Stipendi più bassi del reddito di cittadinanza? È esattamente questo il problema del lavoro in Italia

Categoria: Italia

Nel 2017 gli stipendi sono cresciuti dello 0,2% e siamo l’unico Paese europeo in cui il costo del lavoro è diminuito.

Francesco Cancellato, 7.2.2019 www.linkiesta.it

L’infelice post di Valeria Fedeli scoperchia la questione di un modello di sviluppo fallimentare, fondato sulla compressione salariale, in un Paese che dovrebbe fare l’opposto

Ci voleva un post infelice di Valeria Fedeli, uno di quelli che ti chiedi se il Pd lo faccia apposta, a farsi voler male, e a essere ancora al 18% dei consensi: “Chi lavora 8 ore al giorno prenderà molto meno di chi avrà il #redditocittadinanza. Questo è contro cultura del lavoro”, ha scritto ieri l’altro l’ex ministro dell’istruzione - sindacalista Cgil, tra l’altro -, come se lavorare otto ore al giorno per 780 euro in uno dei Paesi del G8 sia invece chissà quale conquista laburista. Come se in Italia non ci fosse una questione salariale grossa quanto una casa.

Diamo due numeri: dal 2000 al 2017 i salari italiani sono aumentati di soli 400 euro all’anno, contro i 5000 euro di aumento medio della Germania e i 6000 euro circa di aumento medio della Francia. Dieci volte meno. E siamo uno dei sei Paesi su 28 dell’Unione Europea a non avere un salario minimo legale. Ancora: nel 2017 i nostri salari sono cresciuti solo dello 0,2%, contro una media del +2,6% tra il 1999 e il 2008. Non bastasse, il rapporto “+ Salari - Disuguaglianze”, recentemente presentato alla Camera del lavoro di Milano e realizzato da Fisac Cgil e Isrf Lab calcola che nel periodo di crisi un giovane under 35 ha guadagnato oltre 4mila euro in meno all’anno, rispetto al salario medio.

Di fatto, stiamo provando a riguadagnare competitività affamando i lavoratori - tanto più se donne, giovani e stranieri - facendo convergere i nostri salari con quelli dell’est europeo, che invece crescono a doppia cifra ogni anno. Con il “piccolo” problema che noi, in teoria, dovremmo essere un’economia di produzioni ad alto valore aggiunto, di terziario avanzato, aristocrazia operaia. E invece ci stiamo messicanizzando, peraltro con un costo del lavoro che continua a essere elefantiaco, sebbene nel 2017 l’Italia sia l’unico Paese d’Europa in cui è diminuito, dello 0,8%, a fronte di una crescita media dell’1,6%.

E dire, a proposito di autolesionismo, che è stato proprio il Partito Democratico, di cui Valeria Fedeli è iscritta e parlamentare, l’unico a porre la questione salariale al centro della propria campagna elettorale, e a promettere l’istituzione di una salario minimo legale

E dire, a proposito di autolesionismo, che è stato proprio il Partito Democratico, di cui Valeria Fedeli è iscritta e parlamentare, l’unico a porre la questione salariale al centro della propria campagna elettorale, e a promettere l’istituzione di una salario minimo legale. Ed è sempre stato il Pd, con il piano industria 4.0, a porre la questione di un modello di sviluppo incentrato sul recupero di produttività attraverso lo sviluppo tecnologico delle imprese e non, invece, attraverso la compressione delle retribuzioni, come invece fanno Lega e Cinque Stelle, nei fatti, quando tessono le lodi del nanismo imprenditoriale - che è cosa diversa dal sostenere la piccola e media impresa nella crescita dimensionale.

Se tanto ci da tanto, non passerà molto prima che la bandiera dei salari bassi finisca nelle mani di De Magistris, Di Maio, o addirittura di Salvini, anche solo come arma di distrazione di massa mentre l’economia deraglia placidamente in zona recessiva e minaccia di restarci per tutto il 2019, regalandoci la terza recessione in dieci anni, senza nessuno che si ponga il tema di un modello di sviluppo sbagliato dalle fondamenta, imbevuto di retorica nazionalista e neo-protezionista, di svilimento del lavoro, della formazione e dell’innovazione tecnologica, vere e proprie architravi di qualunque sviluppo economico, sociale e umano di questo Paese. Diventati fastidiosi orpelli da cui emanciparsi, di cui fare tranquillamente a meno. Anche questo è declino. Soprattutto questo.