Ecotassa, si salvano le auto di piccola e media cilindrata

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Ecotassa, Castelli (M5S): “Panda 1.2 costerà di più? Scelgano Panda 1000”. Ma il modello non esiste. Allo studio un nuovo emendamento che colpirà solo alcuni Suv e i modelli di lusso.

PAOLO BARONI, 18.12.2018 www.lastampa.it

Le novità non convincono le case che chiedono la totale abolizione dell’imposta

Non solo le utilitarie verranno graziate dall’ecotassa, ma anche le vetture «medie» saranno risparmiate. Dopo l’intesa raggiunta l’altra notte a palazzo Chigi tra 5 Stelle e Lega i tecnici del Mise sono al lavoro per mettere a punto il nuovo emendamento da presentare in Senato. In particolare va fissata la nuova soglia di emissioni di Co2 a partire dalla quale applicare la nuova tassa, ovvero il cosiddetto «malus». La norma iniziale prevedeva 9 differenti soglie, a partire da 110-120 grammi /km di Co2 (su cui il prelievo era di 150 euro a vettura) sino ad oltre 250 grammi (con la tassa che toccava il tetto massimo di 3mila euro).

«La soglia per il malus sarà sicuramente sopra i 150 grammi di Co2/km – spiega il sottosegretario i Trasporti Michele Dell’Orco - ed é in corso di definizione la soglia esatta. Questo per aver la certezza di avere la massima tutela per le auto utilitarie e auto in “fascia media” generalmente meno potenti e più economiche, venendo quindi incontro ai consumatori e alle richieste dei costruttori». In pratica salterebbero i primi quattro scaglioni di tassazione, un intervento che stando agli ultimi dati di vendita disponibili «grazierebbe» quasi un milione di autovetture.

Alzando l’asticella a quota 150 grammi per chilometro non ci sarebbero problemi non solo per le vetture più piccole, come Panda, 500, Citroen C3, Golf, ma anche per Jeep Renegade e Compass, Bmw Serie 5 ed X1, le Alfa Giulia e Stelvio 2.2 turbodiesel (ma non per il 2mila a benzina) e, tra gli altri, alcuni modelli di Audi A6. Fuorigioco finirebbero realmente i grandi suv e le auto di lusso, come l’intera gamma benzina o diesel di Porsche e Mercedes o le Maserati Ghibli e Levante, o vetture molto potenti come l’Alfa Giulia Quadrifoglio.

Problemi di coperture

Se l’esenzione dalla nuova tassa venisse esteso eventualmente anche al quinto scaglione (150-160 grammi) verrebbero esentate altre 37mila vetture ed il peso dell’operazione verrebbe caricato tutto sulle 50-60mila auto che producono livelli più elevati di emissioni di Co2. In un modo o nell’altro l’incidenza dell’ecotassa ne uscirebbe notevolmente circoscritto, un fatto questo che però aprirebbe un problema di copertura. Con gli incassi del «malus» il governo contava infatti di reperire i 300 milioni di euro necessari a finanziare il «bonus», che per le auto elettriche è pari a 6mila euro e per le ibride arriva a 3mila. Per questo non è escluso che oltre a rimodulare gli importi del prelievo il governo debba rivedere anche quelli degli incentivi, in particolare quelli destinati alla fascia 70-90 grammi (oltre 130mila nuove immatricolazioni tra auto gpl e diesel «green»), a cui era destinato un contributo di 1.500 euro e di cui la comunicazione di palazzo Chigi domenica sera non ha fatto menzione. Dell’Orco non conferma le voci di un eventuale taglio degli incentivi e per i dettagli finali di questa norma rimanda alla stesura finale dell’emendamento. «Quello che abbiamo raggiunto - spiega - è un buon accordo. Finalmente, come richiesto dall’M5s, inizia la battaglia contro lo smog, per la salute dei cittadini: con questa norma grazie agli sconti indirizziamo i nuovi acquisti verso auto poco inquinanti e viceversa».

Nuove proteste

Le novità non convincono le associazioni dei costruttori nazionali ed esteri, l’Anfia e l’Unrae, che ieri assieme ai concessionari di Federauto confermano il loro «no» all’ecotassa: «La nuova imposta ricorda il superbollo, non ha effetti sulla riduzione dell’inquinamento e crea un ammanco nel bilancio dello Stato impattando sull’occupazione del nostro Paese» protestano. Quanto agli incentivi pluriennali all’acquisto le tre associazioni chiedono che la misura «venga ripensata, insieme agli operatori del settore, e posticipata al 2020, in coerenza col timing dei nuovi obiettivi europei per far sì che vengano calibrati al meglio anche gli effetti sul mercato e la produzione industriale». Questione molto delicata perchè, come è noto, l’ecotassa rischia di impattare in maniera significativa sui 5 miliardi di nuovi investimenti che Fca vuol destinare agli stabilimenti italiani.