M5s-Lega: un'intesa provvisoria fra partiti che sono concorrenti

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Questa differenza di prospettiva determina anche una sfasatura nella gestione dell'agenda di governo

di Sergio Soave 13.6.2018 www.italiaoggi.it

La coalizione al governo è un'intesa provvisoria tra concorrenti, che sono destinati, in un futuro più o meno vicino, a confrontarsi l'uno con l'altro. Matteo Salvini ha il vantaggio di avere già pronta la coalizione di centrodestra, mentre Beppe Grillo non intende aprire a un accordo con il Partito democratico, che, da parte sua, non sembra rassegnato all'idea di diventare un partner minore di una «sinistra» a trazione grillina.

Questa differenza di prospettiva determina anche una sfasatura nella gestione dell'agenda di governo. Salvini è interessato a ottenere risultati immediati, sull'immigrazione e se possibile sulle pensioni di anzianità, perché anche se questo dovesse portare a una crisi di governo è già pronto per le elezioni anticipate.

Luigi Di Maio, al contrario, ha interesse a una durata più lunga possibile del governo, per consolidare la sua leadership e per poter mettere in azione le sue riforme, a cominciare dal reddito di cittadinanza, che richiedono obiettivamente una preparazione più complessa, specialmente se il ministro dell'economia, come ha affermato, non è disposto a finanziare niente senza coperture adeguate.

L'esito delle amministrative locali, che ha consolidato l'alleanza di centrodestra a trazione leghista, incoraggia Salvini, mentre la contrapposizione permanente tra 5 stelle e Pd rende più complessa la navigazione di Di Maio. È sbagliato però leggere questi dati come un segnale di declino dei 5 stelle, che nelle elezioni nazionali sono sempre fortissimi e probabilmente ancora in crescita. Il loro elettorato non è di appartenenza ma di contrapposizione e quindi non può essere valutato con i consueti criteri con cui si misura la fedeltà elettorale.

Di «coalizioni competitive» se ne sono già viste altre, a cominciare da quella tra Ciriaco De Mita e Bettino Craxi, ma allora era difficile aprire una fase di bipolarismo, mentre ora questa prospettiva, dopo la caduta delle esclusioni dei comunisti e dei neofascisti, è quella più naturale.

È dunque sulla gestione dei tempi dell'agenda di governo che si concentra l'attenzione e la tensione tra i protagonisti-antagonisti del «contratto» di governo. È forse su questo che dovrebbero concentrarsi anche le opposizioni, in modo da esercitare qualche influenza reale, che diventerebbe poi la base di un'alternativa, che però non sembra configurarsi come un confronto tra un fronte governativo e uno delle opposizioni, ma tra le coalizioni che si raccoglieranno sicuramente attorno a Salvini e forse anche attorno a Di Maio o al suo successore nominato insindacabilmente dalla Casaleggio e Associati.

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