Abbiamo un governo incapace persino di trattare con l'Fca

Categoria: Italia

Marchionne aveva impiegato un paio d'anni a ridimensionare il famoso piano «Fabbrica Italia» annunciato nel 2010; Manley ha impiegato due mesi a rimangiarsi il suo cosiddetto «Piano Italia»,

di Sergio Luciano, 17.1.2019 www.italiaoggi.it

Il primo record del povero Marchionne ad essere battuto dal suo successore Mike Manley è stato quella della retromarcia più veloce: Marchionne aveva impiegato un paio d'anni a ridimensionare il famoso piano «Fabbrica Italia» annunciato nel 2010; Manley ha impiegato due mesi a rimangiarsi il suo cosiddetto «Piano Italia», annunciato nel novembre scorso, che prevedeva nei prossimi tre anni investimenti per oltre 5 miliardi di euro negli stabilimenti italiani del gruppo con il lancio di numerosi nuovi modelli, tra cui un suv compatto di Alfa Romeo a Pomigliano, un crossover di segmento D di Maserati a Cassino, la Fiat 500 elettrica a Mirafiori e la nuova Jeep Compass a Melfi.

Ebbene: l'Ecobonus introdotto dal governo con la controversa legge di Bilancio 2019 non piace a Manley che ha detto che, in conseguenza di esso, le cose per Fiat Chrysler Automobiles potrebbero cambiare: «Il piano Italia è in fase di revisione», ha annunciato Fca. Perché, in nome di questo benedetto Ecobonus, se da un lato diminuiranno i prezzi per le auto elettriche dall'altro aumenteranno quelli dei veicoli a combustione di grossa cilindrata. Ora, questa mossa di Fca induce varie riflessioni. Innanzitutto, e per quanto Manley non appaia quel che si dice un simpaticone, non gli si può dar torto. Il legame della Fca con l'Italia, il legame dei suoi soci di riferimento (le famiglie Elkan, Agnelli, Teodorani Fabbri eccetera) con l'Italia è fatto solo di interesse. Zero patriottismo. Quindi, lecitamente, mettono i soldi dove gli conviene, dove pensano che rendano meglio. Punto.

Va detto poi, però, che se la ragione del rallentamento degli impegni nel nostro Paese fosse l'immondo (immondo, sì) intrico di leggi, norme, regole e regolette che imbriglia il business degli onesti, nella più assoluta incertezza del diritto per gli imbroglioni, sarebbe da comprendere. Se invece a congelare gli ardori è una norma ecologica forse non scritta benissimo ma sacrosanta nelle finalità, fa specie. Infine, che la Fca sia oggi, tra i grandi gruppi automobilistici globali, uno di quelli messi peggio sul fronte delle energie pulite, è un paradosso: la Fca scarica sull'Italia gli effetti della propria arretratezza nell'elettrico. Non è bello.

D'altronde, ed è questa l'altra chiosa forse rilevante, che un governo virtualmente e dichiaratamente impegnato a rilanciare la crescita, tra un no alla Tav e un ni alla Gronda, non trovi il tempo di confrontarsi con Fca come gli altri produttori su una norma capace di avere simili effetti, non è ridicolo: è deprimente.

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