estranei al parlamento e al presidente della Repubblica, il quale rischia di trovarsi con le spalle al muro per effetto di un «contratto firmato davanti al notaio».

Non una parola sul perché si è arrivati a questo punto, con una Costituzione che viene surrettiziamente stravolta, senza una riforma parlamentare ma nei fatti e nei comportamenti di due capi di partito.

Ci si poteva aspettare una nuova ribellione. Dove sono finiti coloro che marciavano a difesa dell'integrità della Carta, ferita dalle innovazioni renziane? Il «contratto» che sta alla base del governo prevede addirittura un comitato di conciliazione, che di fatto esautora il consiglio dei ministri, un organo extraistituzionale ma ben inserito nell'impianto istituzionale. Peccato che Zagrebelsky, che seppe guidare con tanto acume il comitato per il no, non abbia ancora sentito il bisogno di mettersi alla testa di un nuovo comitato, sempre per difendere la Costituzione. È vero che mancherebbe l'appeal antirenziano ma la coerenza che chiediamo (invano) ai politici ci sia consentito di chiederla anche ai costituzionalisti, che non possono essere duri-e-puri a fasi alterne, a seconda della politica del momento.

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