La profezia inascoltata sull’euro: “Perché avremo più disoccupati”

Categoria: Italia

Bettino Craxi:”Che ne sarà dell’Italia posta sotto il controllo di un quadro di parametri rigidi che, benché superati dalla logica, sono stati accettati senza discutere come fossero dogmi e delle leggi auree? È certo che in ogni caso l’ euro non sarà un miracolo per nessuno”

1. 11, 2019 13  ROBERTO VIVALDELLI www.occhidellaguerra.it

L’euro entrò in vigore per la prima volta il 1º gennaio 1999 in undici degli allora quindici stati membri dell’Unione e fu introdotto per tutte le forme di pagamento non fisiche. A vent’anni di distanza da quella data, pochi sono quelli che hanno il coraggio di festeggiare apertamente l’introduzione della moneta unica e ricordare felicemente un passaggio storico che avrebbe dovuto drasticamente migliorare le nostre vite. Tant’è che sono numerosi i Premi Nobel che hanno criticato ferocemente il funzionamento della moneta unica, tra cui James Mirrless, premio Nobel per l’Economia nel 1996, e Christopher Pissarides, economista britannico cipriota, vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2010 per i suoi contributi alla teoria delle frizioni di mercato.

Nella lista dei critici dell’euro stilata da IlSole24Ore tra i più noti c’è Paul Krugman, economista di stampo keynesiano e premio Nobel per l’Economia nel 2008, che nel 1999 disse: “Adottando l’Euro, l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”. Secondo Joseph Stiglitz, anch’egli Premio Nobel per l’Economia nel 2001, “Questa crisi, questo disastro è artificiale e in sostanza questo disastro artificiale ha quattro lettere: l’euro”. Chi forse prima di tutti vide un grave pericolo nell’adozione della moneta unica fu però l’economista inglese Frank Hahn, professore di economia presso l’Università di Cambridge, Harvard e presso la London School of Economics.

La profezia di Frank Hahn: “Moneta unica porterà disoccupazione”

In un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica del 1992, lo studioso britannico disse chiaramente che la moneta unica sarebbe stata una sciagura e avrebbe prodotto più disoccupazione, e non più lavoro.

“Ho tenuto qualche tempo fa una lezione alla Banca d’ Italia dove ho spiegato, dal punto di vista teorico, perché l’Unione monetaria va contro quasi tutto quello che sappiamo di economia” osservò nell’intervista. “C’è una teoria dell’area monetaria ottimale in cui si dice che la mobilità dei fattori della produzione è cruciale per il raggiungimento degli equilibri, anche se per un keynesiano questa teoria non tiene abbastanza conto di quella che egli considera la variabile centrale: il livello del reddito e, quindi, dell’occupazione”. Ora, sottolineò, “la mobilità del lavoro è abbastanza elevata tra Inghilterra e Scozia, ma non altrettanto in Europa, per differenze culturali, di lingua, di costumi sociali e, quindi, fissare i tassi di cambio non è una buona idea”.

Tra l’ altro, aggiunse Hahn, “ho ricordato che la prima tesi contraria ai cambi fissi fu avanzata proprio da Keynes e si basava sulla difficoltà di riduzione dei salari e, quindi, del livello dei prezzi in un paese, se lo richiede la bilancia dei pagamenti. Tale difficoltà trasferisce allora il ruolo equilibratore, dal livello dei prezzi, al livello del reddito e dell’occupazione. Con l’ Unione monetaria, invece delle fluttuazioni del cambio si avranno fluttuazioni nel tasso di disoccupazione“.

Sulla Banca centrale europea: “Sarà destabilizzante”

Frank Hahn si espresse senza mezzi termini anche contro l’istituzione di una Banca centrale europea (istituita nel giugno del 1998). “I lati positivi di una banca centrale indipendente sono evidenti – spiegò -. Essa, però, fa, comunque, parte delle istituzioni politiche e sociali di un paese e coloro che la dirigono non saranno totalmente impolitici e terranno ben presenti gli interessi delle loro stesse economie: ad esempio la Bundesbank finì per seguire Kohl al momento della riunificazione. Ma non c’ è all’ orizzonte un governo federale europeo e non si capisce perché si debba avere una banca centrale sovranazionale: è difficile pensare a una istituzione politicamente più destabilizzante” affermò Hahn.

Un’Europa unita piace molto ai politici, osservò il celebre economista, “ed è un bene per loro, ma non per tutti noi. Io vedo il futuro dei popoli in piccole unità che si autodeterminano il più possibile: un enorme Stato europeo, controllato da Bruxelles è una prospettiva che mi fa paura”. Difficile dare torto oggi alle parole, tristemente profetiche, del brillante economista inglese.

Torbide profezie sulla moneta unica che ricordano quelle dell’ex presidente del consiglio Bettino Craxi:”Che ne sarà dell’Italia posta sotto il controllo di un quadro di parametri rigidi che, benché superati dalla logica, sono stati accettati senza discutere come fossero dogmi e delle leggi auree? È certo che in ogni caso l’ euro non sarà un miracolo per nessuno”. Craxi aveva ragione: niente miracolo. Anzi, a dirla tutta, è stato un mezzo disastro…