L'unica altra maggioranza possibile è fra il M5s e il Pd

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La maggioranza traballa ma non cade. Si aprono varie prospettive, che però diventeranno percorribili solo dopo il congresso del Pd.

di Sergio Soave, 7.11.2018 www. itaoliaoggi.it

La maggioranza traballa ma non cade: l'equilibrio è instabile anche perché i sondaggi e i voti locali sembrano capovolgere i rapporti di forza tra i contraenti. Il Movimento 5 stelle ha preso alle politiche il doppio dei voti della Lega, che ora invece pare primeggiare. In parlamento, però, naturalmente, i rapporti numerici sono quelli precedenti e questo rende il protagonismo di Matteo Salvini piuttosto indigesto ai suoi alleati.

Queste sono le ragioni politiche della tensione, oltre a quelle derivanti dall'improntitudine di qualche ministro. Però si cercherà e probabilmente si riuscirà a mantenere il confronto entro limiti accettabili, almeno fino all'approvazione definitiva dei documenti di bilancio e delle leggi attuative delle riforme «espansive» cioè di spesa. Poi si aprono varie prospettive, che però diventeranno percorribili solo dopo il congresso del Pd.

È noto che Sergio Mattarella non vorrebbe sciogliere le camere e nemmeno lasciar sopravvivere l'attuale maggioranza per tutta la legislatura. In entrambi i casi si arriverebbe a un'elezione del suo successore al Quirinale in una situazione in cui il Pd non è in grado di influire in modo determinante sulla scelta. Però l'unica maggioranza alternativa a quella attuale, nel parlamento in carica, è quella tra la sinistra e i 5 stelle, che però sarebbe possibile solo con una svolta marcata delle scelte del Pd.

Sono in tanti a puntare, col pretesto di correggere il protagonismo di Matteo Renzi, a soluzioni di questo tipo nel Pd, ma naturalmente non possono dirlo alla base che è chiamata a esprimersi nelle primarie. Si limitano a concentrare il fuoco dell'opposizione sul «fascista» Salvini, per favorire poi una convergenza «antifascista». Il gioco è piuttosto complesso e richiede tempo, e non ce n'è molto, e una regia raffinata da parte di un leader spregiudicato.

Anche questo, per ora, non si vede emergere. Non è detto, peraltro, che Renzi non faccia saltare tutto, garantendo a Salvini che, in caso di crisi di governo, il Pd, o almeno i gruppi parlamentari ancora renziani, non appoggerebbero una soluzione di emergenza in accordo con i 5 stelle, anche se fosse richiesta da Mattarella. L'altro, oltre a Renzi, che non vuole che si arrivi a un cambio di alleanze è Luigi Di Maio, che in quel caso sarebbe sostituito alla guida del movimento da un esponente della sinistra interna.

Può apparire inverosimile che l'asse che rende arduo il cambio di maggioranza sia tra Renzi e Di Maio, ma la politica (non solo italiana) è sempre zeppa di paradossi e le convergenze più o meno occulte, oltre che parallele, possono essere addirittura sghembe

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