Manovra, Tria ribalta il pressing di Lega e M5S: "Basta o lascio"

Categoria: Italia

Il ministro dell'economia telefona a Conte e chiede spiegazioni sulle ultime esternazioni del vicepremier Di Maio. Che vuole a tutti i costi il reddito di cittadinanza,

di Giampiero Di Santo 13.9.2018 da www.italiaoggi

mentre Salvini riduce la flat tax e punta sulle pensioni quota 100. Bagnai nega tensioni nella maggioranza

Non è il M5S a chiedere le dimissioni del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ma è il titolare del dicastero di via XX settembre a minacciarle nel caso continuino le pressioni per alzare la posta della manovra di bilancio che finanzierà il reddito di cittadinanza già a partire dal prossimo mese di maggio. Tria, lette le ultime dichiarazioni sulla prossima legge di stabilità fatte dal vicepremier e ministro dello Sviluppo e del Lavoro, Luigi Di Maio e relative al "grave problema che si aprirebbe nel governo" se il reddito di cittadinanza non partisse subito e soprattutto non fosse dotato di almeno 10 miliardi, contro i 5 coincordati in precedenza, ha deciso di reagire. Il ministro ha telefonato al premier, Giuseppe Conte e a Di Maio, per chiedere conto delle ultime affermazioni e indiscrezioni che riguardano la manovra e i fondi necessari per finanziare flat tax e reddito di cittadinanza. E ha chiarito di non essere disposto a subire assedi che avrebbero come unico effetto quello di convincerlo a dimettersi. Certo è che mentre i due partiti di maggioranza cominciano a muovere i pezzi sulla scacchiera in vista delle elezioni europee del 2019, Tria non ha nessuna intenzione di farsi mettere in mezzo. L'attacco di Di Maio non sembra infatti rivolto al ministro, ma piuttosto all'alleato di governo Matteo Salvini, che nei confronti del reddito di cittadinanza ha sempre manifestato una certa freddezza. Il vicepremnier leghista sa bene che l'arma vincente del M5S in campagna elettorale è piuttosto invisa al popolo leghista e sa altrettanto bene che far partire il reddito di cittadinanza (tanto simile al reddito di inclusione già esistente) con 5 miliardi significherebbe più che dimezzare (da 780 a 300 euro mensili) l'assegno promesso dal M5S e dare un duro colpo al consenso che accompagna il M5S. Ecco perchè anche il Carroccio si accontenterà di una flat tax poco flat che costerebbe poco e sarebbe riservata in esclusiva a partite Iva e piccole aziende) ma intanto punta sull'introduzione di quota 100 (a partire dai 62 anni di età) per le pensioni, una misura che aumenterebbe ancora la popolarità crescente del Carroccio. Insomma, la possibilità di forti tensioni, se non addirittura di strappi nella maggioranza c'è e Tria, che non intende andare oltre l'1,6% di rapporto tra deficit e pil e quindi non può disporre che di 10 miliardi in tutto, non ha alcuna intenzione di fare la parte del vaso di coccio in mezzo ai due vasi di ferro. Si spiegano così la richiesta di chiarimenti e la minaccia di dimissioni, ed è per questo che M5S e Lega cercano di tirare il freno per non alimentare polemiche. Oggi l'economista antieuro e presidente della commissione finanze del senato, Alberto Bagnai, "populista di sinistra" eletto nelle liste della Lega, ha smentito tensioni nella maggioranza: "Si parla di assalto al ministro di due fazioni, invece i due partiti di maggioranza stanno lavorando con il ministro", ha detto. "La costruzione della legge di bilancio spetta a Tria esiamo fiduciosi che lo farà nel miglior modo per il paese". Bagnai ha aggiunto che ci dovrà essere "una quota consistente di risorse, che per noi è accantonata, per le priorità contenute nel contratto di governo". E ha precisato che "la riforma della legge Fornero non è incompatibile con il reddito di cittadinanza poiché entrambe le misure rimettono soldi in tasca agli italiani e stimolano la domanda aggregata, cosa particolarmente importante in questo periodo". Secondo Bagnai gli interventi di politica economica che troveranno posto nella legge di bilancio saranno decisi "insieme sotto la regia di Conte, Salvini e Di Maio e lì si troverà la sintesi".