L'Europa deve rispondere alle sfide globali, da quella esplicita americana sui dazi a quella più mascherata della Cina sulla concorrenza sleale, alla spinta migratoria
di Sergio Soave, 29.8.2018 da www.italiaoggi.it
Le polemiche e persino le proteste che accompagnano l'incontro di Matteo Salvini con il premier ungherese Viktor Orban sembrano trascurare il fatto che l'Europa è costituita anche da questi paesi e che non ha senso considerare europeo solo chi continua a credere nell'egemonia, per la verità piuttosto sfilacciata, dell'asse franco-tedesco. Il presidente francese intanto va a trovare i suoi colleghi in Finlandia e in Danimarca, anche lui come gli italiani alla ricerca di qualche sponda in vista delle difficili scelte che attendono l'Unione. Tutti però sanno che la partita decisiva si giocherà con le elezioni bavaresi d'autunno, perché è proprio dalla Dc bavarese, che rischia un tracollo elettorale, che viene l'ispirazione fondamentale per il patto di Visegrad ma anche per i conati di sovranismo italiano.
Le chiusure nazionaliste sono il contrario della condivisione delle responsabilità e per questo mettono in crisi l'Unione europea, ma sono anche la risposta, sbagliata ma assai diffusa, il che in un sistema di democrazie conta molto, alla percezione di un'Europa eterodiretta, in cui alcuni interessi, siano quelli egemonici tedeschi, siano quelli finanziari delle multinazionali, siano quelli autoconservativi di un sistema bancario piuttosto avido, prevalgono su quelle che, altrettanto confusamente, vengono definite come la aspirazioni dei popoli.
L'Europa deve rispondere alle sfide globali, da quella esplicita americana sui dazi a quella più mascherata della Cina sulla concorrenza sleale, alla spinta migratoria che ha origine nelle crisi africane lasciate marcire, alla paura di declassamento dei ceti medi continentali che non hanno superato la sindrome anti-globalizzazione nata nel corso della crisi. Se non si trovano risposte comuni a questi problemi reali, non ha molto senso appellarsi a un europeismo costruito solo sul passato (un passato che era inscritto in un sistema euroatlantico e su una competizione con l'espansionismo sovietico ormai superati).
Lo scetticismo sull'Europa non può essere demonizzato, deve essere superato con una serie di risposte concrete a situazioni concrete. È difficile, al limite dell'impossibile, che si costruisca una nuova Europa sulla base della confluenza degli egoismi sovranistici, per definizione incompatibili gli uni con gli altri. L'esistenza e l'estensione di questa tendenza, che attacca anche il centro dell'Europa partendo da Monaco di Baviera, non dalla piana di Legnano, non sono una bizzarria o un fenomeno temporaneo. È una realtà scomoda che sottolinea domande irrisolte ancora più scomode, non dare risposte alle quali è almeno altrettanto impolitico o antipolitico che porle.