Il Veneto non è Roma: Lega e M5s nemici giurati

Categoria: Italia

Il contratto del cambiamento sottoscritto da Matteo Salvini e Luigi Di Maio in Veneto non vale. Lega e M5s, tra scontri verbali, polemiche e attacchi reciproci, restano nemici giurati. Non ci sono patti, accordi o alleanze romane che tengano

di Filippo Merli, 26.5.2018 www.italiaoggi.it

È il vecchio M5s. Quello dei cartelli, delle proteste plateali, delle battaglie alla casta. Il contratto del cambiamento di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, in Veneto non vale. Lega e M5s restano nemici giurati. Non ci sono accordi o alleanze romane che tengano. La Lega, è di governo, il M5s, è di lotta.

L'ultima bagarre s'è consumata sullo Zaiatellum, la nuova legge elettorale voluta dal governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, e approvata dal consiglio con il voto contrario dei grillini. I quali, per manifestare il loro dissenso, hanno sollevato manifesti con l'immagine di Zaia e la scritta «Chi l'ha visto?». Un modo, in pieno stile M5s prima maniera, per sottolineare l'assenza del governatore in aula durante la votazione.

I consiglieri del Movimento hanno accusato Zaia di aver ispirato una norma «Win for life per garantire alla Lega poltrone, stipendi e potere». Per il Carroccio ha replicato il capogruppo Nicola Finco. «Siete dei pagliacci, dove governate fate disastri». Piccolo problema: Lega e M5s, insieme, sono pronti a governare l'Italia. Una prospettiva che affascina i leghisti veneti: lo scorso fine settimana, solo il 2% dei militanti del Carroccio, ai gazebo, ha espresso parere negativo al governo gialloverde.

Nei palazzi della politica, però, l'aria è ben diversa. «Qui non cambierà nulla», ha detto Zaia. «Noi restiamo in maggioranza e loro all'opposizione, come hanno deciso gli elettori». Stessa linea intrapresa per le comunali del 10 giugno, in cui non ci sarà alcun accordo tra Lega e M5s. Neppure agli eventuali ballottaggi. La conferma è arrivata dal candidato sindaco del M5s a Treviso, Domenico Losappio. «Col candidato della Lega, Mario Conte, non ci sarà alcun patto. Siamo troppo distanti. Al secondo turno, liberi tutti».

Altro giro, altro attrito. Il capogruppo del M5s in Regione Veneto, Jacopo Berti, incontrerà a breve Di Maio. Con una premessa chiara: mai con la Lega. «Sono un soldato e faccio quel che mi dice il Movimento, ma non mi si può chiedere di cambiare radicalmente idea rispetto a tutto quel che abbiamo detto e fatto in questi anni in Veneto, dove la Lega non è il partito antagonista che vediamo a Roma, ma il tassello fondamentale di un sistema di potere che domina la Regione da 20 anni. Può creare dei problemi? Lo capisco e mi dispiace. Ma su Pedemontana, Mose e Banche popolari, io non arretro di un centimetro». Botta di Berti, risposta del segretario leghista, Gianantonio Da Re. «Berti non disse che si sarebbe dimesso dal consiglio nel caso in cui fosse stato chiuso l'accordo a Roma tra la Lega e i cinquestelle? Benissimo, si accomodi», ha detto al Corriere del Veneto. «Non vogliono governare con noi? Siamo noi che qui non li vogliamo».