Erogazione subito. Controlli? Mai

Categoria: Italia

Il più grande voto di scambio mai realizzato nella storia

di Domenico Cacopardo, 19.1.2019 www.italiaoggi

Il decreto per il reddito di cittadinanza e la quota 100 delle pensioni (attuativo delle norme della finanziaria) è stato approvato dal governo l'altroieri. Il passaggio dalle promesse e dalle enunciazioni programmatiche alle norme ha comportato un considerevole lavoro di specificazione. Qui non è il caso di sintetizzare (anche perché il fascicolo «Diritto e fisco» di ItaliaOggi lo ha già spiegato ieri nei dettagli). È utile segnalare soltanto alcune indicazioni-limite che servono a giudicare la fattibilità dell'operazione.

Prendiamo il reddito di cittadinanza: è riservato a coloro che hanno un Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) inferiore a euro 9.360 annui, un patrimonio immobiliare (diverso dalla prima casa) non superiore a 30 mila euro, un patrimonio finanziario inferiore a 6 mila euro, non hanno acquistato nei due anni precedenti un'auto di cilindrata superiore a 1.600 cc o una moto di cilindrata superiore a 250 cc, né sono proprietari di navi (sic!) o di imbarcazioni da diporto.

Esso potrà essere richiesto tramite l'iscrizione a un sito apposito, ai Caf o agli uffici postali e sarà accordato mediante la consegna di una carta di credito che sarà ricaricata mensilmente (e che consente il tracciamento delle spese). Chi lo ottiene, deve firmare nei centri per l'impiego un patto per il lavoro, in base al quale si impegna ad accettare un'offerta di lavoro (al massimo tre proposte, articolate in relazione alla distanza dal luogo di residenza). L'Inps dovrà verificare i dati forniti per ottenere il beneficio (da 2 a 6 anni di reclusione per falsa dichiarazione, decadenza dal beneficio immediata e per 10 anni).

I dati di ogni soggetto confluiranno in una piattaforma nazionale, nella quale dovrebbe realizzarsi l'incrocio con le offerte di lavoro. Nei Centri per l'impiego saranno assunti migliaia di giovani per svolgere il lavoro di navigator (in realtà: tutor), l'incarico di seguire un certo numero di percettori del reddito di cittadinanza, aiutarli nell'individuazione delle possibili offerte di lavoro e controllare le accettazioni e i rifiuti.

L'Inps controllerà la veridicità delle dichiarazioni dei richiedenti. Un controllo successivo e, quindi, non ostativo dell'erogazione ad aprile (prima delle elezioni europee). L'operazione partirà appunto da aprile. I dubbi e le nubi che incombono su questo sistema e che avevamo previsto sono tante e gravide di rischi. Ipotizzando come fa il governo una platea di beneficiari di 5 milioni di soggetti per 1 milione e 700 mila nuclei familiari, le attività da mettere in piedi per consentire controlli e assistenze sono tali, tante e cosi complesse da far immaginare che mentre le erogazioni potranno essere immediate, le verifiche arriveranno, se arriveranno, col contagocce e biblici ritardi.

Chi ha immaginato e costruito questo meccanismo non ha mai lavorato nella pubblica amministrazione e, se vi ha lavorato, sa bene di avere proposto qualcosa di irrealizzabile ed è consapevole che tutto ciò provocherà una indiscriminata distribuzione di denaro anche a chi non avrebbe titolo.

Del resto, l'Inps, incaricato dei controlli, gode sì di una invidiabile informatizzazione, ma non di programmi specifici costruiti intorno ai requisiti introdotti dalla legge e dal decreto. Sarebbero perciò necessarie diverse migliaia di operatori formati (sei/otto mesi di training) al momento non disponibili né nell'Istituto né nel mercato del lavoro. Problema analogo si presenta per i Centri per l'impiego e per i navigator-tutor da utilizzare nell'assistenza e controllo.

Sottolineo la circostanza che la fase erogativa inizia subito, ad aprile e che i controlli e la firma del patto per il lavoro saranno successivi. Quanto all'introduzione di quota 100 (60/40 e varianti del caso) per le pensioni (meno problematica del reddito di cittadinanza) ne parleremo prossimamente. Reddito di cittadinanza e quota cento comportano delle spese. Per il reddito di cittadinanza sono quantificate in 5 miliardi e 974 milioni nel 2019, 7 e 571 nel 2020, 7.818 nel 2021, 7.663 nel 2022. È ragionevole dubitare di queste cifre, stimate per difetto allo scopo di presentare all'Unione europea un evoluzione della spesa coerente con le previsioni di finanziaria.

Un equilibrismo «alla greca» del tempo in cui i governi di Atene taroccarono i loro dati per evitare ripercussioni europee.

Con la diffidenza che merita l'operazione, non c'è che da seguirne l'attuazione, ben sapendo che, con essa, la politica al potere realizza il più grande voto di scambio mai immaginato nella storia dell'Italia unita e che, come tale, rischia un flop colossale che sarà difficile attribuire a un destino cinico e baro. Ricordo, in conclusione, che non ho fatto cenno alle altre nubi che anneriscono i cieli d'Europa: quelli di una recessione che, per l'Italia, si presenta in modo ancora più preoccupante che altrove.

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