Berlusconi molli Salvini e apra a un'alleanza lib-lab

Categoria: Italia

Il leader della Lega non molla il M5s. Al Cav non resta che puntare alla marea di elettori astenuti che rappresentano il moderatismo e il riformismo orfano del pentapartito.

GIANFRANCO ROTONDI8.2.2019 www. lettera43.it

Due articoli, questo e quello sopra di Calderola qui. Il passato per fare il futuro. Sarà vero? (n.r.simofin)

Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno chiuso assieme la campagna elettorale abruzzese, divenuta centrale come tutte le scadenze elettorali sfasate rispetto ai turni generali. Presto si conosceranno i risultati del voto, ma già si può dire che difficilmente da Pescara partirà una rimonta del centrodestra. Chiunque vinca, il leader della Lega ha già chiarito che di rompere l’intesa gialloverde non se ne parla neppure. Glielo hanno chiesto Berlusconi e Meloni nella sala comunale di Pescara, al cospetto di inviati di 300 testate accreditate, manco fosse stata la conferenza finale del G8.

Berlusconi ha parlato meravigliosamente, sfoderando argomenti nuovi che hanno sedotto persino i giornalisti di sinistra: l’idea di un nuovo centrodestra baluardo contro l’imperialismo finanziario cinese e ottomano è stato un passaggio oratorio di grande finezza (forse sprecato per un turno elettorale regionale). Nemmeno l’evocazione del dominio giallo ha scalfito la convinzione di Salvini, che ha risposto giurando fedeltà agli altri gialli, i suoi alleati di governo. E pazienza se il centrodestra governerà tutte le Regioni italiane: ’un’alleanza locale’, e tanti saluti.

SERVE RICONQUISTARE GLI ELETTORI ORFANI DEL PENTAPARTITO

A questo punto Berlusconi e Meloni dovrebbero chiedersi che fare. Possono a loro volta rassegnarsi a benedire tante alleanze locali di centrodestra, ma a differenza della Lega non hanno il doppio binario; Salvini ha i governi locali col centrodestra e l’alleanza nazionale con Luigi Di Maio. Berlusconi e Meloni a livello nazionale hanno solo da invocare il rinsavimento del vicepremier. È pochino come base programmatica. La leader di Fratelli d'Italia onestamente può poco: al suo bancone espone un prodotto di destra, ma accanto ha il supermercato salviniano imbattibile quanto a sfondamento a destra. Altro discorso vale per Forza Italia. Il Cavaliere può rispolverare il copyright originario del partito, quello liberale, cattolico, socialista: un elegante cofanetto lib-lab messo in cantina dal Pdl che segnó la mescolanza con la destra finiana.

Di quella stagione rimangono in Forza Italia eminenti individualità, prima fra tutte Maurizio Gasparri, ma ragionevolmente il partito ha poche speranze di competere con Salvini e Meloni nell’elettorato ex missino. Altro discorso vale per la marea di elettori astenuti che rappresentano il moderatismo e il riformismo orfano del pentapartito: Berlusconi può recuperarli tutti. E può fare di più: lanciare una nuova alleanza di governo, aperta a destra e sinistra, con una figura nuova tratta dalle riserve della Repubblica o dal casting di Mediaset, poco importa. È un azzardo? Sì. Ma il Cavaliere nella sua vita ha vinto solo gli azzardi. Le partite ordinarie di palazzo, routinarie e noiose, le ha sempre perse.

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